Ricominciare

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"Dio, Lucy... Sei proprio una catastrofista!" 

"Con... non è vero. Semplicemente non potrebbe mai funzionare!" 

Ero finalmente seduta in caffetteria, e cercavo di godermi il mio toast, ma non era molto facile ripensando agli avvenimenti accaduti poco prima. Finita l'ora di inglese, avevo inviato un messaggio a Vince avvisandolo che avevo avuto un contrattempo e che molto probabilmente li avrei raggiunti in caffetteria più tardi. Lui mi aveva detto che non ci sarebbe stato a causa di un impegno più tardi, ma sicuramente Con mi avrebbe aspettato. Io e Noah, alla fine dell'ora, avevamo raccolto le nostre cose e ci eravamo avviati verso la cattedra. La Everdoom era ancora intenta a sistemare fogli e appunti, ma ci sentì arrivare e disse: "Willow, Freeman. Andate in biblioteca, vi raggiungo in pochi minuti. Rivolgetevi alla signora Grady per sapere cosa dovrete fare oggi. E siete fortunati che vi abbia dato solo un'ora di punizione, altri studenti per molto meno hanno dovuto passare il pomeriggio a togliere i chewing-gum da sotto i banchi".

"Wow, è stata proprio misericordiosa oggi!" Sbottai, rivolgendomi a Noah mentre ci avviavamo verso la biblioteca. "Cos'è, adesso ti degni di rivolgermi la parola?" sbottò lui. La sua reazione mi stupì, non mi aspettavo una risposta così aspra. "Non è certo per colpa mia se siamo in punizione, Noah. Smettila." Non replicò.

Quando entrammo in biblioteca ci dirigemmo verso la scrivania, dietro la quale era seduta quella che doveva essere la signora Grady, intenta a catalogare alcuni libri. Era una vecchietta probabilmente sulla settantina, portava i capelli bianchi sciolti e un paio di occhiali squadrati appoggiati sulla punta del naso. Quando sollevò due grandi occhi marroni verso di noi, ci rivolse uno sguardo compassionevole.  "Siete qui per la punizione, immagino" 

"Come fa a..?" Iniziai io, ma lei mi interruppe. "Sapeste quanti ragazzi sono venuti qui con la vostra stessa espressione scocciata ma allo stesso tempo anche leggermente colpevole. Come se sapeste di essere in torto ma non pensiate di meritare un castigo." Ridacchiò, e riprese: "La Everdoom ha mandato così tanti alunni a scontare la pena che ho perso il conto. E siete fortunati che vi abbia affibiato solo un'ora." 

"Si, questo ce lo avevano già detto. Che fortuna!" Ironizzò Noah.

"Seguitemi ragazzi." E ci condusse verso un carrello ricolmo di libri. Questi libri sono appena stati catalogati dalla sottoscritta, tutto ciò che dovete fare è sistemarli nei scaffali a loro assegnati. Mi raccomando, abbiate cura e non rovinateli. E ricordatevi: chi accumula libri accumula desideri; e chi ha molti desideri è molto giovane, anche a ottant'anni!" Detto questo si girò e ci lasciò al nostro lavoro. La signora Grady era proprio una vecchietta arzilla.

Ero ancora leggermente turbata dalla risposta brusca che Noah mi aveva rivolto poco prima. Ci stavo pensando mentre riponevo i libri al loro posto, così mi rivolsi verso di lui e gli chiesi se andava tutto bene. "Ah, certo, tutto ok. Sono solo in punizione in dolce compagnia di una ragazza che a quanto pare non mi sopporta. Non potrebbe andare meglio!" E mi scoccò uno sguardo che feci fatica a decifrare. Sembrava... dispiaciuto, quasi. Triste. Amareggiato.

"Non è colpa mia se la prima volta che mi hai rivolto la parola mi hai preso in giro!" Sbottai, frustrata.

"Senti.. hai ragione. Mi dispiace, ammetto di essere stato stronzo. Ma il fatto è che..." Sembrava cercare le parole giuste. "Eri così buffa in pigiama... Ma eri anche affascinante in un certo senso! E mi guardavi in quel modo..." 

"Cosa!?" chiesi, perplessa. 

"Lascia perdere. Senti, ricominciamo tutto da capo, ok? Sul serio, proviamo ad essere amici." Mi tese la mano, come per stringermela. Era un gesto che prometteva un nuovo inizio, una possibilità per provare ad andare d'accordo.

Ci pensai su. Amici? Io e lui? Non sapevo cosa rispondere. Lui mi faceva tornare alla mente certe cose... Cose che avrei preferito dimenticare. Non mi fidavo, non volevo farlo. Ma poi mi ricordai del primo giorno qui alla Riverside, quando avevo detto a Vince che non avrei voluto farmi nemici. Non che fossimo proprio antagonisti io e lui... Solo che se avessimo continuato a comportarci male l'uno con l'altro di certo non saremmo mai diventati amici. Sollevai lo sguardo per incontrare il suo. I suoi occhi sembravano così sinceri, animati da buone intenzioni, così... Magnetici. Ci guardammo per quello che sembrò una mezz'ora, eravamo incatenati l'uno con l'altra e ci esploravamo con lo sguardo. Spezzai il contatto abbassando di nuovo lo sguardo sulla sua mano tesa. "Al diavolo!" Borbottai, mentre gliela stringevo. 

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"Capisci, Corinne? Non so se riusciremo ad andare veramente d'accordo.  Lui sa essere così irritante e io non ho certo paura di rispondergli a tono." Cercai di giustificarmi.

"Lucy, Lucy, Lucy. La verità è che lui risveglia la femmina che è in te e hai paura di prenderti una bella sbandata!" Disse lei, con l'aria di chi è convinta di quello che dice. 

Scoppiai a ridere, suscitando gli sguardi curiosi degli studenti seduti ai tavoli di fianco al nostro. "Risveglia la femmina che è in me? Cosa!?" Le chiesi, ridendo ancora.

"Si, insomma... La tua parte femminile. La tua amica lì sotto." Replicò, come se fosse ovvio.

"Andiamo, Con. Non è così, a me non interessa in quel modo."

"Certo come no. Se lui non ti eccita allora io non sogno Luke senza vestiti, la notte." 

"Cosa!? Oddio ti prego, non rendermi partecipe delle tue fantasie sessuali!" La supplicai, ridendo sempre di più. Avevo proprio degli amici strani. Ma almeno, avevo degli amici.

Finimmo di mangiare e ci avviammo verso l'uscita. Ad un certo punto, Con si girò verso di me e con l'aria di una che ha appena avuto una rivelazione, mi disse: "Senti, Lucy! Ho un'idea. Perchè non passiamo una serata tra donne stasera? Vince ha un impegno, quindi mi ha detto di dirti che tornerà a casa sul tardi. Dai, andiamo a divertirci, andiamo a ballare e sballiamoci un po'!"

La sua offerta era allettante, avevo proprio voglia e bisogno di distrarmi un po', di pensare ad altro che a due occhi magnetici. Accettai senza indugio, ma curiosa di sapere perchè il mio amico non sarebbe stato a casa stasera, decisi di indagare. "Ah, quindi Vince non sarà dei nostri?" chiesi. "No, ma fidati, ne so quanto te. Non mi ha voluto dire niente. A volte fa così: diventa misterioso, non dice dove va e rientra tardi. Comunque,  probabilmente ci raggiungerà Sarah stasera, è una mia compagna di corso ed è veramente simpatica. Penso che ti piacerebbe. Allora, passo prenderti alle 7.30 e mi raccomando, niente pigiami o ciabatte di pelo fucsia!" 

"Tranquilla, non vorrei scandalizzare nessuno. Penso mi metterò una gonna o una maglietta carina. Anzi, vieni prima se ti va così possiamo prepararci insieme."

"Oh, si! Non vedo l'ora di truccarti cara mia, sono proprio curiosa di vedere come ti sta il mascara. Mi chiedo se le tue ciglia possano diventare ancora più lunghe."

Continuammo a fare piani per la serata, poi ci salutammo e mi avviai verso la Mustang. Non vedevo l'ora di divertirmi e passare del tempo fra ragazze. Sì,  sarebbe stata proprio una bella serata.


Solchi nel cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora