Passai una bellissima giornata stesa sull'erba del campus a prendere il sole in compagnia di Con e Vince. Erano due forze della natura, erano davvero simpaticissimi e mi sentivo me stessa insieme a loro. Mi chiesero tutto di me, e raccontai la mia storia.
Il mio nome completo era Lucinda Grace Freeman. Venivo da una piccola città vicino a Las Vegas, nel Nevada. Mi ero trasferita qui, a San Diego, per poter frequentare la Riverside. E mi piaceva il posto, per ora. Anche se si trovava solamente a due ore da casa mia. Ero figlia unica, per lo meno così dissi loro. Raccontai di come con mio padre avevamo sistemato la mia macchina e lasciai trasparire tutto l'amore per lui e per la mia bambina. Non raccontai molto della mia infanzia, né degli avvenimenti che segnarono la mia vita fino ad allora. Non c'erano molte cose da dire su di me, in realtà.
Ero alta 1 metro e 75, e grazie alla pallavolo avevo un corpo muscoloso e atletico. Avevo i capelli mossi color biondo cenere, lunghi fino a sotto le spalle. Per fortuna erano voluminosi, perchè nascondevano due terribili orecchie a sventola alla Dumbo. Le detestavo, fin da piccola mi avevano preso in giro per questo. Avevo anche due occhi indefinibili. Erano un misto tra verde e marrone, sembravano quasi color ambra. Ed erano intonati al colore dei capelli. Tutti in famiglia avevano gli occhi chiari. Mio padre verde foresta, mia madre ce li aveva azzurri ghiaccio e mio fratello... Smisi di pensarci.
Dopo aver salutato Con, che aveva l'appartamento dall'altra parte del campus rispetto a me e Vince, io e il mio eccentrico amico ci avviammo verso la mia macchina. Mi ero offerta di accompagnarlo fino all'appartamento, in fondo era nello stesso stabile. Parcheggiai nell'unico posto disponibile, che era anche il più lontano. Ti pareva. Una volta scesi, ci avviammo verso il portone. Il mio appartamento era all'ultimo piano, questo significava scale a non finire. Grazie dea bendata!
"Dove hai l'appartamento?" Chiesi a Vince. "All'ultimo piano" Rispose. "Davvero? Anche io! Wow, abitiamo proprio vicini!" Esclamai, felice. Vince propose una gara a chi arrivava per primo e accettai, ignara dell'incredibile sforzo fisico che occorreva per salire tutte quelle scale. Quando arrivammo, non tenemmo neanche conto di chi aveva vinto o perso, eravamo troppo distrutti. Ci accasciammo per terra e Vince cominciò a ridere come un cretino, contagiando anche me. Mi aiutò poi ad alzarmi e mi chiese quale fosse il mio appartamento. "21 B" dissi. Al che lui sbarrò gli occhi e cominciò a ridere ancora, questa volta più forte di prima. Sembrava quasi pazzo. "Stai scherzando!?" Mi chiese, quando trovò un attimo di aria per poter parlare. "N-no.. perché?" Chiesi, incuriosita e un po' spaventata dalla sua reazione.
"Vieni, ti mostro una cosa." E si avviò verso la porta del mio appartamento. Tirò fuori dalla tasca un mazzo di chiavi uguale identico al mio, e infilò una chiave nella toppa. Girò e aprii la porta dell'appartamento.
"Dopo di te, coinquilina!" Disse, con un sorriso enorme stampato in faccia.
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Non ci credevo ancora che Vince era il mio coinquilino. Due colpi di fortuna nello stesso giorno, era un incredibile nuovo record.
L'appartamento era piccolo ma carino. Era composto da due bagni e due camere da letto, più un soggiorno minuscolo che disponeva di uno di quei divani vecchissimi ma incredibilmente comodi e una tv di medie dimensioni. La cucina era modesta ma abbastanza moderna, cosa strana viste le condizioni del divano. Camera mia era semplice, un letto a due piazze ed un armadio che non vedevo l'ora di riempire.
Il resto del pomeriggio passò in fretta, io e Vince sistemammo le nostre cose e rifornimmo la dispensa della cucina comprando un po' di cibo non esattamente salutare al supermercato vicino. Eravamo entrambi felicissimi di vivere insieme, non smettemmo neanche un minuto di ridere e spettegolare come due bisbetici. Il nostro programma serale prevedeva: Netflix (per fortuna Vince aveva l'abbonamento annuale) e patatine. Così, finita la cena ci mettemmo subito il pigiama e ci stravaccammo sul divano. Eravamo a metà di Orange Is The New Black quando un baccano improvviso ci distrusse i timpani. Incuriositi, ci avviammo verso la porta. Considerando il fatto che nell'ultimo piano gli appartamenti erano solo due, il 21 B e il 21 A, il rumore infernale non poteva che provenire dall'appartamento di fronte. Infatti, quando aprimmo la porta per uscire in corridoio la musica ci investì come un onda fortissima. Incazzato, Vince urlò: "Va bene, ci può stare la musica, ma giuro che così alta non va! Adesso chiunque abiti di fronte dovrà vedersela con me! Stacco la spina dello stereo e gliela ficco su per il c-" Non fece in tempo a finire la frase che la porta si spalancò, rivelando un paio di ragazze ubriache. Erano vestite come fossero prostitute, con delle gonne striminzite e magliettine che lasciavano veramente poco all'immaginazione.
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Solchi nel cuore
ЧиклитWow. Lui era così.. Wow. Non riuscivo a trovare le parole per descriverlo, era come se un dio greco si fosse reincarnato in lui. Rimasi ferma impalata a guardarlo per non so quanto tempo. Infatti, lui se ne accorse e si girò verso di me, rivolgendom...