Capitolo 4~ Il tuo riflesso nei miei occhi

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Le parole successive sembravano scolpire nel tempo nuovi e bei ricordi, i migliori che io possa rammentare e nulla dava l'impressione che la tempesta si stesse avvicinando sempre di più sul paesino. Centinaia di nuvole coprirono in un batter d'occhio l'intero cielo e tutto intorno scurì dando l'idea di essere passati dalla mattina alla sera in pochi secondi.
"Ti va di andarci a mangiare qualcosa di caldo in qualche ristorante?"
"Gerard, non siamo mica a New York!" gli feci notare "qui a mala pena c'è un supermercato!"
"Allora prendiamo un po' di verdura e ci cuciniamo una bella minestra".
Risolse immediatamente Gerard.
Io non capivo come non cadeva mai giù di morale. Non che fosse sempre allegro e con lampi di genio, anche lui aveva i suoi momenti bui quasi quanto i miei ,ma riusciva a mascherarli bene.
Davvero molto bene.
Avevo sempre desiderato conoscere il suo segreto e riuscire a non dare a vedere i miei turbamenti ma sono come un libro aperto e Gerard lo aveva capito subito dal primo istante che mi guardò negli occhi. Posso solo constatare che ciò che vide la prima volta riflesso nei miei occhi furono i suoi. Erano vuoti, purtroppo anche loro.

La metropolitana non era mai stata così buia e fredda come quella notte d'inverno nella quale tutte le persone con un briciolo di cervello non sarebbero mai uscite a fare le solite faccende. Tutte tranne Gerard. Aveva voglia di trovare l'ispirazione per nuove opere anche se quasi tutte le sue speranze erano andate perse.
Scese sotto e il silenzio lo avvolse. Era strano eppure era tutto normale, finché delle misteriose urla non lo fecero mettere in allerta. Non vedeva nessuno ,ma le urla continuavano ad avvicinarsi e finalmente capì che volevano dire.
' Fan...lo!! Stronzo di un... senza cuore!! Crepa al più presto!! Muor...!! Voglio vederti sotto...'.
Gerard era quasi terrorizzato ,ma in fine vide solamente un esile corpo barcollare e perdere l'equilibrio in continuazione finché non rimase steso a terra con del sangue che gli scendeva lento dal palmo della mano fino a terra. Corse immediatamente in aiuto ma questo aveva quasi perso completamente conoscenza. Rialzato il corpo leggerissimo del ragazzo e tenendolo stretto tra le braccia decise di portarlo a casa sua al caldo e al sicuro da un mondo che non ha pietà neppure per un essere umano con il cuore infranto.

Trovammo tutto l'occorrente per preparare la migliore minestra di sempre e finalmente potremmo tornare a casa. Nessuno di noi due disse una parola durante il tragitto e nei casi estremi erano i gesti ad avere un loro linguaggio. Più istantaneo, devo ammettere.
Ad un tratto sentii uno strano rumore simile al rombo di un motore che sta per lasciare le cuoia da un momento all'altro e subito scoprì che si trattava proprio di un auto nera con musica a tutto volume. Questa veniva lentamente verso la nostra direzione. Non eravamo preoccupati,anzi pensavamo che fosse qualche povera anima che aveva sbagliato strada e cercava qualcuno che avrebbe potuto dare delle informazioni per riprendere la giusta direzione.
Come al solito mi sbagliavo.
Accostò affianco a noi e dal finestrino davanti risaltava una figura tarchiata con delle braccia muscolose messe in evidenza da molti tatuaggi che andavano a ricoprirle. Aveva uno strano taglio di capelli rasato ad entrambi i lati con il solo ciuffo lungo biondo ricadente sull'ampia fronte. Indossava un paio di occhiali da sole neri che coprivano quasi tutto il volto squadrato.
Per un attimo credetti alla mia supposizione, ma capii quasi immediatamente che Gerard pensava tutt'altro.
"Avete afferrato il messaggio?"
Domandò sarcastico il ragazzo tatuato facendo avvertire delle risate che provenivano dall'interno dell'auto.
Non era solo.
Immediatamente trovai il volto dello stronzo che aveva scritto quella frase orribile sul muro di casa nostra e una rabbia improvvisa mi invase e ogni parte del mio corpo brulicava di sana vendetta e questa non sarebbe stata la prima volta che abuso di istinti omicidi.
Una volta al liceo vi era una ragazza, la mia unica amica, che frequentava la mia stessa classe e molte volte ,per non dire spesso, veniva presa di mira da bulletti cretini che non erano in grado neanche di fare due più due e, anche se di rado, usavano le mani contro di lei. Però, un giorno quando la vidi tornare in classe con un occhio nero spiegandomi che aveva perso l'equilibrio per le scale ed era caduta, io persi letteralmente la testa e non appena la campanella suonò corsi verso quei bastardi senza cervello e abbandonato il mio autocontrollo, basato sull'analisi delle conseguenze, li picchiai senza pietà. Anche io, però, ne presi di calci e pugni. Per questo casino mi beccai una sospensione di un mese, ma rimasi soddisfatto del mio lavoro e per tutti gli anni rimanenti non si avvicinarono neanche di un millimetro alla mia amica.
Una cosa era chiara:avrei potuto strappare quel ciuffo biondo ossigenato senza alcun problema, ma c'era una persona da tenere molto da conto: Gerard.
Avevo promesso un po' di anni fa che avrei smesso di mettermi in mezzo ai guai e di analizzare bene le conseguenze delle mie azioni. In sintesi se picchi qualcuno aspettati dei problemi in futuro. Avevo sempre avuto traversie con bulli, omofobi, violenti e imbecilli di ogni genere. Ero quel tipo di persona che cammina per la propria strada e si fa i fatti suoi, ma quando si trattava di proteggere o aiutare i più deboli io correvo subito anche se sapevo che ci avrei rimesso un occhio nero o un braccio rotto.

Continuava a mantenere gli occhi chiusi.
Respirava lentamente e osservandolo Gerard perse ogni cognizione del tempo.Non riusciva a distogliere lo sguardo da quel corpo addormentato che giaceva indisturbato nel suo letto. I muscoli del viso erano rilassati e i folti capelli scuri erano sparsi disordinatamente sul morbido cuscino e lentamente stavano donando il loro dolce profumo.
Un profumo dal quale non si sarebbe mai separato.
Gerard voleva in qualche modo regalare quel momento stupendo a una tela bianca, ma non riusciva a distogliere i suoi occhi da quel bambino con le sembianze di un ragazzo che aveva perso ogni speranza di sorridere di nuovo.
E Gerard sperava di rivedere quel sorriso.

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