Un pugno gigante mi sta per schiacciare

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Mi sveglio con l'odore di pancake appena sfornati che arriva dalla cucina e mio padre che sorride bussando alla porta aperta.
"Buongirno! Vieni a fare colazione che poi devi andare a scuola." dice
"Arrivo." rispondo e lui si gira e va via, mi do qualche schiafferò per svegliarmi bene e mi alzo.
Appena arrivo in cucina vedo mio padre con un sacchetto rosso in mano, sulla tavola ci sono uova, pancetta, Muffin e pancake. Latte e del cioccolato fuso.
"Auguri!" Grida e mi scocca un bacio in fronte, sgrano gli occhi e lo abbraccio. Non ci faccio molto caso al mio compleanno non avendo molti amici, ma mio padre riesce a sorprendermi sempre. Ci sediamo e lui mi porge il sacchetto
"Papà non dovevi" dico, non siamo nelle migliori situazioni con i soldi. C'è solo mio padre che lavora, mia madre non l'ho mai conosciuta è come.. Sparita quando ero piccola. Non ho mai fatto tante domande, l'anno scorso gli avevo chiesto di lei ma dalla tristezza che c'era nei suoi occhi deciso di non farne più,
"Shh e apri" dice
inizio a scartarlo,
"Spero ti piaccia, non sono molto bravo con i regali ma so la tua passione per.." Non riesce a finire la frase che gli salto al collo,
"Grazie grazie grazie" dico stringendolo in un abbraccio,
"Le tue matite non erano più in un bello stato e queste funzionano meglio con il doppio dei colori!" Sorride
"È il regalo più bello che potessi desiderare papà" sorrido anche io ed addentò un Muffin al cioccolato
"Ogni anno che passa somigli sempre di più a tua.. a tua madre" dice e sospira guardandomi,
"Papà so che non dovrei chiedertelo ma.."
"Non so dove sia, nessuno lo sa ma io la amo. Era una donna stupenda.. Ritornerà, ritornerà" dice quasi come stesse cercando di convivere se stesso. Ancora una volta mi stupisco della forza di mio padre, non si è mai lasciato andare dopo tutto quello che ha passato, non si è lasciato andare. Per me.
Divoro due Muffin e dei pancake,
poi mi alzo e vado a prepararmi.
Dopo saluto mio padre ed esco pronta a subire tutte le prese in giro e gli scherzi dei miei compagni.
Appena arrivo a scuola vedo le folle di ragazzine che ridono e flirtano con i ragazzini, faccio un sospiro ed avanzo. Mi faccio piccola e vado di lato sperando che nessuno mi noti ma una barriera di ragazze mi sbarra la strada.
"Ferma scherzo della natura." Dice con quella sua voce stridula che riconosco subito, Ashley, e le risatine delle sue amichette mi fanno venire voglia di tirarle un pugno in piana faccia. Alzo lo sguardo e vedo che ha racimolato altre ragazzine, "david non ti guarderebbe neanche se fossi l'ultima ragazza sulla terra!" dice una dietro, altre risatine.
Porgo il pranzo che mi ha preparato mio padre "prendete e ora lasciatemi in pace." dico
Lei prende la busta la butta a terra e la calpesta, "non è finita, sfigata." Si girano e se ne vanno.
Entro in fretta e mi siedo al banco in fondo all'aula cercando di non pensare a come starebbe bene Ashley con un livido sulla guancia e senza dei denti.
La prima ora passa in un eternità come sempre quando mi annoio, la seconda ora non va meglio, mi ritrovo un quattro meno nel compito di matematica.
"Devi migliorare signorina o non passerai mai! E smettila di disegnare arcobaleni sui compiti!" Strilla quella strega della mia professoressa alzando risatine.
All'intervallo provo a stare nasconda in cortile ma quelle streghe mi trovano subito.
"Eccoti qui sfigata!" Urla spintonandomi,
"Ashley tesoro lasciami passare per favore" dice una di quelle nuove
"Stai indietro tu" le scocca un occhiataccia, ma la ragazza le da una spinta e la sbatte per terra, le altre ragazze solite subiscono lo stesso trattamento.
"G-grazie" balbetto sbalordita
"Oh cara, non l'abbiamo fatto per salvarti" dice "l'abbiamo fatto per poterti distruggere con le nostre mani" la voce le cambia diventando roca, i loro corpi iniziano a gonfiarsi e la loro pelle di riempie di vesciche.
I loro occhi si fondono in uno solo, indietreggio ma mi ritrovo con le spalle contro al muro del cortile.
"Addio piccola semidea" mi porto le mani alla testa per proteggermi, ma so che è inutile quando il suo pugno gigante mi si avvicina. Sto per rassegnarmi quando il pugno si ferma e una polverina gialla mi cade addosso, rimando paralizzata. Un ragazzo con i riccioli e una piccola barbetta è dietro con un flauto suonando una canzoncina che fa esplodere anche gli altri due mostri.
Appena sono scoppiati mi guarda
e mi porge una mano.
"Andiamo, veloce!" dice, mi alzo e gli corro dietro
"Che diavolo è successo!?" Urlo
"Ora non c'è tempo, io sono Grover. Il tuo protettore. Una volta arrivati al campo ti spiegheremo tutto, ma ora corri!" Non protesto e da lontano sento le grida di Ashley
"È stata lei! Mi ha picchiata!" Piagnucola, vorrei vedere la scena, ma non posso fermarmi.

Storia di una SemideaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora