Incontri sfortunati

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Il risveglio fu traumatico. Vince mi svegliò tirandomi una cuscinata in faccia, urlandomi nell'orecchio che era tardissimo e intimandomi che se non mi fossi svegliata di lì a 2 secondi mi avrebbe presa per le caviglie e trascinata in cucina. Aprii gli occhi e guardai la sveglia: le 8.00

"MERDA! Merdamerdamerda!" Non potevo essere di nuovo in ritardo! Le lezioni sarebbero cominciate alle 8.30 e io dovevo trovare il tempo di vestirmi, fare colazione e lavarmi, visto che la sera prima mi ero addormentata sul divano e non ne avevo avuto il tempo. Non necessariamente dovevo fare tutto in quest'ordine. Mi precipitai in bagno e cercai di farmi la doccia più corta della storia delle docce brevi. Ci misi 5 minuti, poi corsi di nuovo in camera e mi vestii nonostante fossi ancora un po' bagnata. Indossai un paio di boyfriend jeans strappati chiari, una maglietta con scollo a v bianca e un cardigan nero, insieme ai miei inseparabili stivaletti di pelle nera con le borchie. Legai i capelli umidi in uno chignon alto, mi misi anche un cerchietto nero per togliere dalla faccia alcuni ciuffi che uscivano dalla crocchia e corsi, tanto per cambiare, in cucina, dove trovai una dolce sorpresa.

"Wow! E queste?" chiesi, indicando le due ciambelle con la glassa di cioccolato appoggiate al ripiano della cucina. "Queste le ho prese stamattina, due per te e due per me. Mi sono ricordato che adori il cioccolato, sono l'amico gay più dolce che tu potessi mai avere. C'è anche il tuo adorato cappuccino qui." Indicò una tazza di quelle da portare via, ricolma di quel liquido paradisiaco. "Dai, abbiamo giusto 15 minuti per essere in classe, andiamo!"

Afferrai il cibo e uscimmo di casa. Proprio mentre Vince stava chiudendo la porta di casa, dall'appartamento di fronte uscirono Luke e Noah, anche loro in ritardo a quanto pare.

Noah mi scoccò uno sguardo divertito, e mi squadrò dall'alto in basso esattamente come fece ieri sera. "Niente ciabatte pelose stavolta?"

"Non sono pronta ad affrontarti di prima mattina, anzi a dire il vero non sarò mai pronta." Un lampo divertito balenò nei suoi occhi. "Non ti smentisci mai. Hey, visto che a quanto pare qui non siamo gli unici ad essere in ritardo, vi va di venire con noi?" Propose, sorridendo. "A quanto pare ti sei svegliato di buon umore oggi, hai lasciato la tua stronzaggine a letto a dormire?" Chiesi, senza rispondere alla sua offerta. "Può darsi, ma a quanto pare tu non hai dimenticato la tua. Dai, venite o no?"

Scoccai un' occhiata a Vince, che sembrava sul punto di accettare, ma lo fermai in tempo. "Niente da fare, devo far sgranchire un po' il motore alla mia bambina" dissi, scocciata. "Non sapevo avessi una figlia, Lux."

Lux? Chi diavolo è Lux? Quando vide il mio sguardo confuso mi disse: "Non ti piace il tuo nuovo nomignolo, Lucinda? Io lo adoro. In latino vuol dire Luce. Sei la Lux dei miei occhi tesoro."

Roteai gli occhi, schifata. Ma... aspetta come faceva a sapere il mio nome? Mi girai verso Vince, che aveva dipinta in viso un'espressione colpevole. "Vince!" Sbuffai.

"Non te la prendere con lui, l'ho incrociato stamattina e me lo sono fatto dire. La mia era pura e semplice curiosità da vicino di casa. Ora, visto che mancano solo 10 minuti, direi proprio che è il caso di avviarci." Detto questo ci rivolse un segno di saluto e corse giù per le scale, seguito a ruota da Luke che durante tutta la conversazione non aveva detto niente.

Una volta in macchina, misi in moto la mia bambina e mi avviai.  "Lucy... scusami ma me l'aveva chiesto e non pensavo ci fosse niente di male nel dirglielo." iniziò Vince. "Stamattina tornando dal bar di sotto l'ho visto mentre cacciava di casa una di quelle due ochette che abbiamo visto ieri. Ha cercato praticamente di estorcermelo di bocca." Mentre mi spiegava com'erano andati i fatti, mangiai di gusto le due ciambelle che mi aveva portato. Anzi, le divorai in pochi bocconi.

"Vince, nessun problema. L'avrebbe scoperto comunque, ma meno ho a che fare con lui più io e i miei nervi siamo contenti. Gli hai detto altro?" "No, a parte il fatto che eri ancora a letto che ronfavi!" Esclamò, ridendo. "Che grande amico che sei! Per stavolta ti perdono, solo perché mi hai portato le ciambelle stamattina." "Me lo ricorderò ogni volta che ti farò un torto, tesoro!" E mi scoccò un bacio sulla guancia.

Quel giorno ebbi due ore di fila di storia dell'arte, che ovviamente significava passare due ore a chiacchierare con Con. Le raccontai gli avvenimenti di ieri sera, e scoppiò a ridere quando le dissi che avevo avuto l'intenzione di fare una strage nell'appartamento di Noah con addosso il pigiama e le mie adorabili ciabatte di pelo. "Che fortuna che abiti di fronte ai ragazzi più sexy del college, anzi del mondo intero!" Disse. "Ma, voglio dire, ti rendi conto della tua fortuna? Abiti con Vince e davanti hai Noah e Luke! Se Vince non fosse gay avresti tre bei pezzi di ragazzi tra cui scegliere. Ma mio cugino è gay, e Luke è mio, per cui... ti rimane Noah!" Mi rivolse un sorriso malizioso. "Sei proprio esagerata, Con! Intendi Mister Sonofigoemenerendoconto? Naaah, grazie ma passo! Ho visto di meglio." Mentii spudoratamente.

Avrei veramente dovuto concentrarmi di più durante storia dell'arte, non ricordavo niente di quella lezione. Quint aveva blaterato qualcosa sulle statue greche, o almeno mi pare. Quel pomeriggio mi sarei messa in pari. 

Alla terza ora mi avviai verso l'aula della professoressa Everdoom, quella di inglese. Fui una delle prime ad entrare, per cui presi posto in fondo, vicino alla finestra. Ero immersa nei miei pensieri e guardavo il prato fuori, per cui non mi accorsi quando la sedia vicino a me si spostò e venne occupata da qualcuno. Mi girai, solo per incontrare due occhi familiari. Che fortuna! Pensai, ironica. Non sapevo che frequentasse quel corso. Speravo di avere solo inglese in comune con lui.

"Noah" Gracchiai a mo' di saluto e mi rigirai verso la finestra. "Lux, che bello rivederti" disse, divertito. "Noah, odio quel nomignolo, veramente. Ah, e per tua informazione, non ho una figlia, stamattina mi riferivo alla mia macchina" Mi girai verso di lui e lo trovai con i piedi sopra il banco, in una posizione di precario equilibro sulla sedia. "L'avevo capito, sciocchina. A proposito, gran bella macchina. Anche io ho una Mustang sai, ma la mia è la Boss 302." Mi brillarono gli occhi. Nonostante amassi la mia auto, quella variante di Mustang era decisamente il mio modello preferito. Noah notò lo scintillio che mi passò nello sguardo e disse, sorpreso :"Ti piacciono le auto?" Feci per rispondere ma venni interrotta da una voce severa. Alzai lo sguardo e vidi che la professoressa Everdoom era in piedi davanti alla cattedra e stava iniziando la sua lezione. Non risposi quindi a Noah e aprii il quaderno per prendere appunti. "Non mi scampi così, voglio sapere se ti piacciono le macchine" Mi chiese ancora Noah. Roteai gli occhi e tenni lo sguardo fisso sul quaderno, cominciando a scrivere le cose più importanti che stava dicendo la professoressa. "Mi pare di averti fatto una domanda, Lux. Esigo una risposta!" E mi strappò la penna di mano. "Hey! Noah, ridammela!" Dissi, forse a voce troppo alta perchè la Everdoom smise di parlare e si incamminò verso il nostro banco.

"Freeman, Willow! Mi sembrava di aver messo in chiaro il primo giorno di lezione che in questo corso di inglese sono bandite due cose: i ritardi e il baccano durante l'ora. Siccome è da dieci minuti che andate avanti a parlare degli affari vostri, sarò così gentile da permettervi di parlare ancora... Per un'altra ora dopo la lezione. Salterete il pranzo, miei cari. E mi aiuterete a sistemare i libri in biblioteca." Tuonò il mastino.

Ero incredula. Ci eravamo scambiati sì e no due frasi dall'inizio della lezione, non parlavamo certo da 10 minuti.

"Ma... il pranzo è un diritto di ogni studente! Non può negarcelo, è assolu-" Iniziò Noah.

"Quel diritto ve lo siete negato lo stesso istante nel quale avete deciso di aprire bocca! Ora, se volete scusarmi, tornerei a parlare di Thomas Hardy." Detto questo si girò e continuò la lezione.

Sentivo gli sguardi di tutti puntati addosso. Odiavo essere al centro dell'attenzione, era una cosa a cui ero stata fin troppo abituata, sin da piccola. Orecchie da Dumbo qui, orecchie da Dumbo lì. Non facevano altro che parlare di quello e dei miei problemi.

Scoccai uno sguardo fumante di rabbia verso Noah. "Sei uno stronzo" sussurrai.

Non replicò.

Come avrei fatto a sopportare un'ora in biblioteca insieme a lui?

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Spazio autrice

Ragazzi, sono riuscita ad aggiornare già la sera stessa. Non pensavo, visto che sono la persona più pigra di questo mondo, ma a quanto pare ce l'ho fatta. Spero di continuare così, e spero anche vivamente che la storia vi piaccia fin'ora! Baci <3

Solchi nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora