Capitolo 4

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GIORNO 4

Era rimasto a dormire a casa del suo migliore amico.

Ma ora Suho non era in casa perché era andato a comprare il latte.

Il respiro gli bruciava in gola e fuoriusciva mediante soffi a malapena soffocati.

Chiuso nell'armadio, al buio, Tao era in grado di sentire il proprio cuore battere forsennatamente nel petto, e quasi desiderò che smettesse di produrre tutto quel frastuono assordante, altrimenti sarebbe stato trovato.

Perché c'era qualcuno, che si aggirava tra le stanze.

Per tale motivo si era nascosto nell'armadio.

Ma ora ciò che gli attanagliava la gola rendendola arida come un deserto era il terrore, quello vero, quello che impedisce anche solo di ricordarsi il proprio nome.

I minuti passavano lenti come giorni interi, e nessun suono giungeva alle sue orecchie tese.

Quando le gambe iniziarono ad urlare di dolore a causa della posizione innaturale.  

Tao si decise finalmente di uscire allo scoperto.

Forse l'intruso, non trovandolo da nessuna parte, se ne era andato.

O forse era ancora lì, nel buio, pronto a rapirlo

Respirava ma l'aria non arrivava ai polmoni.

Pensava ma la sua mente era vuota.

Aveva perso la lucidità,la sua sanità mentale era di nuovo andata a puttane.

Un rumore lo fece sobbalzare di colpo.

C'era qualcuno lì, con lui.

Un lampo illuminò l'ambiente con la sua scarica elettrica, e Tao non poté fare a meno di portarsi le mani alle orecchie attendendo il fragoroso suono del tuono che non esitò a venire.

Il silenzio che seguì, però, fu ancora più assordante.

Tao, tremante, provò ad accendere la luce, ma non ci riusci.

Era completamente al buio.

Andò verso la cucina e prese la prima cosa che gli capitò per le mani.

Una padella.

Tao si sentì per un attimo più sicuro.

Qualsiasi cosa fosse successa, avrebbe combattuto fino alla fine.

Tese le orecchie, vigile.

Dei passi.

Qualcuno stava venendo verso di lui.

Tao  aspettò di vederlo comparire davanti a sé per attaccarlo e, con il cuore prossimo ad esplodere.

Lo sconosciuto gli si parò di fronte.

Era alto e vestito di nero.

Gli tocco la guancia per poi passare al collo.

Tao era immobile.

Tornò la luce.

Il ragazzo sbattè gli occhi e vide che non c'era nessuno.

Ma si accorse che la finestra era aperta.

Un urlo scoppiò dirompente nella sua gola.

Il sudore gli scendeva ormai senza alcun controllo.

Non poteva essere tutto frutto della sua immaginazione.

La sua mente era malata ma non fino a questo punto.

Sentiva ancora il tocco dell'uomo sulla sua pelle ma non era delicato quanto quello di Suho.

Tao, sconvolto,si lasciò cadere per l'ennesima volta a terra ,privo di forze.

Sul pavimento c'era una rosa nera.

La raccolse.

"Cosa...cosa... lui non puo.. lui..." balbettò

Cominciò a stringere la rosa fra le sue mani non preoccupandosi del dolore che gli procurava.

~

Quando Suho ritornò a casa lo ritrovo nella stessa posizione con un fiotto di sangue che usciva dalle sue mani.

Piangeva ed era terrorizzato.

Suho quella sera non gli credette pensava solo che le allucinazioni di Tao erano ritornate e che doveva di nuovo ricominciare a prendere le sue medicine.

Lui non la sapeva se solo avrebbe ascoltato meglio Tao, forse tutto si sarebbe risolto.

Nessuno era ancora a conoscenza di quello che stava accadendo.

Solo che Suho, non poteva saperlo.

Si senti la vibrazione di un cellulare.

"La tua pelle è cosi morbida, finirò quello che ho iniziato un altra volta mi sono ricordato di avere un impegno"-K

Era il telefono di Tao solo che per quella sera nessuno avrebbe letto i messaggi.

Amore malatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora