Il primo pensiero di Henry fu quello di credere di aver visto male: non gli era mai capitato di assistere ad uno scenario del genere, nessuna donna era mai rimasta nel cimitero oltre l'orario di chiusura per suonare il violino sulla tomba di qualcuno.
Le si avvicinò con un certo fastidio, perché tutto ciò che voleva era tornare a casa, e quella sconosciuta glielo impediva: non avrebbe potuto chiudere i cancelli finché il cimitero non fosse stato vuoto.
La donna era avvolta in un abito blu scuro, non troppo elegante, e metteva in risalto la sua carnagione pallida; lunghi capelli biondi le incorniciavano il viso, per poi terminare in tanti boccoli delicati che le sfioravano la vita.
Con una mano muoveva agilmente l'archetto sul violino, mentre una melodia dolce e straziante riempiva il silenzio del cimitero.
Aveva qualche anno in più di lui, forse diciassette o diciotto, ma gli occhi sofferenti e maturi le conferivano un'espressione decisamente più vecchia.
Aveva lo sguardo di chi ha amato troppo senza mai essere stato amato abbastanza.
Sentendosi quasi in colpa per dover interrompere la musica, Henry si schiarì la voce con un falso colpo di tosse e aspettò che la donna lo notasse.
Ma gli occhi rimasero incollati sulla tomba e la melodia del violino continuò, come se Henry non esistesse nemmeno.
"Signora", disse quindi, dondolandosi sui talloni per l'impazienza. "Non potete stare qui, il cimitero sta per chiudere".
Fissò le sue labbra rosee e carnose in attesa che rispondesse o gli desse un qualche cenno di averlo sentito, invano.
"Signora!", esclamò Henry, troppo infastidito per mantenere la calma.
Le buone maniere gli imposero di non scuoterla per catturare la sua attenzione, mentre l'ansia e la paura si facevano strada dentro di lui: la notte calava con più velocità del solito e, se Henry avesse dovuto scegliere fra il tornare a casa e il restare al cimitero tutta la notte per convincere la donna ad andarsene, avrebbe di certo scelto la prima opzione.
La chiamò ancora e ancora, senza risultati, finendo col rinunciare all'impresa.
"Non dite che non vi avevo avvisata", disse infine con le braccia al cielo, ma la donna non batté ciglio.
Girò i tacchi, furioso, per dirigersi in fretta verso l'uscita; non riuscì a non gettare di tanto in tanto qualche occhiata alle proprie spalle, per poi scoprire puntualmente che la sconosciuta non si era mossa di un millimetro.
Chiuse il cancello con foga quasi come se volesse farle un dispetto, tornando a casa di corsa e con sguardo basso.
***
Quando la mattina dopo Henry si svegliò, pensò di aver sognato tutto: aveva dei ricordi vividi di quel che aveva visto la sera precedente, ma nessuna prova del fatto che fosse successo davvero.
Per quanto ne sapeva, poi, la moglie del conte Frederik era morta insieme a lui nello stesso incidente, quindi quella donna non aveva nessuna ragione di suonare il violino sulla sua tomba.
Fece colazione mentre il sole stava per sorgere, consapevole di essere quindi in ritardo e di doversi sbrigare per aprire il cimitero in orario.
A quell'ora del giorno, le strade di Gloompark cominciavano a poco a poco a popolarsi di gente, soprattutto di persone che - come lui - si dirigevano al lavoro.
Quando Henry arrivò a destinazione, trovò il cancello chiuso esattamente come lo aveva lasciato: la donna - di conseguenza - era rimasta dentro tutta la notte, a meno che non fosse riuscita a scavalcarlo o a trovare una via d'uscita alternativa.
La prima cosa che fece fu andare a controllare la tomba del conte Frederik, finché un sospiro di sollievo non gli fuoriuscì istintivamente dalle labbra: il suono del violino era scomparso, proprio come la musicista sconosciuta.
Henry si portò una mano sulla fronte, dandosi dello stupido per aver creduto che quel sogno fosse vero, e iniziò a cambiare i fiori morenti alle varie tombe, cercando al tempo stesso la sconosciuta e senza trovarla da nessuna parte.
Quella giornata di lavoro più la più bella di sempre, il tutto dovuto alla consapevolezza di essere stato uno sciocco a scambiare un incubo per la realtà.
Si sentiva tranquillo anche quando, prima di tornare a casa, andò a controllare per sicurezza la tomba del conte Frederik, deciso ad avere la conferma di aver semplicemente immaginato quello scenario tanto macabro.
Ma si sbagliava.
La donna triste e senza nome suonava il violino proprio come il giorno prima, esattamente nello stesso posto e con il medesimo sguardo.
La felicità di Henry vacillò all'improvviso, catapultandolo in una sorta di agonia che per un momento gli bloccò il respiro.
L'aveva cercata per tutto il giorno nel cimitero, ma di lei non c'era stata nessuna traccia e ciò aveva confermato il suo sospetto sull'aver sognato tutto.
Eppure la donna era lì, a pochi passi da lui, intenta a suonare come se non avesse altro pensiero per la mente.
Henry si guardò subito attorno per cercare la via d'uscita grazie alla quale era scappata, per poi ritornare senza che lui la vedesse: ma il cimitero era sempre lo stesso, il che lo convinse a non perdersi d'animo e a continuare la missione il giorno dopo, con la luce del sole.
"Signora", ricominciò a chiamarla, non sortendo alcun risultato.
La melodia era uguale a quella della sera prima e sovrastava in gran parte la voce spazientita di Henry.
Non si disturbò nemmeno a tentare di nuovo di catturare la sua attenzione: le diede le spalle dopo pochi secondi d'attesa e tornò a casa.
***
Anche la mattina seguente non trovò traccia della donna né sulla tomba del conte, né da nessun'altra parte.
Henry si chiese se la contea di Moonland, la quale condivideva il cimitero con il marchesato di Gloompark a causa della sua collocazione sui confini di entrambe le cittadine, avesse trovato il modo di costruire un'altra via d'uscita e d'entrata abbastanza nascosta da non essere notata da Henry.
Nonostante questo, quella sera non si sorprese neanche più di rivedere la donna sulla tomba del conte, come se fosse diventata una parte inscindibile del cimitero.
Non era più spazientito come i giorni precedenti, ormai si era totalmente rassegnato.
Henry quindi scosse le spalle e si infilò le mani nelle tasche, mettendo da parte i pochi residui di fastidio. "Non so più cosa fare con voi, davvero. Magari avete bisogno di qualcosa? Posso aiutarvi in qualche modo?".
Poi successe l'impossibile.
La donna si voltò lentamente verso di lui allontanando di poco l'archetto dalle corde, mentre - con voce rotta dai singhiozzi - gli sussurrava: "Aiutatemi a ritrovare la mia fede nuziale".
E riprese a suonare il violino fissando la tomba.
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The Sad Widow
Fiction HistoriqueNei luoghi più remoti e abbandonati del marchesato di Gloompark, sorge il cupo e tenebroso cimitero cittadino, da sempre avvolto da un'aura di mistero capace di intimorire chiunque gli si avvicini. Perfino Henry, il ragazzo addetto all'apertura e al...