Capitolo 12

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Mark's pov

È in questo momento che mi rendo conto di quanto sia cambiata Sophia, e nel frattempo, di quanto sia rimasta se stessa.
Quando pronuncia quelle parole mi sento veramente meglio, anche non avendo completato l'obbiettivo.

Mentre camminiamo cercando il personale dell'orfanotrofio, non riesco a fare a meno di pensare ad eventualità estreme:

"E se dovessimo restare qui in eternità?"

"Se si fossero definitivamente scordati di noi?"

"Se una qualche razzia aliena avesse cancellato la memoria alla casa di cura, facendo in modo che nessuno si ricordi di noi?"

Mi zittisco subito, imbarazzato nel pensare certe cose. Lui mi incita però a fare qualcosa perché ciò non accada. Una delle cose più difficili che mi avesse potuto chiedere.

"Ehi Sophia..posso dirti una cosa?" Le chiedo guardando a terra.

"Dimmi tutto" mi dice guardandomi con curiosità.

"Lo sai che sei bella?" Appena pronuncio queste due parole lei scoppia a ridere con gusto, e a sua volta risponde:

"Anche tu non sei niente male, Mark."

Poi riprendiamo a camminare. Non le leggo più la paura negli occhi e questo mi fa stare bene. La vedo più serena, più sicura di se, quando io sono con lei.

Arriviamo in un corridoio un po' più buio rispetto agli altri. Ci sono tante porte chiuse, tranne una semi aperta. Sentiamo delle voci provenire da dentro e in men che non si dica siamo già lì a origliare.

"Signor Williams, io non credo sia questo il miglior modo di risolvere il problema. Ho contattato ancora una volta la casa di cura, farò portare via altri bambini, lei non avrà più nessun problema mi creda." È una donna quella a parlare.

"Signorina Cooper, dobbiamo sbarazzarcene. Come le ho detto stamattina, questi ragazzi occupano troppo spazio, e i posti lei lo sa, sono terminati da tempo. L'unica cosa da fare è sbarazzarcene, e in ogni caso, non lo dico in modo malvagio, ma i loro disturbi li rendono alquanto inutili all'interno dell'istituto." L'uomo che le risponde ha la voce burbera, che incute paura.

"Ma signore, sono solo bambini! Lei sa benissimo che non sopravviveranno!"

"Qualsiasi cosa accada fuori dall'istituto non è affar mio, signorina Cooper. Con questo la congedo, e mi raccomando faccia come le ho indicato."

"Non sono assolutamente d'accordo, spero lei lo sappia."

Ad un tratto sento aprirsi la porta e una donna alta, e con un viso infantile ci spunta davanti. Probabilmente la stessa che parlava prima.

"Oh, ragazzi, che ci fate qui? Nelle vostre stanze, su!" Ha uno sguardo preoccupato e rivoli di sudore le scendono lungo le guance.

"Ma signora, noi non siamo dell'istituto!" Sophia le prova a spiegare, ma lei ci ha già sbattuto entrami dentro una cella con tre letti, tra qui due liberi ed uno occupato da un ragazzino sui nove anni che ci lancia uno sguardo disinteressato.

"Mark, che facciamo?" Mi chiede Sophia preoccupata ed io non so come risponderle.

"Beh intanto dormiamo, al resto ci penseremo domani, sempre che non ci siano già venuti a riprendere."

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