Cap.4 Bisogni

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<<Mamma, io oggi a pranzo non torno a casa, anzi, - si diresse in fretta in cucina, per prendere un cesto con qualcosa da mangiare - devo portare qualcosa con me. Oggi io e Chris mangiamo al lago, facciamo un pic-nic >>
La madre squadrava Edith con un'espressione interrogativa. Come al solito quella ragazza nascondeva qualcosa. E da quando in qua usciva tutti i santissimi giorni? Rimaneva in casa solo per pranzare, cenare e fare i compiti. Qui gatta ci cova.
<<Oh no mamma, non guardarmi in quella maniera, siamo solo amici>>
Cercava di ammettere Edith, più per convincere se stessa che convincere sua madre.
<<Si certo, amici. Buona uscita>>
La madre sparì dalla cucina verso una camera e non diede tempo ad Edith di ribattere.
Si conoscevano ormai da qualche mese. Si conoscevano profondamente. Eppure, non si erano mai toccati, mai una carezza, né la loro pelle si era mai sfiorata. Le loro mani non si erano mai intrecciate, anche se ormai per Edith era diventato un bisogno. Voleva sentirlo. Sentire che effetto le avrebbe fatto il contatto con la sua pelle. Che sensazioni si fossero scatenate in una sua carezza.
Può nascere l'amore senza un contatto? Ci si può innamorare della voce, dei racconti, della passione trapelata dalle sue storie. Ci si può innamorare di due occhi azzurri per come ti guardano, per come ti cercano. Ci si può innamorare di una pelle chiarissima senza averla mai sfiorata, di due labbra screpolate per il freddo senza averle mai assaporate. Ci si può innamorare di un'anima senza aver tenuto tra le braccia un corpo, respirando solo il suo profumo e vissuto senza respiro quell'attimo in cui il suo fiato ti ha accarezzato la guancia, per puro caso, per destino?
C'è chi crede di si, ma anche chi è troppo scettico per crederci fino in fondo, o magari chi ha bisogno di un contatto fisico per rendersene davvero conto. Per dire: si è reale, ed io lo amo. Quest'ultimo era il caso di Edith. E lei dopo lunghe riflessioni lo aveva capito.
Prese con abbattimento d'animo quel cestino pieno di roba e si diresse verso il lago.
Era una Domenica molto afosa. Era alle porte la primavera e si sentiva il sole caldo intiepidire la pelle.
Erano soliti incontrarsi lì. Appena arrivò lo vide davanti a se. Come al solito il suo sorriso le splendeva negli occhi molto più luminoso del sole stesso. Era tutto per lei. Si avvicinarono, si dissero un "Ciao", le loro labbra bruciavano di quel saluto negato, di quel bacio che indugiava da tempo, ma che non si era ancora lasciato vivere.
Stesero la coperta e si sedettero tutti e due uno di fronte all'altro. Si misero un po' a parlare, del più e del meno, mentre Edith toglieva fuori dal cestino i tramezzini, le patatine e tutte quelle cose buone da mangiare che aveva preparato con amore e le poggiava sulla coperta.
Mangiarono in tutta calma, guardavano un po' il lago in silenzio, poi di colpo Chris le raccontava le sue avventure sulla neve quando sciava d'inverno e ridevano, e Edith lo guardava con attenzione, ma soprattutto con malinconia. Lui se ne accorse.
<<C'è qualcosa che non va piccola?>>
Chiese chinando il suo bel viso verso di lei. Era un po' nervoso. Cavolo è strana oggi... che si sia stancata di questa situazione? Cazzo Chris, la consoci ormai! È diventata tutto il tuo mondo... e allora perché non la tocchi? Ne ha bisogno, non lo vedi? Ed anche tu!
Chris aveva sempre paura che Edith prima o poi si stancasse di quella situazione. Aveva una paura fottuta di perderla.
<<Io? No, no Chris non è niente. Tranquillo>>
Ma i suoi occhi non avevano quella luce meravigliosa di cui Chris si era innamorato. Non stava dicendo la verità. Cosa le stai facendo Chris? Non sta ridendo! E tu ti eri ripromesso che avresti fatto di tutto per non farle perdere mai il sorriso...
<<No, Edith. Dimmi cos'hai. Non hai voglia di stare qui con me?>
Edith lo guardò con meraviglia, gli occhi erano confusi, sorpresi. Chris capì che Edith non si aspettava quella domanda. Dimmelo Edith... dimmi la verità..., pensò il ragazzo.
<<No, per nulla. Adoro stare in tua compagnia e lo sai. Solo che, alle volte ho l'impressione di stare a parlare con un fantasma! Non posso avere la certezza che tu esista davvero.>>
Oh si, Chris sapeva benissimo a cosa si riferisse. Non lo aveva mai toccato. Per quanto poteva sembrare meraviglioso questo legame che si era instaurato era... incompleto. La stava costringendo a stare lontano da lui e questo non poteva sopportarlo. Doveva provare a fidarsi di lei. Infondo dagli estranei non riusciva a farsi toccare, ma lei, lui la conosceva più a fondo di chiunque altro e lei viceversa. Doveva riuscirci. Almeno provare. In un modo o in un altro. Magari andando per gradi, facendo un passo alla volta poteva arrivare a toccarla. Se solo ci fosse riuscito non l'avrebbe lasciata andare più. Ma come riuscirci?
<<Hai ragione, io... Io sono uno stupido a costringerti a...>>
Lo interruppe.
<<No, non dire a stare con te Chris. Io voglio stare con te, non mi sono mai sentita così. Ma scusami, ho sbagliato io, non ne parlerò più, non ti toccherò... non voglio rovinare tutto...>>
<<No, no Edith... sono io che non voglio rovinare tutto, non dire che sbagli tu, che non ne parli o che non mi toccherai... non dirlo perché mi sentirei anche di più uno schifo... voglio trovare una soluzione, perché desidero toccarti e vorrei anche tu mi toccassi... ma non so come fare a superare quest'ostacolo... so solo che devo trovare una soluzione, perché non voglio e non posso permettermi di perderti...>>
<<Io una soluzione ce l'ho ma non so se a te può andare bene...>>
Edith aveva un'espressione di profonda concentrazione. Chris aspettava che gli confidasse l'idea che l'era venuta.

<<Toccami>>

Proruppe Chris di getto. Edith si bloccò.

Oddio Chris... me lo hai detto davvero? Non posso crederci, il mio più grande desiderio si stava avverando... lo avrei toccato... ma... se si tirasse indietro? Se non gli piacesse toccarmi? Se non gli causerò nessuna emozione? Nessun brivido? Oh avanti Edith, se non provi non lo saprai mai... cavolo che faccio?

Lo guardava con estrema attenzione. Aveva paura di farlo fuggire.

<<Toccami Edith, ti prego>>

Aveva gli occhi chiusi, tendeva una mano verso di lei. Si stava fidando, le stava dando questa stupefacente possibilità, non poteva tirarsi indietro.
Oh posso farcela! Se lui ha fiducia in me posso fidarmi! Non posso deluderlo!
Allungò piano la mano. Esitò piano, indugiò vicino le dita. Poi delicatamente, sfiorò i polpastrelli, uno ad uno. Sentì che tremava, un brivido lo percosse ed anche a lei. Aprì di colpo gli occhi, rubò il suo sguardo. Le sorrise.

<<Ce l'ho fatta>>

Disse lievemente, non riusciva a crederci. Edith chiuse gli occhi, si stava cullando nelle sensazioni meravigliose ed intense che stava sentendo. Lo sentì avvicinarsi piano, ma non badò ai suoi movimenti, era troppo presa dal quel momento.

Quel bruciore sulle labbra si placò. Erano intrecciate le une con le altre. Si stavano contorcendo intorno alle labbra dell'altro. Danzavano, lentamente si assaporavano. Le sue labbra si schiusero: Erano in ecstasy.
Quel bacio sembrò non finire mai. Si scambiavano baci teneri e innocenti alternati a baci più intensi e passionali. ogni tanto lo vedeva che si detraeva come d'istinto e poi si riavvicinava a lei lentamente. Aveva ancora paura. Ma Edith lo sapeva, sarebbe andata sempre meglio. Si tennero per tutto il tempo per mano, si stringevano forte e si accarezzavano le dita e il dorso. Erano di fatto una coppia. Anche se definirsi coppia non era poi il termine adatto. Oh, no. Era del tutto limitato. Per tutto quello che avevano dovuto superare e sopportare per arrivare ad essere come erano in quel momento non potevano solo definirsi una coppia. Erano di più, molto di più.

Trovarsi, poi perdersi. || &quot;Storie di Niente&quot; di E.A.ParsonsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora