Capitolo 6

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Mark's pov

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È una calda giornata estiva, e dalla finestra sento il caldo afoso penetrare dentro la mia stanza.
Mio padre mi chiama per la colazione.
Scendo gli scalini a due a due, preso improvvisamente da un attacco di fame.
Josh e Louis stanno già mangiando, ed io velocemente mi siedo accanto a loro.
Mio padre ci scruta dal suo posto a capotavola, e ad un tratto apre bocca e dice:
"Oggi sarà una splendida giornata; la signora Helen ci ha proposto uno splendido barbecue che si terrà da noi. Porterà anche sua figlia, ti ricordi di lei vero Mark?" guarda interrogativo.
Io annuisco e lui riprende a parlare.
"Mi raccomando di essere gentili ed educati, e di far fare bella figura alla nostra famiglia." Con questo si alza e va nella sua stanza.
Come se avessimo una famiglia,
penso.
È da quando mamma è morta che non ci possiamo più considerare tale. Ma papà è felice, credo. La signora Helen è una tipa a posto. Soprattutto per la ragazza che ha in affidamento: Sophia.
Ci conosciamo da quando avevo 12 anni, tanto tempo dato che ora sono un quattordicenne. Mi ha subito colpito qualcosa in lei, forse il fatto che fosse sempre sorridente, sempre positiva.
Da quando la conoscevo, non avevo più bisogno del sole, perché c'era lei a riscaldarmi. Non sapevo se lei ricambiasse i miei sentimenti, ma mi andava benissimo così.
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Sono le 12 precise. Il campanello suona insistente. Dal piano di sotto vedo papà sorridere. Sono arrivati.
Nel giardino di casa nostra è già tutto allestito. Io incrocio lo sguardo di Sophia, lei mi sorride ed io ricambio.
Ci sediamo sulla stessa panca, uno accanto all'altro. Mio padre cuoce le bistecche aiutato da Helen e dai miei fratelli. Sembra davvero una giornata perfetta, ed io sono sicuro che lo è.
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Nel pomeriggio io e Sophia ci sediamo sul muretto davanti casa mia, nascosti dai rami degli alberi. Parliamo di tutto e poi ad un certo punto cala il silenzio. Io arrossisco imbarazzato e lei abbassa lo sguardo. È il momento giusto, penso convinto. Piano piano mi avvicino a lei, che tiene ancora lo sguardo per terra. Quando alza la testa i nostri volti sono a pochi centimetri di distanza. La vedo spalancare quei grandi occhioni blu, e poi sorridere. Riduco del tutto la distanza fra noi e le mie labbra si posano dolcemente sulle sue. Non so quanto tempo sia passato, ma quando apro gli occhi non sembra essere trascorso neanche un secondo. Per qualche minuto ci sorridiamo poi lei si alza, mi saluta e scompare.
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Quando torno sul prato davanti casa vedo mio padre intento a pulire il resto del pranzo appena trascorso.
Io porto il barbecue in cucina. Mentre lo trascino dentro non noto però la carbonella ancora accesa che cade sul pavimento. Esco fuori e non trovo nessuno. Mio padre e i miei fratelli devono essere già rientrati. Decido di andare anch'io e subito noto che qualcosa non va. Sento puzza di bruciato e vedo la tenda del salotto andare a fuoco. Spalanco gli occhi provo a spegnerlo, appiccandone però ancora di più. Decido allora di uscire di casa, per chiamare i soccorsi. Senza pensare però mi dimentico della mia famiglia rimasta dentro. Quando torno le fiamme hanno invaso tutto il salotto, e mio padre si è svegliato. Scende velocemente le scale, ma il fuoco ormai non gli permette una via di fuga. Io lo guardo paralizzato che grida aiuto, senza muovermi. I miei fratelli fanno la loro comparsa piangendo. Io sono ancora immobile davanti all'ingresso. Ormai le fiamme hanno occupato anche la cucina, e si dirigono velocemente verso le scale. C'è troppo fumo, ormai non vedo quasi più nulla. Non sento più il pianto dei miei fratelli. Mi faccio lentamente avanti solo quando il fuoco ha invaso quasi tutta la casa. In mezzo a tutto quel nero noto il viso di mio padre, che mi guarda implorante, con uno sguardo deluso e al tempo stesso terrorizzato. È l'ultima volta che lo vedo prima che venga anche lui soffocato dalla fiamme.

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