Capitolo 12
presente*I protagonisti del capitolo sono Eric e Claire, i loro POV si alterneranno.
Il nome in grassetto all'inizio del paragrafo cambia il punto di vista.*
Per Claire partire era diventato ormai automatico. Metteva l'essenziale in valigia, salutava i suoi genitori promettendo che la volta dopo sarebbe rimasta qualche giorno in più e poi saliva sull'aereo. Per raggiungere l'alloggio universitario ci impiegava sempre la stessa mezz'ora e, di quante volte aveva percorso quella strada, ormai sapeva dove fosse ogni singolo albero. Aveva salutato il ragazzo della reception, ritirato le chiavi e, con la sua enorme valigia, prenotato l'ascensore. Il suo edificio, a differenza degli altri due convenzionati con l'università, era il più alto. C'erano dieci piani, perciò l'ascensore, quando andava bene ed era vuoto, impiegava cinque minuti. Lei si ritrovava sempre a sbuffare perché, considerando che la sua stanza era al terzo, preferiva andare a piedi, piuttosto che aspettare quei minuti interminabili, ma non quella volta. Aveva dietro il valigione di venti chili, per la metà pieno di conserve e sughi pronti preparate da sua madre, quindi non era difficile scegliere tra quello e il dolore alla schiena per i giorni successivi. Sospirò, controllò il cellulare e poi sentì qualcuno chiamarla, con quell'accento inglese inconfondibile.
"Sei tornata!"
Voltando la testa a destra, notò Luke andare verso di lei. La stanza di Claire aveva una cucina e un salone comunicante con altre due stanze, di cui una apparteneva a Luke e l'altra ad Adele, che sentiva vicina quasi quanto Mel.
"Cos'è quella faccia?"
Luke era il suo migliore amico. Tuttavia, il loro rapporto non era come quello che aveva con Eric, o perlomeno era iniziato con una forte attrazione che poi aveva portato al nulla, dato che Claire pensava ancora a lui e l'altro si stava innamorando di Adele, che fin dal primo giorno non riusciva a sopportarlo. Luke ed Adele avevano iniziato il loro rapporto così, a farsi ripicche lasciando piatti sporchi in giro, barattoli di burro di arachidi aperti nonostante l'allergia del ragazzo, per poi assistere ad una Claire urlante, stanca di quella situazione. Ogni volta che ci pensava le veniva da ridere perché aveva iniziato a parlare a voce alta, aveva indicato tutti e due, li aveva fatti sedere sul tavolo l'uno di fronte all'altra e li aveva costretti a dirsi tutto quello che detestavano. Li aveva lasciati in quel modo, chiudendosi in camera sua, dove aveva sentito entrambi urlare di sottofondo, finché non aveva udito più niente, tanto che era uscita di corsa e aveva visto solo la porta della stanza di Luke chiudersi, al di là della quale aveva ascoltato il rumore di due labbra baciarsi."Ho visto Eric."
Claire aveva raccontato a Luke ed Adele di Eric in un pomeriggio d'estate, esattamente alla fine del primo anno di università. Era una di quelle tipiche giornate estive in cui piove a dirotto, ti senti appiccicoso per via dell'umido e puoi trovare sollievo soltanto con un bicchiere di gelato. Lei si era messa a osservare la pioggia perché le ricordava quando una volta avevano condiviso l'ombrello troppo vicini. Dopo aver bevuto dell'acqua, aveva sentito i piedi scalzi di Luke entrare in cucina, seguiti da quelli di Adele.
"Vuoi un po' di gelato alla panna, Claire?"
Lei aveva annuito, però si era girata velocemente verso la finestra continuando a guardare fuori, come se sperasse che da un momento all'altro di vedere Eric materializzarsi lì.
"Non parli mai di te, ma se volessi parlare di qualcosa..." Adele l'aveva buttata lì, perché anche lei, insieme a Luke, voleva solo vedere Claire stare meglio. "Di qualsiasi cosa."
La ragazza era scoppiata a piangere, non riuscendo a trattenere i singhiozzi e le lacrime. Dopo un anno senza di lui, aveva cominciato a parlare di Eric. Di Claire ed Eric in un'altra città."Cazzo."
Luke corse ad abbracciarla.
"Stai bene? Dimmi di sì, Claire."
"Sto bene."
Esitava. Luke se ne era accorto. Vide il ragazzo prendere il cellulare, digitare un messaggio veloce e prendere la sua valigia.
"E' pesante."
"Adele è sopra, con il gelato alla panna che ci aspetta."
Claire sorrise e lo seguì su per le scale.
"Non aspetterò questo dannato ascensore."
"Potevamo aspettare."
Arrivarono al terzo piano in pochi minuti. Luke camminava veloce con quella valigia in mano, quando Adele comparve davanti alla porta antiincendio pronta a correre verso di lei.
"Stai bene?"
Luke era già dentro la loro cucina, mentre Adele era avvinghiata a Claire, che nel frattempo ricambiava l'abbraccio.
"Com'è stato?"
Claire non riusciva a rispondere. Non poteva dire che fosse stato né bello né brutto, solo che lo aveva aspettato da tanto e voleva rendere giustizia a quel bacio e alle parole che si erano detti.
"Come se non fosse passato nemmeno un secondo."
Adele la guardò e si incamminò verso il loro appartamento, con Claire dietro di lei che riusciva con difficoltà a mettere un piede dopo l'altro, considerato il vaso di Pandora che aveva deciso di aprire in quel momento.
"Allora?"
Luke alzò un sopracciglio. Adele le porse la vaschetta con il gelato alla panna.
"Siediti e racconta."
Sfilò la giacca, afferrò il gelato e il cucchiaino, si sedette nella posizione di pochi anni prima ed iniziò a parlare.
"Abbiamo preso un caffè. Gliel'ho pure proposto io."
Gli amici sbarrarono gli occhi.
"Scusa, ma è da tre anni che non vi vedete."
"Lo so, eppure è venuto naturale." Ed era sempre stato così. Non riusciva nemmeno a tenere a freno la lingua solo perché sentiva il bisogno di stare con lui. "E' stato tutto naturale."
Posò lo sguardo sul gelato, raccolse con il cucchiaino una piccola parte e, prima di continuare a mangiare, riprese il discorso.
"Abbiamo parlato di questi tre anni divisi... come sono andati, cosa abbiamo fatto e poi ci siamo detti che ci siamo mancati."
L'ultima parte della frase l'aveva detta fissando una nuvola fuori dalla finestra. Sentì i sospiri di Luke ed Adele, però non gli permise di fare domande perché proseguì con il racconto.
"Alla fine ci siamo salutati. Io l'ho visto svoltare l'angolo, mentre cercavo le chiavi dentro la borsa, quando è tornato indietro e mi ha baciata."
Guardò i suoi amici, fissandoli negli occhi.
"Sono riuscita a respirare di nuovo dopo anni."
Le sorrisero.
"Era come se non ci fossimo mai lasciati, come se tutto fosse rimasto intatto, come se io non fossi mai partita."
Luke si alzò all'improvviso. Claire e Adele lo seguirono con gli occhi. Aveva iniziato a ballare per la cucina.
"Io lo sapevo."
"Luke, siediti."
Claire cominciò a ridere.
"Quando fa così, credo fermamente sia gay."
Luke continuò imperterrito nel suo balletto.
"Io lo so fin dal primo racconto che non ti ha mai dimenticata."
Come se potesse essere così semplice, che loro due non si fossero mai dimenticati e che bastasse un bacio per farli stare insieme.
"Luke, pensi davvero che, se fosse stato così semplice, lui e Claire non starebbero insieme?"
"Certo, però da qualche parte devono partire."
Tornò a sedersi vicino ad Adele e, come sempre, incominciò a straparlare. "Adesso sappiamo che non si sono mai dimenticati. Se lo sono detti, quindi ora possono fare quello che credono."
Al suo solito, si mise a gesticolare.
"Possono buttare tutto via, come hanno fatto finora."
Mimò una persona che buttava via il sacco di spazzatura. "Oppure, amarsi."
Adele annuì.
"Per la prima volta nella vostra vita, direi."
Claire sospirò.
"Questa volta non c'è nessuna Amy. Ci sei solo tu in mezzo, che ostacoli la tua felicità."
Dopo l'affermazione di Luke, le parole di Eric erano ancora più vive.
Non vuoi, tu non vuoi. È da tre anni che mi chiedo perché non vuoi e cosa ti ferma.
"Abitiamo in parti diverse del mondo. Non possiamo stare insieme."
Adele distolse lo sguardo da Luke e lo posò su Claire.
"Si può sempre trovare un modo per far funzionare le cose."
Si alzò, dirigendosi verso il lavandino.
"Basta non arrendersi, Claire."
Eric aveva passato gli ultimi giorni a casa. Da quando era andato via da Claire, aveva iniziato a piovere ininterrottamente, perciò, nonostante avesse provato a correre velocemente, era finito per bagnarsi tutto quanto e per prendersi la febbre. In quelle giornate, rimanendo a letto, non aveva fatto altro che ripercorrere quella discussione, soffermandosi più del dovuto sul bacio che si erano dati, senza riuscire a pensare a nient'altro. Anche se erano passati tre anni, non era cambiato niente: né il modo in cui lei lo faceva sentire né il loro modo silenzioso di appartenersi. Le lenzuola diventavano troppo calde ogni volta che vi sostava per più di dieci minuti, così si ritrovava a rigirarsi a letto per tutto il tempo. Qualche volta sentiva il cellulare vibrare, ma lo ignorava dato che, per la prima volta, sapeva non potesse essere Claire, malgrado durante tutti quegli anni avesse disperatamente voluto ricevere una sua chiamata o un suo messaggio. Di tanto in tanto sua madre veniva a controllare come stesse. Entrambi sapevano che le sue condizioni erano migliori di quelle che dava a vedere, eppure lei aveva deciso di essere discreta e di non chiedere a suo figlio cosa lo turbasse. Eric aveva trovato il pretesto perfetto per rimanere a letto a dormire durante quei giorni, al buio della sua camera, solo per riflettere al meglio e sperare di trovare la soluzione migliore per come gestire le cose con Claire. Tempo prima, avrebbe chiamato Robert, però con l'inizio dell'università non si erano sentiti più. Le facoltà differenti e gli orari difficili da incastrare avevano solo confermato come la loro amicizia fosse stata inevitabilmente logorata e quasi impossibile da cucire. Adesso condivideva delle lezioni con Chris e il suo gruppo, ma Eric non parlava quasi mai di se stesso né con lui né con gli altri. La sua vita gli sembrava a tratti monotona. Studiava spesso per riuscire a mantenere alti gli standard che i suoi genitori gli facevano intendere velatamente, mentre nel tempo libero leggeva tanto. Si era immerso in troppe storie diverse, sapendo che solo così sarebbe riuscito ad allontanarsi dal mondo reale che ultimamente non riusciva più a tollerare. Spesso usciva con Chris e il suo gruppo e andava a bere qualcosa insieme a loro, anche se ogni sera tornava a casa annoiato ripromettendosi che prima o poi avrebbe cambiato giro, cambio che non era avvenuto neppure una volta durante quegli anni, perché sembrava che quelle persone avessero bisogno di lui e delle sue battute. Nonostante la sua apatia persistente, Eric riusciva a mostrarsi agli occhi degli altri come super divertente ed interessante, tanto che quelle persone si ritrovavano a ridere fino alle lacrime. Non credeva che dire le cose come stessero fosse fonte di risate, perciò finiva col sentirsi un po' come i buffoni di corte, messo lì a far ridere. Negli ultimi mesi, alla sua solita routine, si era inserita una ragazza. C'era voluto del tempo perché venisse a sapere che si chiamasse Charlotte. Adorava punzecchiarla, passare del tempo con lei, solo che fin dall'inizio aveva capito che era interessata a qualcun altro. L'ultima volta che si erano visti, nella sua macchina, aveva iniziato a parlare di questo ragazzo in una maniera così familiare, che solamente quando era tornato a casa aveva capito che quella ragazza aveva richiamato in qualche modo lui e Claire.
"Io e lui non ci siamo mai dati una possibilità."
Da quel momento aveva cominciato a pensare a Claire, alla loro ultima discussione e a come le sensazioni di Charlotte le avesse provate sulla propria pelle. Aveva lasciato la macchina di Charlotte perché riusciva ad identificarsi in ognuna delle situazioni che si erano venute a creare. Sapeva cosa Charlotte sentisse, come lei non lo avrebbe scelto mai e soprattutto come facesse schifo innamorarsi della persona sbagliata. Sapeva anche che quello che provava per Charlotte sarebbe potuto essere amore sole se avesse chiuso definitivamente con Claire, ma il problema era che ciò non era mai avvenuto, oltre al fatto che adesso quest'ultima aveva ammesso di aver mentito su ciò che provava per Robert. Quello era l'unico motivo che aveva spinto Eric a non pensare più a lei. Si erano lasciati proprio perché lei gli aveva detto di amare Robert e che alla fine aveva scelto di rimanere da sola, eppure Eric non si era mai confrontato con lui su quell' argomento e forse avrebbe dovuto farlo. Gli vennero in mente tutte le frasi che Claire gli aveva detto poco prima degli esami; che prima di stare con Robert avrebbero dovuto risolvere la situazione, che avrebbe voluto averlo accanto nei prossimi mesi, rendendosi conto di aver preso in considerazione solo i fatti negativi, solo le frasi che confermavano che non lo volesse, lasciando da parte tutti quei modi silenziosi che lei aveva utilizzato per comunicargli i suoi sentimenti. Per non parlare che solamente in quel momento aveva capito che, quando Claire aveva espresso come si sentiva, alla festa del suo diciottesimo compleanno, avrebbe dovuto ascoltarla e non considerare ciò che era venuto dopo, che erano evidentemente bugie. Cosa aveva fatto per meritarsi tutto quel dolore? L'amore della sua vita, perché Claire era quello per lui. Malgrado gli avesse mentito per tutto quel tempo, quando si erano incontrati, piuttosto che andare via, non parlandole mai più, Eric era tornato indietro come uno stronzo e l'aveva baciata. Era assurdo che avesse incontrato Claire dopo tutti quei discorsi che aveva fatto nella sua mente, dopo che in quei giorni si era continuamente chiesto il vero motivo per cui non si erano mai dati una possibilità, dando a Robert tutta la colpa, quando invece avrebbero dovuto attribuirsela loro. Riusciva a concentrarsi esclusivamente su quei punti, non considerando che si sarebbero rivisti tra meno di un mese e che di sicuro l'avrebbe baciata di nuovo. Era come se non fossero passati tre anni, ma semplicemente un giorno. Probabilmente il motivo per cui si sentiva fossilizzato e piatto era dovuto al non aver mai visto una conclusione con Claire, una conclusione che segnasse come un pennarello indelebile che loro due non si sarebbero mai più voluti. Allo stesso tempo, non poteva negare che con Charlotte si fosse risvegliato qualcosa; la sua curiosità, il suo affacciarsi al mondo. Tuttavia, aveva deciso per loro, aveva segnato un confine che lo divideva da quest'ultima e da quel ragazzo che lei amava. Poteva solo ringraziarla per avergli ricordato chi fosse e per averlo risvegliato, tra loro due c'era una confine ma non poteva dire lo stesso per Claire. In quel momento non c'erano segni tra loro due, c'erano mille possibilità per amarsi, ma a loro ne bastava solo una, era sufficiente concedersi una singola possibilità, quella che non si erano mai dati.
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Unspoken words.
RomanceEric e Claire si incontrano dopo tre anni. Hanno tanto da dirsi, da raccontarsi ma si parlano sempre allo stesso modo con parole strozzate, omesse, mai dette a fare da sfondo. Tre anni passati a dimenticarsi, a non parlarsi, a superare tutto quel te...