Prologo

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"Che fortuna! Non ci credo!"

Finalmente, per una volta nella mia vita, la dea bendata era dalla mia parte. Riuscire a posteggiare la macchina proprio davanti alla scuola non era avvenimento da tutti i giorni. Decisi che l'avrei festeggiato concedendomi un dolcetto quella sera. Scesi dalla mia bambina, prendendo lo zaino dal sedile del passeggero. Dio, quanto adoravo la mia macchina. Insieme a mio padre ero riuscita a mettere in sesto una Mustang Fastback del 68. Quando l'avevamo trovata, parcheggiata nell'angolo più remoto del concessionario dove avrei dovuto comprare una macchina usata, il proprietario aveva detto che sarebbe stato impossibile metterla a posto. I pezzi erano difficili da trovare, aveva detto. Beh, per una volta io e mio padre avevamo deciso di tentare la fortuna e la acquistammo. Ci impiegammo circa 6 mesi a metterla apposto e a trovare tutti i pezzi. Ci lavoravamo ogni sera dopo lavoro, più tutto il giorno nei periodi di vacanza. Ora avevo davanti agli occhi il mio gioiellino, la mia bellissima auto nera e bordeaux. 

Mi incamminai verso la scuola, ancora incredula della fortuna che mi era capitata poco prima. Mi guardai intorno, aspettandomi di trovare una massa di studenti che aspettavano che iniziassero le lezioni. Invece, non c'era nessuno. Non si sentiva volare una mosca. Guardai l'orologio. Che strano, segnava ancora le 8.10. L'ultima volta che lo avevo controllato, segnava la stessa ora, più o meno mezz'ora fa. 

"Oh, no.. vuoi vedere che si è fermato?" Guardai il telefono e con orrore vidi che erano le 8.45. 

"Cazzocazzocazzo" Ero in ritardo il mio primo giorno di college. Ecco, la mia fortuna era durata neanche due minuti, come al solito.

Iniziai a correre, fermandomi solo per aprire la porta principale. Corsi per i corridoi deserti, guardandomi i piedi perché non volevo cadere e rompermi l'osso del collo. Ero così attenta a guardare in basso che neanche mi accorsi che davanti a me si trovava un muro. Lo colpii in pieno. 

In un attimo, mi ritrovai per terra, e un dolore lancinante al sedere mi travolse. Infatti, sbattei proprio sull'osso sacro, e il mio zaino volò qualche metro più in la.

"Hey! Guarda dove accidenti metti i piedi!" disse una voce maschile, profonda e vagamente incazzata.


Solchi nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora