4. Riavvolgere.

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Capitolo 4

presente

*I protagonisti del capitolo sono Eric e Claire, i loro POV si alterneranno.

Il nome in grassetto all’inizio del paragrafo cambia il punto di vista.*

"Come sono stati questi ultimi anni senza di me, Eric?"

"Normali."

Erano stati tutto tranne che normali, ma ad Eric uscirono quelle parole automaticamente. Non sapeva come avrebbe potuto descrivere al meglio la sua mancanza.

"Non ti credo, Eric. Non sei così banale."

Lui le sorrise. “Credo di esserlo diventato, sai?” Un sorriso opaco, il suo, quasi quanto il vetro di quel tavolino su cui si erano seduti. "Sono andato all'università, ho dato gli esami con voti discreti e a volte vado da mio padre per capire come funziona il suo lavoro.” Aveva le mani sudate e prese ad asciugarsele contro i pantaloni. “Poi ho seguito il tuo consiglio di prendermi il tempo per leggere quello che mi piace e sono qui."

Fece una pausa. Probabilmente era davvero banale, però si scocciava di inventarsi storie su se stesso, non con Claire. Gli era capitato molte volte di incontrare alcuni dei suoi vecchi compagni del liceo. Parlavano dei loro grandi progressi e delle loro vite andate avanti, facendo sentire Eric sempre allo stesso punto, con i piedi piantati a terra e con le braccia tese in avanti come a cercare di afferrare qualcosa di suo, che fosse solo suo.

Con sorpresa, vide le labbra di Claire aprirsi in un sorriso, accompagnato poco dopo dai suoi occhi.

"Sono felice che hai seguito il mio consiglio."

"Sì, mi sono ritagliato i miei tempi."

Sentirono qualcuno schiarirsi la voce accanto a loro e solo in quel momento si accorsero che era appena arrivata la cameriera.

"Volete ordinare?"

Aveva ancora una volta la conferma che con Claire il tempo si fermava. Diventava inesistente la concezione stessa del passare dei minuti.

"Un cappuccino per me."

Per quanto lo avesse creduto non era cambiato niente, nemmeno una virgola.

"Per me un caffè. Stretto, per favore."

Nemmeno una banale ordinazione al bar.

"Sempre uguale, eh?"

Aveva giurato che anche per Claire non era cambiato niente, perché a quella domanda lei aveva sorriso. Lo conosceva quel sorriso, lo sfoderava ogni volta che ammetteva qualcosa a malincuore. Solo adesso i suoi atteggiamenti gli sembrarono capibili, riusciva a leggerla e a comprendere cosa volesse dire. Solo adesso capiva che convincersi di averla dimenticata era stato inutile, che, per quanto fosse stato vicino a provare qualcosa per qualcun altro dopo tutto quel tempo, non era cambiato nulla. Continuava a guardarla allo stesso modo, osservandole le ciocche di capelli ribelli, sostando un minuto di troppo sulle sue labbra e perdendosi nei suoi occhi, come se in qualche modo riuscisse a trovare se stesso.

“Sempre uguale.”

E adesso, oltre all’azzurro, riusciva anche a leggere quella malinconia nei suoi occhi.

“Tu?”

“Io cosa?”

“Ti sono mancato?”

Claire sapeva che avrebbe dovuto aspettarsi quella domanda. Prima o poi sarebbe arrivata e lei, che si era ripromessa di schivarla a tempo debito, ne era stata investita completamente. Scostò lo sguardo dal suo migliore amico a un punto non definito al di là della finestra, per poi ritornare su di lui e rimanere seria, come se non avesse dovuto nemmeno chiederlo, perché era ovvio che le fosse mancato. Era troppo da ammettere, tanto che non sentiva nemmeno un arto del proprio corpo muoversi, quasi le fosse venuta meno tutta quella forza con quell’ammissione che da lì a poco avrebbe preso forma e suono.

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