Wilson mi precedette e, spingendo un pesante portone di legno antico con un grande batacchio dorato a forma di testa di leone, entrammo in una piccola sala rotonda. Era presumibile, vista la forma dell'edificio, ma la cosa che mi sorprese di più fu il fatto che non sentii più il freddo glaciale dell'esterno. In qualche modo, con qualche tecnologia preclusa agli altri abitanti forse, il sindaco di cui ancora ignoravo il nome, era riuscito a portare un calore notevole nelle stanze della sua dimora.
Alcune piante in vasi di ceramica decoravano il perimetro di un tappeto che occupava il pavimento dell'unica stanza al piano superiore. Lungo le pareti erano state posizionate profonde scaffalature realizzate su misura per essere di forma rotonda. Il tappeto, a sua volta, era coperto da una scrivania di dimensioni spropositate e riccamente decorata con intarsi dorati cosparsa di numerosissimi fogli, posacenere stracolmi di mozziconi di sigari e penne stilografiche. Dietro la scrivania, una sedia di pelle era girata di spalle rispetto a noi.
Con una lentezza esasperante la sedia girevole cominciò a voltarsi verso di noi, portandosi alle spalle l'unica piccola finestra nella stanza a cui prima dava attenzioni. Con sommo stupore mi trovai davanti una persona completamente diversa da quella che mi sarei aspettata. Il sindaco Richard H. Magee Griffiths, come recitava una targhetta dorata piazzata al margine del tavolo, era un uomo di mezza età, decisamente portato per la calvizie, e anche con una pancia oltremodo informe. Aveva così evidentemente costretto a far entrare il suo, non di certo modesto, corpo all'interno della sedia che solo con estrema difficoltà, ed anche una abbondante quantità di tempo, riuscì a sollevarsi sulle sue gambe tozze per avvicinarsi a me e stringermi la mano in segno di saluto. Non degnò neanche di un'occhiata Wilson che, senza aver chiesto il permesso a nessuno era già seduto su una delle due banalissime sedie di legno verniciato poste di fronte la scrivania. Solo dopo un segno del sindaco Griffiths potei riposare anch'io sedendomi sulla sedia, per quanto possibile vista la tale scomodità di queste.
Con una voce roca, profonda e leggermente segnata dal tempo il sindaco Griffiths mi invitò a spiegargli anche la mia versione di ciò che era accaduto. Gli raffigurai per filo e per segno ogni cosa che vidi e tutto ciò che riuscii ad intuire in base agli avvenimenti. Ripercorsi tutto ciò che mi aveva più impaurito ed anche ciò che mi aveva portato al limite dalla sostenibilità tra i copri defunti nella miniera e quell'unico sulla riva del lago. Non sapevo proprio cosa avrei fatto se non ci fosse stato Louis a confortarmi dopo quei momenti. Non mi soffermai troppo a prestare attenzione a tutta la sfilza di supposizioni e discussioni tra Wilson ed il sindaco Griffiths perché un altro piccolo, minuscolo, infinitesimale dettaglio si fece spazio nella mia mente e fece scattare tutte le mie lampadine che facevano capo a curiosità ed interesse.
Agli occhi di tutti gli altri magari era qualcosa di invisibile, se non insignificante, ma ai miei, invece attenti, un leggero fremito alle dita del sindaco Griffiths, che stringevano e facevano ruotare con estrema lentezza una penna stilografica, e un piccolo spasmo al suo braccio sinistro mi riportarono a pensare a tutto ciò che avevo studiato, appassionandomi, fino a quel momento. Quei "sintomi" potevano essere riconducibili a milioni di cose, ma vista l'età del sindaco, la lentezza nel giocherellare con la penna e lo spasmo del braccio, ricollegai tutto ad un'unica semplice, quanto rara, malattia chiamata Corea di Huntington. Avrei potuto sbagliarmi, quanto avrei potuto anche aver indovinato al primo colpo. Non potei pensarci e riflettere ancora e neanche accertarmi approfondendo l'attenzione su ogni particolare del sindaco Griffiths, perché proprio in quel momento aveva finito di rivolgere un distratto saluto a Wilson, che già era in piedi vicino la sua sedia, e mi porgeva la sua mano. Gliela strinsi, trovandola leggermente sudata, ma prima di uscire definitivamente da quell'edificio quasi spaventoso, volli comunque azzardare una domanda molto simile ad una che mi aveva rivolto Louis.
"Se posso, prima di andare, perché una città proprio qui sul lago e in mezzo al nulla? Cioè, mi spiego, qual è la storia di questa città, se così si può definire?" Chiesi senza dar a vedere alcun segno di insicurezza.
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The smell of snow - Larry
FanfictionCosa faranno due semplici, comuni ragazzi che, dopo una rappresentazione teatrale, avranno a che fare con un mistero, o per meglio dire, un vero e proprio dramma degno dei più macabri e tetri teatri?