Capitolo 2

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Nella strada verso questa scuola, diventammo "pappa e ciccia". Erano persone piacevoli e con loro mi sentivo bene. Nei miei 17 anni di vita, non avevo mai provato questo stare bene con altri esseri umani. Ero sempre stata da sola e la mia solitudine era il mio punto di forza.
<Quindi avete formato una band? È una cosa fighissima! > dissi entusiasta.
<Si! Noi sette ci conosciamo ormai da tutta la vita, siamo inseparabili! > disse J-Hope.
<Ascolta, dato che ormai possiamo considerarti una di noi.. Perché non ti troviamo un soprannome? In effetti "Erica" è troppo dolce ahah> propose Suga. <Qualcosa tipo "Ki Zed", eh? > suggerì infine.
"Ki Zed".. Mi piace.
"Wow, la sua voce è molto particola- NONONO. Cos'è? Perché quando si tratta di lui mi piace tutto? Ho una strana sensazione allo stomaco.. Forse avrei dovuto fare colazione.. "
Era molto strano.
Nel frattempo arrivammo a scuola.
<Penso che ora io vi debba lasciare.. Chissà in che classe mi ritroverò.. > dissi leggermente spaventata. Non conoscendo Seoul, non potevo conoscerne nemmeno i prof.. Nella mie altre tre scuole erano sempre dei perdenti, quindi non mi era difficile "dominarli". Ma qui? Forse erano dei mostri..?
"Vabeh, staremo a vedere".
Raggiunsi con un po' di difficoltà la sala dei professori (questa scuola era un labirinto).
<Tu devi essere la nuova studentessa. > disse una voce alle mie spalle. Mi girai lentamente e vidi un professore che.. Mi fece veramente paura. Aveva una voce bassa e profonda, era alto più o meno due metri e aveva uno sguardo di quelli che ti scrutano l'anima.
<S-Sì. Mi chiamo Erica.. >
<Certo. La tua classe sarà la 2IK, la sezione italiano-coreana. Spero tu ti possa trovare bene e spero che ciò che hai fatto nelle tue vecchie scuole non ricapiti qui. Siamo una scuola molto seria, quindi.. >
<Ho capito. Dove trovo la 2IK?>
<Secondo piano, terza classe da destra. >
Fortunatamente riuscii ad interromperlo. Era.. Spaventoso, lui e il modo in cui parlava. Era insopportabile, ma qualcosa mi diceva che avrei fatto meglio ad ascoltarlo. Forse era la mia coscienza.. Pensavo che ormai ci avesse rinunciato pure lei a farmi cambiare.

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