Capitolo 2 - Nel profondo dell'oscurità

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L'indomani fu Louis a strattonarmi, con davvero poca dolcezza, per risvegliarmi. Stropicciandomi gli occhi con il dorso della mano gli chiesi cosa stesse succedendo. Solo allora, notai che, oltre alle nostre, si potevano udire altre voci, provenienti dalla sala della locanda. L'oste stava inveendo contro un altro uomo. Ci rivestimmo velocemente, con gli stessi abiti della sera precedente, non avendo altro; avremmo dovuto procurarci qualcosa di nuovo al più presto. Dall'uscio della nostra stanza vedemmo il locandiere mettere del denaro nella tasca del piccolo grembiule, che aveva legato alla vita, e un uomo, con un pesante mantello scuro sulle spalle, uscire sbattendo violentemente la porta principale della locanda.

"Chi era quell'uomo?" Chiese Louis per primo, mentre io ero ancora pensieroso.

"Era un cliente. Pensava di riuscire a svignarsela senza pagare un centesimo. Non ha capito con chi aveva a che fare" rispose, con un ghigno compiaciuto sulla faccia, l'oste.

"Ho capito, può darci qualcosa per la colazione, visto che ci siamo ormai svegliati?" Chiesi, non dando il tempo a Louis di ribadire.

Mangiammo qualcosa velocemente, avevamo fretta di fare visita all'unico meccanico della zona, un certo Zayn, indicatoci dal locandiere, per chiedergli urgentemente di riparare la nostra automobile. Uscimmo e venimmo accecati dalla forte luce solare che faceva brillare tutta la neve caduta durante la notte, ammassatasi ai bordi delle strade.

I raggi del sole offrivano un po' di tepore, ma il gelo persisteva, aiutato da rapide folate di vento improvvise. Notammo immediatamente che la città si snodava a forma di semicerchio intorno ad un piccolo lago che si affacciava direttamente, con uno strapiombo, sulla radura. Avevamo alle nostre spalle una montagna abbastanza alta, e tante altre piccole vette, imbiancate dalla neve e ricoperte di possenti alberi di pino.

Appoggiammo i gomiti sul parapetto del porticciolo di legno della locanda, per ammirare meglio lo strano luogo dove eravamo capitati. Erano migliaia i dettagli che nottetempo avevamo ignorato. Le piccole case di legno, che componevano la città, erano sparse ai margini del lago. In corrispondenza della parte centrale del paese, invece, vi erano numerosi edifici che lasciavano dondolare a favore del vento insegne con disegni decorativi e scritte, che li classificavano come negozi. Si poteva scorgere il piccolo emporio di Niall, l'insegna a forma di ingranaggio del meccanico Zayn ed anche una nave fatta di vecchie, e in alcuni punti marce, assi di legno con le vele ammainate, ancorata ad un palo di un piccolo porticciolo coperto sulla riva del lago, che qualcuno doveva star sfruttando come abitazione. Ma un'altra parte della città mi colpì particolarmente, era una entrata buia, scavata nel lato della montagna, sorretta a fatica da una specie di impalcatura fatta di tronchi di legno legati insieme con dello spago. Aveva tutta l'aria di essere una miniera, o qualcosa di simile, mi incuteva un senso di ansia, quasi di timore. La città era così unica e surreale ai miei occhi, che quasi mi sembrava di star vivendo in uno quei videogiochi fantasy di Louis.

Ci allontanammo dalla locanda, affondando i piedi nella soffice neve, e ci incamminammo entrambi, quasi leggendoci nel pensiero, verso la riva del lago. Non avevo mai visto un lago da vicino. Passavo quasi sempre chinato sui libri, le vacanze; odiavo avere attorno altri miei coetanei, l'unico che aveva questo privilegio, quando mi sentivo solo o avevo qualche problema, era Louis. Fu proprio lui che, vedendomi perso nei miei soliti mille pensieri, mentre fissavo la mia immagine riflessa, su uno sfondo scuro di nuvole, nell'acqua del lago, capì su cosa stavo fantasticando e mi afferrò il braccio di colpo, quasi d'istinto, d'impulso, e lo avvicinò al suo corpo. Si stava raggomitolando, come un gattino, sul mio petto, e mi fece sentire confortato. Per un momento, però, mi sembrò davvero di essere i soli a vivere, a respirare, su quella terra. Per un momento mi sembrò che fossi io ad avere bisogno di qualcuno vicino, ad avere bisogno di qualcuno che mi trattenesse a sé. Per un momento mi sembrò di non riuscire più ad udire nessun suono intorno a noi, ma di poter solo ascoltare il respiro di Louis accoccolato a me.

The smell of snow - LarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora