VII - La leggenda

1.3K 125 83
                                    

Il mattino seguente, Henry pensava di potersi godere quel giorno di riposo che si era concesso: dopo aver lavorato tutta la notte, seppur di nascosto, pensava di meritare una piccola vacanza, anche solo per riacquistare le forze che gli erano venute a mancare per non aver riposato affatto.

Ma dei colpi insistenti alla porta lo riportarono nel mondo reale, mentre abbandonava malvolentieri il sogno che aveva animato i suoi pensieri durante quelle poche ore di sonno: si era immaginato mano nella mano con Annabelle, intenti a passeggiare sorridendo nella valle in cui era avvenuto l'incidente.

"Henry!", urlò qualcuno dalla voce rauca e profonda, continuando a battere dei colpi contro la porta. "Aprite, è urgente!".

Henry cercò in tutti i modi di non lasciarsi scappare qualche bestemmia, mentre si alzava controvoglia dal letto per andare a vedere cosa stesse succedendo.

Quando aprì la porta, lo sguardo allarmato e severo della guardia cittadina si posò su di lui. "È stato ritrovato un altro cadavere e voi non avete ancora aperto i cancelli del cimitero".

Henry represse uno sbadiglio a malapena, ma l'espressione grave del signore bastò a farglielo passare del tutto; corse ad afferrare le scarpe e si cambiò i vestiti il più in fretta possibile, mentre l'uomo rimaneva in piedi davanti alla porta.

Aveva ancora un occhio mezzo chiuso quando uscì di casa e gli chiese: "Di chi si tratta?".

"Non lo sappiamo", rispose la guardia, alzando il passo all'improvviso. "È una donna, ma finora nessuno l'ha riconosciuta e noi non possiamo lasciare il suo corpo lì".

"Lì dove?", gli domandò Henry, troppo assonnato per capire di cosa stesse parlando.

"Nella valle in cui la carrozza del conte di Moonland e della figlia dei marchesi è precipitata".

Henry aggrottò le sopracciglia, confuso. A quanto Annabelle gli aveva detto, i morti erano stati ben cinque, mentre il fratello Tobias era sopravvissuto nonostante avesse riportato gravi danni alla memoria.

I conti, evidentemente, non tornavano.

Seguì la guardia cittadina pensando a cosa potesse essere accaduto, prendendo sempre di più in considerazione l'ipotesi che una ragazza avesse deciso di suicidarsi buttandosi dal dirupo e finendo, casualmente o meno, proprio nella valle dell'incidente della settimana scorsa.

Passarono un attimo dal cimitero per prendere una barella da portare fino al cadavere, così da coprirlo con un telo mentre veniva spostato da una parte all'altra della città: lo avrebbero portato subito da Tobias - nella speranza che riuscisse a riconoscere almeno una vittima e a riavere un accesso ai propri ricordi -, prima di essere seppellito insieme agli altri morti senza nome.

Quando arrivarono a destinazione e si avvicinarono alla carrozza ormai deformata, lo sguardo di Henry cadde all'improvviso sullo stesso masso che aveva catturato la sua attenzione il giorno precedente, la roccia da cui aveva scorto per errore delle ciocche di capelli biondi, senza rendersi subito conto del fatto che fossero solo mimose.

Eppure, un capannello di gente era riunito esattamente attorno al masso in questione, e uno strano presentimento si impossessò di lui.

Non aveva visto male, i capelli c'erano davvero.

Ne ebbe la conferma quando si avvicinò alla roccia, posando gli occhi sulle ciocche bionde che era sicurissimo di aver scambiato per semplici fiori: il volto era tumefatto e sporco di sangue incrostato, impossibile da riconoscere, ed Henry si aggrappò inspiegabilmente alla barella mentre un paio di uomini sollevavano la ragazza avvolta in un elegante vestito scuro.

The Sad WidowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora