Capitolo 14 - Un pomeriggio con Michael

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Mi svegliai di soprassalto quando sentii sbattere una porta.
Scesi le scale e vidi mio fratello con delle valige in mano.
«IO ME NE VADO!» urlò.
«Ma dove vuoi andare? Sono le 6 del mattino. Ripigliati.» dissi stropicciandomi gli occhi.
Dopo poco arrivò mia madre.
«Cosa sta succedendo qui?» chiese.
«Non lo so, tuo figlio sta dando di matto.
Io vado a dormire, buonanotte.» dissi salendo le scale.
Entrai in camera mia e da li sentii le urla di mio fratello e quelle di mia madre che cercavano di calmarlo.
«Ah, non lo capirò mai.» pensai ad alta voce.

Intanto dalla finestra si intravedevano i primi barlumi del giorno. Che spettacolo.
Amavo, e amo tutt'ora, sia l'alba che il tramonto, è così bello vedere il cielo dipingersi di svriate sfumature di colori. È rilassante, ed io adoro le cose rilassanti.
Anche la notte mi affascina. Vedere la luna con tutte le stelle che le danzano intorno, è uno spettacolo fantastico.
Mi ricordo che quando vivevo in Italia, passavo le notti d'estate sul mio piccolo balcone a guardare le persone fare una passeggiata, magari portandosi dietro il proprio cane, aspettando l'alba.

Smisi di pensare ai rilassanti momenti dell'estate quando mia madre aprì la porta di scatto.
«Tuo fratello ha deciso di tornare in Italia. Va a vivere con tuo padre.» mi informò.

"Tuo padre" quelle due parole mi fecero quasi ridere.
"Quell'uomo non si può definire un padre, dopo tutto quello che mi ha fatto, anzi che ci ha fatto.. E mio fratello, che non lo poteva vedere, che lo chiamava per nome invece di papà.. Ora ci va a vivere?" pensai.

«La vita è sua, facesse quel che gli pare.» mi limitai a rispondere per poi rigirami nel letto così da non poter vedere la faccia di mia madre.
«Ha detto che aveva fatto i biglie...»
Mi alzai dal letto.
«Senti mamma, non mi interessa nulla della sua vita, va bene? Vuole andare a vivere da papà? Bene, cavoli suoi. Mamma ha 19 anni ormai. Accetta il fatto che sta diventando un adulto e che può fare quello che vuole.»
Rimase pietrificata, non si aspettava certe parole da me.
«Hai ragione, devo farci l'abitudine.» disse abbassando la testa.
«Ora mamma, scusa, ma ho sonno. Potresti andare?» chiesi il più gentilmente possibile.
«Certo. Riposati.» disse uscendo dalla porta.

"Forse sono stata troppo dura con lei, dopo tutto quello che ha fatto per me non si merita questo." pensai mentre mi stendevo.

Vedere la sua reazione alle mie parole mi fece un po' male, ma nonostante tutto ripresi sonno e mi addormentai velocemente.
Mi risvegliai che erano le 10:45 circa.
Accesi il telefono e mi ritrovai vari messaggi da alcuni gruppi.
Li lessi velocemente e bloccai il telefono.
Scesi giù a fare colazione e trovai un bigliettino sul frigorifero.

"Sono a fare alcuni servizi..
Torno stasera, fai quello che vuoi.
Ti voglio bene.
-Mamma xx"

Presi una tazza dopo aver letto il biglietto, ci misi un po' di latte ed alcuni cereali.
Presi poi un cucchiaio e salii in camera.
Mi sedetti sulla scrivania e nel frattempo aprii Instagram.
Mentre scorrevo sulla home ricevetti una chiamata da Michael.

"Pronto, Michey?"
"Ehi Ari. Ti va se oggi ti vengo a prendere prima?"
"Se vuoi puoi venire a pranzo da me, oggi ho casa libera. Magari guardiamo un film o robe del genere e poi andiamo al Luna Park."
"Perfetto."
"Tra quanto vieni?"
"Non so, verso le 12?"
"Va bene, ti aspetto."

Riattaccò la chiamata ed io ripresi a mangiare i miei cereali.
Appena finii andai in cucina a lavare la tazza e tornai di nuovo su per cambiarmi.
Mi misi dei leggins ed una felpa.
Poi andai in bagno e mi raccolsi i capelli in una coda alta, non avevo voglia di truccarmi, quindi non lo feci.
Avevo ancora molto tempo prima che Michael arrivasse, ma decisi di fargli trovare casa pulita, così mi misi a fare alcune faccende.
Alle 12:07 suonarono il campanello; saltellai fino alla porta, impaziente di abbracciare il mio amicone dai capelli colorati ed aprii.
«MICHAEL!» gli saltai addosso stritolandolo in un abbraccio.
«Mi sei mancata pure tu Ari.» ridacchiò tenendomi stretta in modo che non potessi cadere.
Chiuse la porta alle sue spalle e ci portò sul divano.
Mi appoggiò delicatamente sulla stoffa morbida in camoscio e si sedette accanto a me.
«Che figo che sei rosso.» dissi notando il suo nuovo colore di capelli.
«Ehi, io sono sempre figo.» rispose scherzosamente toccandosi la chioma rossa e facendo la tipica faccia da sassy queen.
«Ma smettila!» gli diedi una pacca sulla spalla e mi misi a ridere.
«Ho detto semplicemente la verità.»

«Allora, che facciamo adesso?» continuò subito dopo.

«Mh, io avrei voglia di serie tv. Tu che dici?»
«Hai i popcorn?»
«Certo.»
«Andata per la serie tv.»
«Brooklyn Nine Nine?»
«Perfetto.»
Mi fece l'occhiolino e mi alzai per prendere i popcorn.
Ritornai con una ciotola piena e passai il telecomando a Michael.
Guardammo la tv per circa un'oretta e alle 13:24 decidemmo di preparare il pranzo.
Mi misi ai fornelli mente Michey metteva la tavola.
Mangiammo e misi i piatti a lavare.
«Ottimo pranzetto Arianna, complimenti.» disse iniziando a battere le mani.
«Grazie, grazie.» risi mentre feci un inchino.
«Beh, allora.. che si fa adesso?»
«Non lo so, vuoi vedere la casa? La mia camera è decisamente il pezzo forte.»
«Molto volentieri.»
Salimmo le scale e dopo avergli mostrato tutte le stanze entrammo in camera mia.
«Ta-daaaa» esclamai aprendo la porta.
«Wow, è davvero figa. Mi piace molto il blu delle pareti e tutte le foto attaccate a quel filo di spago sopra la testa del letto insieme alle lucine danno quel tocco molto fashion.»
scoppiai a ridere
«Non lo sapevi? Io sono molto fashion, davvero molto fashion.» dissi per poi mettermi in pose stupide.

«ALLORA ARIANNA MUOVITI!» sbraitava Michael aspettando che mi cambiassi.
Scesi di corsa le scale e mi avvicinai a lui.
«Per metterti una maglietta e un jeans ci metti cinque ore?»
«Caro Michael, sappi che mi devo pure truccare, fare i capelli, scegliere le scarpe da abbinare con i vestiti, ovviamente devo scegliere pure i vari accessori e robe da donna che tu non capiresti mai, quindi per favore zitto e attendimi quando mi preparo.» sorrisi.
«Zitto e attendo, okay. Ora possiamo andare?» chiese buttando gli occhi al cielo.
«Certo.» sorrisi di nuovo scompigliandogli i capelli.
Sbuffò ed uscimmo di casa.

Secret Love||Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora