1- Scarlett

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"Ce la puoi fare, chiudi gli occhi e lasciati andare" mi dissi, tenendo i piedi uniti e facendo respiri profondi. Indossavo delle vans nere scolorite e un vestito troppo leggero per l'ultima notte dell'anno. Era il mio preferito, di un colore blu notte, con i bordi in pizzo e la schiena totalmente scoperta.
"Un passo avanti e non ci sei più, un passo indietro e torni alla tua vita di merda. Sai cosa fare."
Ero così in alto da poter vedere perfettamente tutta la città e le sue luci colorate. Immaginavo la gente a Times Square pronta a vedere la palla cadere per segnare l'inizio dell'anno nuovo. Un anno che non avrei mai vissuto, se mi fossi decisa a buttarmi.
Cercai di non tenere le mani sui fili del ponte, ma di stare in equilibrio con le braccia aperte a mo' d'angelo, quasi volessi spiccare il volo da un momento all'altro per andarmene da lì.
"Allora? Non sai ancora da che parte stare?"
Eppure quando avevo deciso di andare a gettarmi da quel ponte ero abbastanza sicura riguardo quello che dovevo fare.
Sentivo il vento freddo scompigliarmi i capelli, e i brividi mi percorsero tutto il corpo. Era una sensazione strana. Erano causati dall'aria gelida, dalla neve che cadeva lenta, dalla paura o dall'eccitazione?
I dubbi continuavano a riempirmi la mente ed io rimanevo lì, immobile, senza sapere cosa fare.
Alzai lo sguardo al cielo, lasciando che i piccoli fiocchi di neve si poggiassero sulle mie guance arrossate per il freddo. Ormai non riuscivo a sentire più niente, nè dentro nè fuori.
Ma d'un tratto tutto divenne più caldo, come se avessero acceso un fuoco proprio dietro di me. Una sensazione di sollievo pervase il mio corpo, facendomi sentire "protetta" per la prima volta dopo tempo.
E dopo un attimo mi sentii trascinare giù dall'impalcatura, fino a poggiare i piedi sull'asfalto ghiacciato.
Non mi ero nemmeno accorta di essermi aggrappata alla mia fonte di calore, come se fosse la mia unica àncora di salvezza. E, in effetti, era proprio così, in un certo senso.
-È tutto ok. Va tutto bene.- mi sussurrò il ragazzo che mi teneva stretta a sè e che in quel momento mi stava accarezzando dolcemente i capelli per calmarmi.
-Ci sono qui io. Sei al sicuro ora.
Pian piano smisi di tremare e alzai lo sguardo incontrando un paio di iridi color cioccolato che mi fissavano preoccupate.
Poi, il buio più totale.

* * * *
Aprii piano gli occhi, guardandomi intorno spaesata.
Dove sono? Ditemi che sono morta e questo è il paradiso pensai, mettendo poi a fuoco i particolari di quella stanza bianca.
Voltai piano la testa, notando la flebo al braccio.
Fantastico! Sono ancora qui!
La porta si aprì e fece la sua comparsa una simpatica infermiera dai capelli che la facevano assomigliare vagamente ad un clown. Ed io odiavo tremendamente i clown fin da quando ero piccola.
-Come ti senti, tesoro?- mi disse la grossa signora, studiandomi con lo sguardo dalla testa ai piedi; sembrava quasi che mi stesse facendo i raggi-x.
-Che cosa mi è successo?- riuscii solo a dire; la testa continuava a pulsare fastidiosamente, rendendomi impossibile anche parlare.
-Iperventilazione. Il ragazzo che ti ha portata qui non ha detto un gran ché. Solo che stavi tremando di freddo ed eri spaventata, così lui ha cercato di aiutarti e tu gli sei svenuta tra le braccia. Da quel che ho capito non vi eravate mai visti prima...è stato molto carino, per essere uno sconosciuto. Perdere la notte più bella dell'anno per salvarti! È una cosa molto romantica, non credi?- sorrise lei, annotando qualcosa su un foglio.
-Dov'è adesso?
-Se n'è andato pochi minuti fa. Era così preoccupato quel poveretto! Dovresti ringraziarlo, ti ha salvato la vita.
Mi ha distrutto la vita, vorrai dire! Io la stavo facendo finita e lui mi ha fermata! Bell'aiuto che mi ha dato!
-Lo ha detto lei stessa, no? Non lo conoscevo nemmeno! Non posso contattarlo!- dissi freddamente, cercando di tirarmi a sedere.
-Io credo proprio di sì- sorrise lei, lanciando un'occhiata al mio braccio destro, per poi uscire dalla stanza e lasciarmi sola.
Che diavolo significa? Non posso contattarlo, punto!
Ah, beh! Mi ha lasciata qui, sola soletta, con un sacco di aghi, analgesici e chissà cos'altro! Forse potrei... Ma mi bloccai, appena scorsi qualcosa sul mio braccio. Nonostante non fossi ancora del tutto lucida riuscii a mettere a fuoco la serie di numeri scritti con un pennarello rosso lungo tutto l'avambraccio. Un numero di cellulare.

Text Me / Concorso NazuhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora