L'ultimo giorno di scuola in Italia, per me, era quasi giunto al termine.
Gli ultimi cinque minuti dell'ultima ora chiesi alla professoressa se potevo dire due parole alla classe.
«Allora ragazzi, beh che dire... Mi mancherete tanto quando sarò a Los Angeles. Non ho la più pallida idea di cosa apettarmi da questo nuovo capitolo della mia vita e soprattutto non so se troverò persone fantastiche come voi che mi aiuteranno a scriverlo. Ho passato 4 anni fantastici con voi e solo al penisero che quando mi sarò trasferita vi potrò rivedere solo durante le vacanze, mi fa piangere il cuore. Vi voglio bene.»
A quelle parole partirono dei piccoli singhiozzi da tutta la classe.
La prof mi diede una pacca sulla spalla e mi fece cenno di ritornare a posto.
Suonò la campanella ed uscimmo tutti dalla classe.
Aspettai fuori in cortile i miei amici delle altre sezioni per salutarli un'ultima volta, poiché sarei dovuta partire il giorno stesso.
Salutai bene o male tutti e tornai a casa.Arrivata a destinazione presi le chiavi per aprire la porta, quando mi sentii chiamare da dietro. Era una voce familiare, molto familiare.
Mi girai di scatto.
Era il mio ragazzo, Federico.
«Fede!» gli corsi in contro e lo abbracciai.
«Piccolina...» disse con un filo di voce «Ti amo.»
Potevo ben percepire la tristezza che provava in quel preciso momento.
«Ti amo anche io Fede. Mi mancherai tanto».
Gli diedi un bacio e mi staccai dal lungo abbraccio.
Chinai la testa ed iniziai a fissare l'asfalto.
«Piccola, anche tu mi mancherai»
Mi mise due dita sotto il mento e mi alzò la testa, in modo da poterlo guardare negl'occhi.
I suoi occhi color nocciola mi facevano impazzire ogni volta.
Ci guardammo a lungo, senza proferire parola.
Mi prese il viso tra le mani e delicatamente lo avvicinò al suo.
Mi alzai in punta di piedi, dato che lui era più alto di me, e lo baciai.
Dai suoi occhi uscirono lacrime e, a quella vista, mi si strinse il cuore.
Gli asciugai le lacrime e gli dissi che non doveva piangere e che ci saremmo rivisti d'estate.
Lui abbozzò un sorriso e mi strinse a se.
Con tanta tristezza lo salutai ed entrai in casa.
Andai in camera mia e posai lo zaino sul pavimento, poiché sul letto c'erano tutte le valige.
Misi le ultime cose dentro e scesi giù in cucina per mangiare.
Appena finii mi avvicinai al lavabo e lavai il mio piatto.
Andai in bagno, mi lavai le mani e salii spedita in camera.
Mi sedetti sulla mia vecchia sedia a dondolo, attaccai le cuffiette al telefono e iniziai ad ascoltare la musica.
La musica era una delle poche cose che riusciva a farmi rilassare, insieme a Federico.
Quel ragazzo mi faceva impazzire, era perfetto.
Aveva i capelli marrone scuro, abbastanza corti. Gli occhi di un color nocciola che con il riflesso del sole, accennavano delle piccole pagliuzze gialle. Un sorriso perfetto.
Era alto e abbastanza muscoloso.
Aveva un anno in più di me. Lui aveva 18 anni ed io 17.
Era molto simpatico e dolcissimo.Si fecero le 16:20 ed alle 17:10 avevamo il volo, quindi andammo all'aeroporto.
Facemmo il check-in e ci dirigemmo verso il gate numero 7.
Salimmo sopra l'aereo e ci mettemmo ai posti a noi assegnati. Il 18b era il mio sedile, ma appena mi avvicinai vidi un ragazzo; avrà avuto la mia stessa età, se non qualche anno in più. Aveva il ciuffo tirato in su, i capelli erano di un biondo miele fantastico. Aveva gli occhi color ghiaccio ed un piccolo anellino nero al labbro inferiore che stringeva tra i denti.
«Scusami» iniziai con un po' di imbarazzo «questo è il mio posto.» gli avvicinai il biglietto davanti alla faccia e gli indicai il numero 18b.
Il ragazzo mi squadrò dalla testa ad i piedi e dopo iniziò a parlare, mostrandomi un lieve sorriso.
«Ah, scusa, volevo stare dalla parte del finestrino. Aspetta solo un attimo che mi sposto.» aveva una voce calda, bellissima.
«No, fa niente. Stai pure.»
«Okay, grazie.» sorrise ancora e girò la testa verso io finestrino.
Riposi il mio zaino nel portabagagli e mi misi a sedere.
Presi le cuffiette dalla tasca della felpa blu che stavo indossando e le attaccai al telefono.
Ascoltai i The Neighbourhood per quasi tutto il viaggio, erano il mio gruppo musicale preferito.Appena entrati in casa, la iniziai ad ispezionare.
Era abbastanza grande.
C'erano due giardini, uno di fronte e l'altro dietro la casa. Quello dietro era leggermente più grande ed era circondato da alcune siepi.
Al piano di sotto si trovava l'ampio salotto, con la cucina a vista, ed un bagno.
Al piano di sopra c'erano un altro bagno, uno stanzino e tre camere da letto
Una per me, una per mio fratello e una per mia madre.
Poi, infine c'era la soffitta.Finito il "giro turistico" scelsi quella che sarebbe stata la mia camera da letto. Scelsi quella in fondo al corridoio con la finestra che dava sul giardino nel retro. Entrai dentro la stanza già ammobiliata e mi buttai a peso morto sul letto.
Ero davvero stanca; i viaggi di lunga durata non fanno affatto per me.Verso ora di cena scesi in cucina e trovai mia madre già alle prese con varie padelle, così, mi misi a guardarla mentre cucinava.
«Ti trovi bene con questi fornelli?» le dissi scherzosamente.
«Oh sisi, vanno molto meglio di quelli che avevamo prima!»
Mi misi leggermente a ridere, per poi mettermi ad apparecchiare la tavola, lavarmi le mani e sedermi.
Finii di mangiare e tornai su in camera.Volevo messaggiare con Federico, ma in Italia erano circa le 4 di mattina, quindi decisi di scrivergli quando mi sarei svegliata la mattina seguente.
Improvvisamente iniziai a pensare.. E se Federico trovasse un'altra e mi tradisse? Se non ce la facesse più a stare in questa relazione con me?
Riordinai velocemente tutti questi pensieri quando qualcuno bussò alla porta.
«Avanti» urlai.
Era mio fratello Alex.
«Cosa vuoi?» sbuffai.
Non avevo mai avuto un bel rapporto con mio fratello. Fin da quando eravamo piccoli, lui ed i suoi amici non facevano altro che prendermi in giro. Forse è anche per colpa sua se non ero tanto sicura di me stessa.
«Nulla, ha detto mamma che hai il mio caricabatterie in valigia, quindi, con permesso me lo prendo.»
«Fai pure.»
Gli indicai la valigia e lui si avvicinò ad essa.
Prese il caricabatterie ed uscì.
Quanto mi dava fastidio il suo comportamento. Così menefreghista ed acido.
Borbottai e scesi giù dal letto.
Presi un po' di vestiti dalla valigia e li riposi accuratamente nell'armadio.
Successivamente, presi il pigiama e me lo infilai.
Mi misi sotto le coperte e, dopo poco, mi addormentai in un sonno profondo..---
SPAZIO AUTRICE
Ecco a voi il primo capitolo, spero vi piaccia.
Non sempre farò questi piccoli spazi. La maggior parte delle volte sarà per dirvi/chiedervi qualcosa.
Se vi va, lasciate un piccolo commento, per farmi sapere se la storia vi piace.
Al prossimo capitolo.
-Giors xx