Quella mattina avevo in previsione di prendere il mio solito caffè per strada, e dirigermi al mio solito ufficio. Ma non era finita. Avrei dovuto chiamare il signor Morris, avvertirlo di come era andata, o addirittura di come non era avvenuta, la mia intervista per l'azienda. Sarebbe stata una pena salata. Sapevo molto bene che rischiavo il licenziamento, e il problema era che non avrei saputo cosa fare se lo avesse fatto.Ero tesissima mentre mi preparavo, infilandomi una di quelle orribili gonne a tubino che odiavo tanto ma che ero obbligata a mettere.
Sbuffai sonoramente, vedendo che la mia camicetta bianca non era stata stirata. Così ne presi un'altra. Quella mattina sembrava che tutti dovessero essere contro di me. Non mi sarei stupita se, dopo aver preso il caffè, me lo fossi tirata addosso, sporcandomi e ustionandomi.
Afferrai la borsa al volo, chiudendo la porta del mio appartamento a chiave, e dirigendomi verso l'ascensore del condominio, premendo il tasto per chiamarlo.
Mi precipitai fuori dall'edificio, non perché fossi in ritardo, anzi ero nei tempi anche troppo, calcolando che mi sarei anche dovuta fermare per il caffè.
I miei tacchi vertiginosi producevano un crepitio sull'asfalto del marciapiede, che si perdeva tra il caos mattutino della inquinata e movimentata Londra.
Entrai da Starbucks, mettendomi in fila per prendere il mio caffè. Fortunatamente, non c'era così tanta gente quella mattina.
«Ciao, Paris!» Liam, un ragazzo che lavorava lì già da un po' di mesi, mi salutò. Ci eravamo presentati una mattina, dato che ci vedevamo ogni giorno.
«Hey, Liam. Mi fai il mio solito caffè, per favore?» chiesi, sorridendo. Liam era quel genere di ragazzo che sorrideva sempre ed era cortese. Un gentiluomo, insomma. Mi stupiva il fatto che lavorasse per Starbucks, nulla contro la sua scelta, ma lo avrei visto più adatto ad un lavoro più importante. Non gli avevo mai chiesto perché avesse scelto questo lavoro, ma forse non lo conoscevo abbastanza per farlo. In fondo, non avevamo mai fatto una vera e propria conversazione.
«Subito! Come va oggi?» domandò, rivolgendomi un sorriso stupendo e luminoso.
«Mmh...non molto bene. Mi aspetta una giornata impegnativa a lavoro» dissi, senza andare troppo nei dettagli. «E tu?» continuai.
«Sarà una giornata impegnativa anche per me. Oggi è venerdì, e c'è il giorno di pienone» sospirò, senza però mai togliersi il sorriso dal volto.
Realizzai solo in quel momento che era venerdì. Wow, la settimana era passata così velocemente. Adoravo il fine settimana, e non solo perché né sabato né domenica lavoravo, ma perché potevo spendere del tempo con Harry, come fare shopping o andare al cinema.
«Ecco il tuo caffè!» mi porse il bicchiere di plastica chiuso, e pagai. Ci salutammo e ci augurammo una buona giornata.
Uscii da Starbucks, dirigendomi alla volta del mio ufficio. Mentre ero intenta e assorta nei miei pensieri, sentii il mio telefono vibrare nella borsa. Mi fermai qualche secondo, posando il caffè su un muretto e cercando il telefono per vedere chi fosse.
Era un messaggio, e per di più da un numero sconosciuto.
Da sconosciuto: Ciao, Paris. Volevo scusarmi per il mio comportamento abbastanza infantile dell'altro giorno, non era mia intenzione apparire così ai tuoi occhi. Spero che potremo incontrarci di nuovo per l'intervista, magari oggi se per te va bene. Buona giornata.
-Zayn Malik.
Salvai il suo numero, rimanendo piacevolmente sorpresa dalla formalità del messaggio. Quasi non sembrava lui. Decidi di rispondere.
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The project ≫ z.m.
Fanficthe project ; z.m. dove una giovane donna che lavora per l'editoria intervista un ragazzo davvero stronzo e scorbutico, ma per il quale perderà la testa. ____________________________ all rights reserved to satavn , © [february 2015]