Capitolo 1 - La locanda

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Non si vedevano molte auto solcare le piccole vie di campagna durante la notte. Si aveva sempre la paura che, nel buio, si potesse incappare in buche o piccoli animali sonnambuli.

Però, quella notte era diversa, si sentiva il rumore metallico e ripetitivo di un motore in avvicinamento. Era quello della nostra automobile.

"Ti odio" sussurrò piano Louis al mio orecchio.

Sembrava non volesse svegliare qualcuno o che avrebbe preferito non essere ascoltato.

"Che ti avrei fatto?"

"Avevi detto che ci saremmo divertiti, invece, ti sei divertito solo tu guardandomi versare un fiume di lacrime di fronte alle ultime scene. È stato straziante. Sai quanto sia brutto non poter avere sempre vicino chi davvero ami o avere sempre vicino qualcuno che sai di non poter amare? Non riesco a resistere davanti ai drammi d'amore. Sei un insensibile!"

Non capii cosa volesse dire. Lui aveva mai provato su se stesso ciò che mi stava raccontando? Stava per rimettersi a piangere, ma si trattenne, non voleva darmela vinta questa volta. Aggiunse, ancor più fievolmente di prima, un altro ti odio, quasi impercettibile.

Avrei voluto controbattere, magari l'avrei deriso ancora, o forse, avrei fatto meglio a chiedergli scusa, ma non mi diede neanche il tempo di soppesare le due possibilità. Mi voltai per guardare i suoi occhi azzurri, ma li trovai chiusi sul suo volto, illuminato a tratti dalla fioca luce della luna, appoggiato sulla mia spalla. Mi sembrò un piccolo cucciolo sperduto, impaurito, in cerca di un riparo. Mi faceva tenerezza. Non potei resistere e, assicurandomi che la strada non fosse accidentata, gli sistemai una ciocca di capelli sulla fronte.

Continuai a guidare l'auto per altri metri, ripensando, con un sorriso sulle labbra, a noi due da piccoli, molti anni addietro. Ci conoscevamo da sempre ed eravamo diventati inseparabili, quasi come fratelli. Condividevamo tutto: i nostri pensieri, i nostri problemi, le gioie, le tristezze. Da sempre.

Avevo da poco cominciato a riveder scorrere nella mia mente le scene più divertenti della nostra adolescenza. Ripensare a tutti quei momenti felici con Louis, mi faceva sentire ancora meglio, più leggero, più libero, ma l'auto, in quel momento, non si sentiva affatto come me; sembrava più tendere all'esatto opposto. Stava letteralmente impazzendo. Fece una piccola serie di sobbalzi, poi delle brusche frenate e si fermò di colpo. All'ultima improvvisa sosta incontrollata, i nostri corpi vennero spinti in avanti, fin quasi a toccare il vetro del parabrezza.

"Che hai rotto? Perché ti sei fermato così? Hai investito un riccio?" Mi chiese serratamente Louis che avevo svegliato di soprassalto.

"Non ho fatto nulla. Si è fermata da sola" risposi mettendomi sulla difensiva.

Avevamo da poco fatto rifornimento, non poteva non esserci già più benzina.

Passammo diversi minuti in silenzio per rimuginare sul da farsi e su quale fosse la causa del guasto, poi mi ritornò in mente che in un uno dei mesi passati l'auto aveva avuto un problema simile e, dopo una revisione, si scoprì che c'era un buco nel serbatoio, che avrebbe dovuto essere stato riparato da un meccanico fidato.

Uscii dall'auto di colpo, facendo sobbalzare Louis, e, in preda all'illuminazione che avevo avuto, andai subito a controllare il serbatoio. Mi raggiunse anche Louis che era rimasto perplesso vedendomi correre fuori dall'auto come se avessi visto un ragno.

"Hai scoperto qualcosa?" Mi chiese mischiando le parole ad uno sbadiglio.

"Sì, che il meccanico vicino casa nostra è un incompetente, che il guasto è ancora lì e che noi siamo costretti, a causa sua, a rimanere qui per tutta la notte" gli risposi acido.

The smell of snow - LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora