La pioggia continua a scendere anche se in quantità minore. Osservo il vetro pieno di gocce della finestra della cucina mentre sono seduta all'estremità sinistra del mio amato divano verde. Ormai si é fatto tardi e la stanchezza della giornata appena trascorsa inizia a farsi sentire. Non vedo l'ora di raggiungere il mio letto e di recarmi nel mondo dei sogni, ma prima devo risolvere un problema. Riccardo é di fronte a me, appoggiato alla cucina, e sta sorseggiando un bicchiere d'acqua. Ci circonda un silenzio quasi assordante. Da una parte sono imbarazzata, ma dall'altra mi sento sollevata perché se mia madre dovesse svegliarsi a causa del troppo rumore e dovesse trovarci qui mi farebbe rinchiudere in qualche monastero sulla Luna. Osservo il ragazzo che si é presentato a casa mia a quest'ora della notte mentre con la mano destra si scompiglia i capelli castani. Ad un certo punto sposta lo sguardo dietro di me e mi tocca girarmi per capire cosa sta guardando. L'orologio.
"Ho fatto tardi, mi dispiace"- esclama dopo pochi secondi - "ho trovato passaggio per venire qui in tempo, non era ancora mezzanotte. Ma ho avuto problemi a trovare la casa"
Lo guardo con il sopracciglio sinistro alzato.
"Ero venuto per farti gli auguri di persona" aggiunge, mentre si avvicina a me, dopo aver visto la mia espressione simile a un punto interrogativo.
"Beh, grazie mille. Ma non ce n'era bisogno" dico piuttosto confusa.
Allunga verso di me la mano che precedentemente aveva tra i capelli. Prima la osservo, poi allungo la mia verso di lui. É una stretta di mano, penso. Ma non faccio nemmeno in tempo a considerare altre possibilità che lui, con una forte spinta, mi fa alzare di scatto dal divano e mi ospita tra le sue braccia. Nonostante sia un cretino mi é mancato in questi mesi che non ci siamo visti, e ha pur sempre fatto un gesto carino. Passano alcuni minuti in quella tranquillità. Io con la testa sul suo petto e lui con le mani sui miei fianchi. Poi ci stacchiamo e penso che nulla potrebbe cancellare quel sorriso che entrambi abbiamo sulla faccia. Ma..
"Sei ingrassata" mi dice prima di scoppiare in una fragorosa risata.
La mia mandibola ha praticamente toccato terra. Beh, devo imparare a non saltare a conclusioni troppo affettate. Non faccio in tempo a parlare perché vengo interrotta dalla suoneria del suo cellulare. Lui si allontana qualche passo per rispondere, poi ritorna da me.
"Devo andare"
"Ma come tornerai a casa?" mi viene naturale preoccuparmi. Sono io la causa dei problemi che potrebbe essere costretto ad affrontare.
"Dormo da Vincenzo. Questa sera, e anche quelle successive. É stato lui a spiegarmi dove abiti, non siamo molto distanti, sai? " parla spostandosi verso la porta da cui é entrato.
"In che senso «anche le sere successive»? E poi, che razza di domande fai? Io ci vivo in questo paese, so dove abita Vincenzo." dico aumentando gradualmente il tono di voce.
Mi aspettavo che nascesse una discussione, invece la risposta alla mia domanda é un semplice sorriso e un "ciao Bea" pronunciato correndo sotto la pioggia.

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RomansaUltimamente avevo iniziato ad apprezzare la stupida cassapanca posta sotto la finestra. Era lì che passavo le giornate, perché se fossi tornato da me dalla finestra ti avrei subito visto. Era lì che pensavo a tutte le volte che la mia testa aveva to...