Capitolo 7
3 anni prima
*I protagonisti del capitolo sono Eric e Claire, i loro POV si alterneranno.
Il nome in grassetto all’inizio del paragrafo cambia il punto di vista.*
Claire aveva visto Eric andare via e Robert chiudere la porta poco dopo. Andò a sedersi sul divano della cucina, bianco come la neve.
“E’ il mio migliore amico, eppure a volte non lo capisco.” Lo vide grattarsi la nuca, formando un angolo retto con il braccio, e sospirare. “E’ venuto qui, suonando come un pazzo e non mi ha nemmeno detto di questa ragazza.” Lei non voleva continuare a parlare di Eric, però sapeva che cambiare argomento avrebbe destato qualche sospetto. “Io sono convinto che sia innamorato di qualcuna da tanto tempo, solo che non ho idea di chi sia. Non so se lo sai, ma ieri sera Amy lo ha baciato.”
Doveva montare la sua maschera di indifferenza, di nuovo. Non lasciare trapelare nulla, come se fosse esterna a tutta quella situazione, come una lettrice con i personaggi del suo libro preferito, distante ma presente.
“Sì, lo so. Amy me lo ha raccontato.”
“Solo che non gli è piaciuto.” Claire era stupita. Mel per l’ennesima volta aveva ragione. Il bacio non l’avevano fatto in due: Amy aveva baciato Eric, non il contrario.
“Sarà un bel colpo per lei. Non riesco a capire come si sia innamorata di lui parlandoci solo due volte.”
Sorrise e guardò Robert per cercare il suo assenso, ma d’un tratto era diventato serio.
“Come mi sono innamorato io di te. Non è difficile.”
Sentì le guance bollenti e abbassò lo sguardo, posandolo sulle sue mani. Nessuno le aveva mai detto qualcosa di così importante in maniera diretta e non sapeva nemmeno cosa rispondergli, non sapeva che lui fosse già alla fase dell’innamoramento. Si limitò a non rispondergli, forse per fargli capire che lei non aveva la stessa intenzione, che lei era ancora all’inizio di un qualsiasi rapporto.
“Claire, mi spiace… sono sempre stato troppo diretto.” Sentì la sua voce avvicinarsi, ancora il suo sguardo sulle proprie mani e il corpo di Eric adesso accanto a lei, su quel divano. “Stiamo almeno sei ore al giorno insieme e i sentimenti in qualche modo ce la fanno a nascere.” Si era schiarito la voce, sapeva avrebbe cambiato di nuovo argomento. “A ogni modo, Eric è innamorato. L’altra volta gli ho chiesto se lo fosse di una ragazza che conosciamo e lui mi ha risposto che erano solo amici. Non sono convinto che dica la verità, ma che motivo avrebbe di mentirmi?”
Claire era già a conoscenza di quel discorso e sapeva, anche, che stavano parlando di lei.
“Perché hai pensato a questa ragazza piuttosto che un’altra?”
Voleva giocarsi bene quella carta, voleva capire di più.
“Quando la guarda.” Sembrava parlare in maniera incerta. “Lo fa in uno modo profondo. È come se a ogni sguardo volesse conoscerla meglio.” Sapeva che voleva cercare le parole giuste per non sminuire quell’amore, l’amore di Eric. “Come se in quel modo potesse scavarle così a fondo da depositare un pezzo della sua esistenza in lei.” A Claire mancò il respiro, non aveva idea che Eric potesse guardarla in quel modo, non era possibile. Provò a mantenere il contatto visivo con Robert, sperando che lui non scorgesse nulla nei suoi occhi, che fosse in qualche modo cieco. “Ma mi ha detto che sono amici, quindi forse me lo sono immaginato.” Le sorrise debolmente e si avvicinò a lei. Era stata così stupida a credere che Eric potesse essere lasciato fuori da quella porta. Forse Mel aveva ragione, su tutto. “A che ora devi tornare a casa?”
Controllò l’orologio. “Adesso andrebbe bene. Si è già fatto tardi.”
Rob si avvicinò al suo volto e le posò un leggero bacio sulle labbra. “Prendo la giacca e ti accompagno a casa.”
Annuì e poco dopo si ritrovarono in quella macchina. Durante il tragitto risero, la ragazza provò a non pensare nuovamente a Eric, ma ad ogni parola di Robert ricordava cosa le aveva detto poco prima. Non si era limitato a dire perché avesse chiesto di quella ragazza piuttosto che di un’altra. Aveva descritto tutto un mondo dietro, di come lui credeva che Eric guardasse Claire e lei si era rivista in ogni parola. Era vero che Eric ogni volta che la guardava lo faceva in maniera profonda e lei, senza avere bisogno di uno sguardo di troppo, sentiva Eric insieme a lei, come legati invisibilmente. Guardò fuori dal finestrino, mentre sorrideva per Robert che cantava la sua canzone preferita a squarciagola, e in quel momento si sentì completamente sola. Se Eric non avesse continuato a depositare così tanto di lui dentro al suo cuore, lei avrebbe potuto continuare a vivere? Quando ne sei inevitabilmente assuefatta, c’è un altro modo di farlo? Era assurdo come quei pensieri le venissero in mente in quel momento, quando aveva appena finito di baciare Robert, il ragazzo con cui avrebbe potuto buttarsi tutto alle spalle. Si girò verso di lui, soffermandosi un attimo a guardarlo. Forse c’era davvero la speranza che potesse dimenticare Eric, forse con lui ci sarebbe riuscita. Robert parcheggiò e lasciò che Claire lo salutasse.
“Claire.”
“Dimmi.”
“Ti ho detto poco fa che sono innamorato di te e tu non hai detto niente.”
Si era dimenticata che lui potesse essere così diretto.
“Mi hai lasciata spiazzata.” Sapeva di telefilm americano, ma era vero. “E poi è solo il primo appuntamento.” Avrebbe voluto aggiungere che non stavano nemmeno insieme, però si limitò a sorridergli. “La strada è lunga.”
Lo salutò velocemente, scuotendo ancora la mano per poi salire a casa sua.
Doveva chiamare Mel.
Eric aveva sceso le scale lentamente, con una senso di vuoto dentro. Non gli rimaneva più niente, non c’era più la speranza, la voglia di dirle tutto, non c’era più niente per Claire e lui. Inserì le mani dentro alle tasche dei pantaloni, scese l’ultimo gradino e poi si diresse verso il suo motorino. Ci si sedette sopra, girò la chiave come era solito fare, afferrò le due estremità dello sterzo e rimase fermo, completamente immobile.
Claire non mi vuole, vuole il mio migliore amico. Riusciva a pensare solo a quello, a come le loro mani si stringevano, a come si sorridevano felicemente davanti ai suoi occhi, a come lo avessero completamente escluso. Robert, la sera precedente, aveva parlato di una ragazza e di una bella notizia, quindi parlava di lei, Claire, che si era decisa a uscire con lui. Perché non avrebbero dovuto dirgli cosa provavano? In fondo, nessuno dei due sapeva dei sentimenti di Eric per Claire e, fino all’ultima volta, lui aveva negato ogni cosa. Guardava senza vedere un punto fermo davanti a sé, ma aveva ancora il motorino acceso e nessuna voglia di muoversi.
Stai con il migliore amico e voglio vederti felice. Erano quelli i due fatti più ovvi che gli venivano in mente e voleva solo il meglio per entrambi, anche se significava sacrificare la sua, di felicità. Si decise a scendere il motorino dal cavalletto, mettere la freccia e girare la manopola destra per accelerare e andare via da lì. Provò a concentrare la sua attenzione sulla strada, sulle macchine che evitava perché come al solito gli venivano addosso, ma era tutto inutile. Continuava ad avere quelle immagini in testa, Robert e Claire insieme e avvertì una fitta tra le due costole, come se avesse potuto smettere di respirare da un momento all’altro. Girò di più l’acceleratore perché voleva tornare a casa prima, voleva sdraiarsi a letto e dormire, non pensare più a loro e a come avrebbe dovuto fingere da quel momento in poi. Sapeva che non ce l’avrebbe fatta a non farsi male, sapeva che avrebbe sofferto come un cane, che li avrebbe visti baciarsi naturalmente davanti a lui come se fosse la cosa più semplice da fare. Il dolore si intensificò, ma era ormai arrivato sotto casa. Posò il motorino dentro al garage e poi cominciò a correre verso il portone. Salì le scale e constatò che era solo dalla serratura con quattro mandate. Tolse la felpa velocemente e si buttò a letto, ancora con le scarpe addosso, con i vestiti sporchi di tutta quell’aria e quella strada che aveva percorso per due volte quel pomeriggio. Gli sembrò di sentire sua madre e i suoi rimproveri, Non metterti con i vestiti sporchi sul letto, ed era sicuro che lo avrebbero infastidito meno rispetto a quel vuoto, lacerante, che stava sentendo dentro di sé. Se c’era una cosa su cui aveva ragione, era che la paura di pochi giorni prima era fondata: avrebbe perso Claire. Era sicuro che tutto il tempo che lei adesso dedicava a lui, lo avrebbe rivolto a Robert. Non ci sarebbero più state le domeniche insieme, i pomeriggi a studiare tutte e tre, o quantomeno senza che lui si sentisse in qualche modo d’intralcio. Non ci sarebbero stati i pranzi dopo scuola, i sorrisi solo per lei, i messaggi prima di andare a dormire. Si sarebbe ridotto tutto ed era sicuro che l’avrebbe persa, che Claire non gli avrebbe più dedicato un suo sorriso perché c’era già Robert a renderla felice. Guardò la bacheca e, questa volta, con nostalgia. Non ci sarebbero più state altre foto da aggiungere, altri ricordi da accumulare o altri percorsi in motorino insieme.
Claire aveva il dito attorcigliato al filo rosa del telefono. Aveva raccontato a Melanie del pomeriggio e si era sentita rimproverare più volte.
“La prossima volta che mi dici che stai tornando, io vengo con te.”
“Mi è sembrata una buona idea e poi Robert è stato gentile.”
“Claire, forse tu non mi stai ascoltando.”
“Mel, ti sto ascoltando. E’ solo che ho bisogno, un bisogno viscerale di dimenticare Eric.”
“Lo hai capito che doveva chiedere a te di uscire?”
La ragazza trasalì. “Cosa stai dicendo?”
“Allora lo vedi che non stai ascoltando, ma soprattutto vedendo?”
“Cosa dovrei vedere?”
“A me pare abbastanza ovvio.”
“Cosa, Melanie?”
Appoggiò i gomiti sul tavolo, la mano destra attorno alla cornetta, ansiosa di sapere cosa lei non stava vedendo per l’ennesima volta.
“Qual è l’unico motivo per cui Eric, il tuo migliore amico, sarebbe corso da Robert di domenica pomeriggio?”
“Si era deciso a dire cosa provava alla ragazza che gli piace.”
“Esatto. Eric è il migliore amico entrambi. C’era un motivo per cui non dovesse dire più niente?”
“No.”
“Ha visto che stavate insieme e ha reputato opportuno non dire nulla.”
“Cosa avrebbe dovuto dire?”
“Claire, sveglia!” Mel sbuffò dall’altra parte del telefono. “Non poteva dire a te, che stai con Robert, di uscire con lui. Se la ragazza non fossi stata tu, credi davvero si sarebbe interrotto?” Era interdetta. “Inoltre avete parlato tanto di Amy, la colazione con lei, ed Eric non ti ha mai accennato di altre ragazze.”
Sentì gli occhi inumidirsi.
“Ho fatto un errore, Mel.”
Non poteva volerla, non poteva decidere di chiederle di uscire in quel momento, non con tutto quello che c’era in ballo.
“Andare da Robert? Lo credo anche io.”
Sentì la gola pizzicare. Era sicura che avrebbe pianto nei prossimi minuti, ne era certa. Aveva aspettato per troppo tempo quel momento, che lui le chiedesse di uscire, ma adesso aveva rovinato tutto, ancora. Il tempismo era pessimo, il loro lo era sempre stato.
“Perché non me l’ ha detto ieri?”
“Perché quell’idiota di Amy lo ha baciato e tu hai deciso di ridere e divertirti, rendendoti inavvicinabile.”
“Mi stai dando la colpa?”
“No, sto solo dicendo che tutti e due siete proprio scemi.”
Mel sospirò dall’altra parte del telefono, Claire riusciva a scorgere tristezza in quel sospiro, nemmeno paragonabile alla sua.
“E ora cosa faccio?”
“O parli con Eric e gli chiedi cosa sta succedendo, oppure non fai niente, assolutamente niente.”
“Sai, Eric, vorrei capire perché sei scappato.”
“E’ un inizio.”
“Va bene, lo chiamo. Ci sentiamo dopo.”
“Davvero?”
“Sì, a dopo.”
Aveva questi attacchi di impulsività. Sentiva il cuore batterle veloce e le parole sulla lingua, pronte a cadere giù per il dirupo. Si precipitò a prendere il cellulare, fece finta di non vedere il messaggio che Robert le aveva mandato pochi minuti prima e digitò velocemente il numero di Eric.
Stava ascoltando il terzo squillo, ma si era già pentita di quella telefonata alla fine del primo. Eric aveva risposto nel silenzio tra il quarto e il quinto squillo, quello che ti induce a chiudere e a far finta di non avere più bisogno della persona dall’altra parte del telefono.
“Claire, è successo qualcosa?” Aveva la voce stanca, ma allo stesso tempo agitata.
“No.”
“E allora perché mi chiami? Non sei con Robert?”
Solo il tono della sua voce bastava per farla vacillare ancora e ancora, come sempre.
“No, non sono con Robert.”
Stava cercando le parole giuste per non essere fraintesa, che non lasciassero spazio a interpretazioni.
“Eric, volevo chiederti cos’era quella scena oggi.”
Lo sentì trattenere il respiro.
“Non era una scena.”
“E allora cos’era?”
“Niente, ho solo pensato che non fosse più giusto chiedere a questa ragazza di uscire.”
“Noi siamo i tuoi due migliori amici. Dovresti dirci cosa sta succedendo.”
Non voleva che si sentisse accusato di quella sua mancanza nei loro confronti, però allo stesso tempo sapeva che quelle parole avevano quel tono.
“Voi siete i miei migliori amici, è vero.”
“Appunto, lo siamo.”
“Eppure mi avete nascosto cosa stava succedendo tra di voi.”
Si sentì come la peggiore persona al mondo. Robert e lei non avevano nascosto niente perché quella cosa non era nemmeno iniziata. Un bacio non significava un rapporto ben consolidato e lei voleva dirglielo.
“Non è come credi.”
Voleva dirglielo per fare in modo che lui le parlasse, che lui le dicesse davvero che era lei quella ragazza, che quella corsa l’aveva fatta solo per lei e non per un’altra.
“E allora com’è, Claire?”
“Robert ed io ci siamo baciati per la prima volta oggi.”
Per Eric era stato come spruzzare del peperoncino sulla sua ferita già infetta. Aveva ormai accettato che loro due stessero insieme, ma non aveva considerato che loro due si fossero baciati. Oltre al loro sfiorarsi le mani e sorridersi non aveva immaginato altro. Adesso, faceva ancora più male, come se già non fosse sufficiente quello che stava provando.
“Certo, se state insieme vi baciate, no?”
Era più una constatazione di fatto per se stesso che per lei.
“Non stiamo insieme.”
“E allora perché vi siete baciati?”
Non c’era logicità in quello che Claire stava dicendo.
“Eric, senti.”
Sentiva che, dall’altra parte del telefono, lei stava facendo una fatica immensa a dire quelle cose.
“Lo so che sei arrabbiato e tutto. Dovevamo dirtelo, è vero, ma è nato tutto all’improvviso.”
Sì, perché le coppie nascono da un giorno all’altro. I sentimenti si creano all’improvviso senza dare segnali!
“Robert mi ha detto che è innamorato di me, e io…” Era innamorato di lei? E quando era successo? Non glielo aveva mai detto, nemmeno accennato. Andò indietro con i ricordi a qualche giorno prima e si spiegò il motivo per cui l’amico era stato così esplicito chiedendogli di lui e Claire e del loro rapporto. “Eric, io ho bisogno di capirti meglio.”
“Che vuol dire?”
“Perché non hai detto più niente quando ci hai visti insieme?”
Avrebbe potuto dirglielo in quel momento il motivo, avrebbe potuto dirle tutto e togliersi quel peso. Si mise seduto a letto, respirando velocemente e sperando che lei non lo sentisse. Forse era quello il loro momento deciso, poi le cose sarebbero cambiate.
“Perché non volevo dirlo a te. Noi non abbiamo mai parlato di queste cose e non volevo metterti in imbarazzo.”
Claire era silenziosa. Non la sentì emettere nessun tipo di suono. L’aveva delusa e insultata nel peggiore dei modi: aveva reso inesistente la loro amicizia.
“Allora io e te cosa stiamo facendo?” La ragazza lo aveva detto piano.
“Siamo migliori amici che hanno deciso di escludere questa parte dal loro rapporto. Sarebbe poco carino se io facessi commenti maschilisti su altre ragazze.” In realtà, sarebbe stato poco carino descrivere cosa lui pensasse ogni volta che la vedeva. “E poi, Claire, nemmeno tu mi racconti delle tue avventure amorose.”
“Forse perché non ce ne sono?”
“Adesso c’è Robert, perciò credo sia più giusto parlarne con Melanie, e non con me.”
Aveva raggiunto un livello di idiozia molto elevato, associato al suo essere stronzo come pochi. Da dove gli erano venute quelle parole? Non ne pensava nemmeno una, eppure sapeva che quello era l’unico modo per non dire niente. Era assurdo come i suoi pensieri si riorganizzassero in quella maniera deleteria, tutto per non esprimere i sentimenti che provava per Claire. Solo per quello.
“Allora da ora in poi ne parlerò con Melanie.”
“Okay.”
Che idiota… il numero uno al mondo.
“Ci vediamo domani a scuola. Buona serata.”
“Anche a te.”
Chiuse il telefono e lo lanciò verso il muro. Poco importava se si fosse spaccato o meno. Provò a tranquillizzarsi, a prendere lunghi respiri, ma in quel momento l’unica cosa che voleva fare era urlare. Prese le cuffie e le infilò velocemente dentro alle orecchie.
Forse la musica sarebbe stata la sua cura, l’unico modo per estraniarsi dal mondo e resistere.
STAI LEGGENDO
Unspoken words.
RomanceEric e Claire si incontrano dopo tre anni. Hanno tanto da dirsi, da raccontarsi ma si parlano sempre allo stesso modo con parole strozzate, omesse, mai dette a fare da sfondo. Tre anni passati a dimenticarsi, a non parlarsi, a superare tutto quel te...