Capitolo VII

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Thomas POV
Entrai a casa e delle braccia mi strinsero. Mia mamma, mio madre e perfino mia sorella che non lo faceva da quando eravamo piccoli. "A cosa dobbiamo questa speciale visita?" chiese mia madre mentre continuava ad abbracciarmi. "Al fatto che mi mancasse la tua cucina." dissi mentendo, ormai era diventata routine. "Ho anche la valigia in macchina..." accennai, ma mio padre era già uscito per prenderla. "Intanto vai in camera tua Tom, c'è una piccola sorpresa." disse facendo l'occhiolino alla sorella che non parve troppo entusiasta. "Non hai idea di quanto ci abbia messo per farlo Tom, vedi di apprezzarlo" disse mentre salivamo le scale fino in camera mia. Aveva un odore di legno molto forte e fui molto felice nel notare che non era cambiato praticamente nulla da quando ero partito. La scrivania con il vecchio portatile e tutti i libri di scuola erano ancora lì. Mi buttai a faccia in giù sul letto, annusando l'odore di casa. Quella vera. Poi vidi la "piccola sorpresa". Era una cornice gigantesca con tutte mie foto, dalla nascita fino all'ultima scattata al debutto di The Maze Runner. " Grazie mille Ava" dissi a mia sorella sollevandomi dal letto. "Bene sì di nulla, prego ma ora voglio sapere tutto." e detto questo si alzò e chiuse la porta della mia camera. Era improbabile che i nostri genitori salissero ad ascoltare le nostre conversazioni. "Ava te l'ho già detto, sono gay. Sto, o meglio stavo" modificare quel verbo fu un colpo al cuore "con Dylan O'Brien, sai Thomas in The Maze Runner. Stavamo così bene assieme, quando ho scoperto alcune cose, come il fatto che lui fosse bisessuale e che ci provasse con Kaya. Lui mi aveva sempre ripetuto che erano solamente amici, che parlavano della nostra relazione con semplicità, ma per me era solo tutto un trucco. Sono distrutto Ava, non ce la facevo più a stare nella sua stessa casa, dormire nel letto dove magari aveva dormito anche qualche ragazza insieme a lui. Io lo amavo" un'altra ferita al cuore "sarei stato disposto a fare qualsiasi cosa per lui, ma con l'infermiera è stato troppo. Lei gli stava sollevando la maglietta, probabilmente dopo un bacio, e lui la stava lasciando fare davanti ai miei occhi. Non ce la faccio. Non posso stare qui in eterno vero?". Lasciai scorrere fuori tutto quello che mi tenevo dentro, tutti i miei sospetti, tutto quello che avrei dovuto dire in faccia a Dylan ma che non avevo avuto il coraggio di fare. Ava mi abbracciò. " Per me puoi rimanere qui in eterno Tom" disse poggiando la sua testa sulla mia spalla. Sentii bussare la porta. "Thomas sono io con la valigia." disse la voce di mio padre da fuori la porta. "Entra pure" dissi staccandomi da mia sorella e andando ad aprire la porta. Presi la valigia e la buttai sopra il letto. "La cena è pronta fra dieci minuti, vedete di non far raffreddare l'arrosto." disse chiudendosi la porta alle spalle. Aprii la valigia sotto lo sguardo vigile di mia sorella. "Oh Tom non ti sei portato via nulla!" disse mentre osservava il casino che avevo buttato alla rinfusa dentro la valigia. Ed era veramente così. Ma poi lo vidi. Era chiaramente lo smoking di Dylan, quello che aveva indossato per cena con il cast. Lo gettai il più in fondo possibile e mi misi a sistemare i pochi vestiti rimasti. "Tom, domani andiamo a fare shopping. Assolutamente." disse Ava.

Dylan POV
Ero ancora sul divano seduto lì ormai da più di tre ore da quando se ne era andato Tyler. Guardavo assente la TV mentre il cucciolo si era addormentato sulle mie gambe. Dov'era adesso? Stava bene? Stava pensando a me? Tutte quelle domande mi stavamo riempiendo il cervello di risposte negative, così decisi di andare in cucina per mangiare qualcosa. In frigo non c'era più nulla, ma ormai era troppo tardi per andare a fare la spesa. Così presi un bicchiere d'acqua e mi diressi verso la camera da letto per andare a dormire.

Dylan era ormai in boxer e si stava per coricare quando il cane cominciò ad abbaiare e subito dopo qualcuno bussò alla porta. Si alzò sbuffando. Avrebbe dovuto sistemare anche tutti i vestiti prima di andare a dormire. "Chi è?" chiese con voce titubante. Magari erano dei ragazzi che volevano fare uno scherzo. "Sono io." rispose una voce molto familiare da dietro la porta. Era Kaya. "Cosa ci fai qui?" chiese Dylan parecchio scocciato. Era anche colpa sua se Thomas se n'era andato. "Volevo solo chiarirmi con Thomas." disse dando un colpo alla porta. "Nel caso non lo sapessi, Thomas se n'è andato da qui." disse Dylan faticando a pronunciare ogni singola sillaba in quella frase. "In che senso?" disse Kaya facendo la figura della stupida. "Nel senso che ha preso la sua cazzo di valigia e ha portato il suo culo fuori da qui!" disse Dylan urlando e sbattendo un pugno sulla porta. "E sai cosa? Entra pure. Così puoi vedere ciò che hai fatto, guarda il pavimento della cucina, guarda la camera da letto, dai un'occhiata al casino che hai fatto nella mia vita." e detto questo Dylan aprì la porta. Kaya era lì in piedi e guardava Dylan con uno sguardo affranto. Fece un passò per entrare ma Dylan la prese per un braccio e la trascinò in cucina. "Guarda cazzo! Guarda cosa hai fatto!" urlò Dylan mentre Kaya osservava i resti dei piatti per terra. Poi guardò sul tavolo e vide le chiavi e il telefono di Thomas. Abbassò lo sguardo ma Dylan la portò in camera. "Guarda Kaya! Hai rovinato la mia cazzo di vita!" urlò Dylan ancora mentre cadeva in ginocchio a terra. Kaya gli si avvicinò ma si allontanò subito vedendo l'espressione sul suo viso. "Io- mi dispiace giuro. Non era mia intenzione..." disse mentre continuava ad indietreggiare fino alla porta della camera. "Non era tua intenzione?! NON ERA TUA INTENZIONE?! Tu mi hai sempre voluto, ma adesso hai perso tutte le scarse possibilità che avevi. Tu lo hai fatto andare via Kaya e non lo vuoi capire. A meno che tu non sappia dov'è andato, levati dai piedi." disse Dylan urlando per poi calmarsi un po'. "So dov'è" affermò Kaya con certezza. Dylan si alzò di scatto e cominciò a fissarla intensamente. "Perché avrebbe dovuto dirlo a te?". Dylan era piuttosto confuso. "Non me l'ha detto, solo intuizione. Credo sia a casa dei suoi genitori." disse per poi sbattere la porta alle sue spalle e andarsene. Dylan prese le chiavi della macchina e il cane e chiuse casa. Salì in auto e scoprì che stava tremando.

Thomas era ancora in camera sua e stava fissando il soffitto senza riuscire ad addormentarsi. Ma non stava pensando a Dylan, pensava a cosa avrebbe fatto della sua vita. Le riprese sarebbero ricominciate la settimana successiva e avrebbe dovuto ritrovarsi faccia a faccia con Dylan. Basta Dylan. Basta. Pensò. E poi sentì dei colpi alla porta. Tutti dormivano, quindi probabilmente lui era stato l'unico ad accorgersene. Cominciò a scendere le scale il più piano possibile e si diresse in cucina. I colpi continuavano e si facevano sempre più forti e ripetitivi. Prese un coltello da dentro il cassetto delle posate e si diresse verso la porta d'entrata. Cercò di guardare dallo spioncino, ma non vide nessuno. Con la chiave aprì piano la porta e si preparò a qualsiasi cosa. "Cazzo Sangster che cosa fai?!" urlò una figura indistinta da fuori la porta. Thomas bloccò il braccio un centimetro prima del viso del suo incubo. Dylan era lì in piedi con una faccia piuttosto sconvolta. "Allora mi vuoi fare entrare o vuoi lasciarmi qui fuori?" disse incrociando le braccia. Thomas sorrise e poi gli chiuse la porta in faccia. "Chi é che ha urlato?" chiese sua sorella mentre scendeva le scale ancora in vestaglia. "Nessuno." disse Thomas posando il coltello sul tavolo. "Come nessuno? Stavi parlando con i muri?" disse mentre si avvicinava alla porta. "Ho detto che non c'è nessuno." disse Thomas prendendo il braccio di sua sorella e stringendolo forte. "Io mi chiamo Dylan, non Nessuno." disse Dylan da fuori la porta. "Perspicace il ragazzo." disse Ava aprendo la porta. "Salve sono Dylan O'Brien, il ragazzo di tuo fratello." disse mentre oltrepassava la soglia di casa Sangster e tendeva la mano ad Ava. "Io- oh Tom, mi dispiace di averlo fatto entrare." disse Ava rivolgendo uno sguardo mortificato a Thomas. "Fa niente. Portalo nella camera degli ospiti. Dovremo dare alcune spiegazioni domani mattina a  mamma e a papà." disse Thomas mentre saliva le scale per tornare in camera sua. Chiuse a chiave la porta di camera sua e si buttò sul letto. E un fiume di pensieri lo assalirono come uno stormo di condor su un cadavere. Cosa avrebbe detto ai suoi genitori? Probabilmente che era solo un amico. Ma ci avrebbero creduto? Probabilmente no, a meno che Dylan non facesse la figura del migliore amico perfetto. Ma soprattutto avrebbero accettato il fatto di avere un figlio gay? Probabilmente no.


Tanto tan taaan. Ringraziò tutti tutti tutti per tutte tutte tutte le letture, i voti e i commenti. Vi adoro, seriamente. È una grandissima soddisfazione quando qualcuno legge quello che scrivo spero lo appreziate anche. Vi voglio bene piccole newtmas shipper

[Dylmas] R U Mine?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora