Domani è il grande giorno. Partirò per l'Inghilterra insieme alla mia famiglia. Sono abbastanza eccitata di questa nuova vita e non vedo l'ora di arrivare nella mia nuova casa. Non che questa casa non mi piaccia, ma mia madre mi ha detto che la nuova casa sarà una 'piccola' villetta in una delle strade più belle di Londra.
Ho preso tutto ciò che mi servisse e la valigia sta per scoppiare. Ieri ho salutato i miei 'amati' compagni e Davis mi ha detto che verrà lo stesso a salutarmi in aeroporto. Lui ormai è il mio migliore amico ed è un peccato che lo lasci qui. Se non ci fossero tutti quei check in, me lo sarei infilata in valigia. Almeno mi avrebbe aiutata a socializzare e a sostenermi moralmente.
Salgo in auto e, dopo aver caricato le nostre cose, ci dirigiamo in aeroporto.
Il viaggio è stato abbastanza corto e silenzioso, sarà la tensione..
Vedo Davis appoggiato a una parete vicino al check in e corro ad abbracciarlo. Gli prendo la sigaretta che aveva in mano e la lancio per terra -come hai osato?- mi dice guardando la sigaretta per terra -lo sai che ti voglio bene!- dico abbracciandolo dinuovo. Da quando si può fumare in aeroporto? -pronta?- mi domanda -che domande! Certo- rispondo felice. Ed è la verità.
-sono contento per te- mi risponde sorridendo. Lo abbraccio di nuovo e non ci stacchiamo più. Mi mancheranno i suoi abbracci -mi mancherai Jo- mi dice baciandomi la testa -anche tu- dico stringendolo ancora di più. -forza ragazzi, staccatevi. Dobbiamo fare il check in, è il nostro turno- mi dice mio fratello Cris, tirandomi per un braccio. Vedo Cris e Davis scambiarsi un veloce abbraccio e sorpasso l'uomo della security. Dopo avermi controllata, raggiungo i miei genitori e guardo un'ultima volta verso Davis. Lui guarda pure verso di me,e con un bel sorriso, gli mando un bacio. Lui lo afferra e io mi volto per poter raggiungere l'aereo. Un'hostess ci indica i posti e io capito vicino mio fratello George e un anziano signore. Il viaggio non è stato affatto piacevole perchè mi sono annoiata a morte. Finalmente arriviamo a destinazione e io non vedo l'ora di scendere da questo dannato aereo e andare a riprendere la mia amata valigia. -spicciati George!- dico spingendo mio fratello verso l'uscita -perchè hai tutta questa fretta?- mi domanda mi fratello scherzando -devi fare la pipì?- mi imita. Gli mollo una pacca sul braccio e lo sorpasso. Scese le scale, aspetto che scenda il resto della mia famiglia e insieme ci dirigiamo al "nastrosputa valige", come lo chiamiamo io e Cris -avete idea di dove si possa trovare?- chiedo a mio padre -sinceramente no, però lo troveremo- mi risponde sorridendomi. Amo i sorrisi di mio padre, mi trasmettono tanta serenità che per un momento dimentico anche che i miei veri genitori non ci sono più e che lassù mi abbiano affidato a delle persone stupende. -scusi, lei sa dove possiamo andare a recuperare i nostri bagagli?- chiede mia madre ad una giovane signora. Lei la guarda perplessa e io capisco: siamo in Inghilterra,è ovvio che non ci capisce. Scoppio a ridere e decido di fare l'interprete e traduttrice della mia famiglia, essendo l'unica dopo papà a saper parlare bene l'inglese. Finalmente riusciamo a prendere i nostri bagagli e, caricato il taxi, ci dirigiamo nella nostra nuova abitazione. -ma il taxista sa dove dobbiamo andare?- chiede Tom -se è un taxista, mi sembra anche ovvio- risponde Cris. Scoppiamo a ridere -ho dato l'indirizzo di casa, scemotti- dice mio padre cercando di farci calmare. Superiamo il centro di Londra dopo un'interminabile ora e ci dirigiamo, così dicono le tabelle, a Camden. Le strade sono piene di turisti e negozietti molto carini. Questo "quartiere" è davvero colorato, sembra tanto quello di un cartone animato. Il taxista accosta in un vicolo colmo di alberi e io non vedo l'ora di scendere. Sono dalla parte della strada, quindi non vedo la casa. Scendo rapidamente dall'auto e mi volto trattenendo il fiato con gli occhi chiusi. Apro gli occhi e rimango pietrificata con la mascella che ormai è arrivata in Cina. Ciò che vedono i miei occhi in questo momento supera le mie aspettative: è un'enorme villa con mattonelle color rosso porpora e scalini bianchi. La porta è anch'essa in legno bianco. Un enorme prato circonda la casa e c'è anche una piccola parte dove si intravede un pezzo di piscina. Credo di morire qui, seduta stante. -oh mio dio! - esclamo -ma è enorme!- continua Cris -tutta per noi!- dice George -c'è anche la piscina! - urla Tom dal prato di casa nostra. Ok, sto già amando questo trasferimento.
-volete entrare o rimanere fuori ad ammirare le mattonelle? - ci chiede mamma -entriamo! È ovvio!- dico abbracciandola -Sì, ma aiutatemi- urla mio padre dal cofano del taxi. Io e Cris andiamo in soccorso a papà e George e Tom aiutano mamma. -chi ha le chiavi?- domando -io, è ovvio- risponde papà cercandole in tasca. -vuoi avere l'onore di aprire la porta? - mi chiede mia madre -perchè proprio io?- chiedo confusa -sei la donna di casa, oltre a me- risponde ammiccando.
Io dovrei aprire la porta di casa? -Sì ma entro oggi, le borse pesano!- urla Cris dietro Tom.
Salgo i pochi scalini che ci sono prima di aprire la porta. Giro la serratura un paio di volte ed entro.
-oh mio dio! - urlo spalancando la porta per facilitare l'ingresso alla moa famiglia
-ma è stupenda! - urliamo in coro, con i miei fratelli.
-bando alle ciance, avrete un anno per stare qua a godervi questa casa. Portate le vostre cose nelle camere e sbrigatevi a scendere in costume, io e mamma vorremmo che cominciaste questa vita con un bel bagno in piscina- ci dice papà, indicandoci le scale che portano al piano di sopra.
-quale sarà la mia stanza? - domando perplessa -beh, quella che più ti piacerà! - dice mia madre -se non ti sbrighi, i tuoi fratelli ti lasceranno la più 'brutta'- mi spiega mio padre, usando le virgolette.
Prendo di corsa la mia valigiona, me la carico e comincio a salire le scale.
In cima a queste trovo un corridoio colore del cielo e le porte tutte laccate di un bianco perla, sempre in legno. Vedo che già ci sono Tom e Cris intenti a trovare la loro camera, così li seguo.
-troppo grande!- urlo, aprendo la prima porta a destra -Tom, questa è perfetta per te e i tuoi attrezzi da palestra- informo il mio caro fratello
-la seconda stanza è mia e di George! - urla Cris
Sono troppo curiosa di vedere quale si siano scelti e quale abbiano lasciato a me
-posso entrare a vedere?- chiedo, spingendo la porta della seconda camera
-okay, entra.. - mi dice George , non tanto entusiasta.
È decisamente una bella camera, chissà come sarà la terza, ovvero la mia.
È l'ultima stanza del corridoio a destra, nel lato sinistro chissà cosa ci sarà.
Lo scoprirò solo dopo aver visto la mia stanza..
Apro la porta che era chiusa a chiave e rimango a bocca aperta.Un grandissimo letto è piazzato al centro della stanza, con la testata che poggia nella parete laterale, color verde acqua.
Difronte ad esso c'è una scrivania in legno bianco e una sedia colore delle pareti. A destra del letto, ovvero vicino la porta, c'è un enorme scaffale vuoto, che presto sarà riempito dai miei libri e a sinistra del letto, accanto la gigante finestra che da su un meraviglioso paesaggio, c'è una porta. Lascio la valigia al centro della stanza e vado per aprire la porta. Mi ritrovo davanti ad una cabina armadio a dir poco stupenda e ancora una porta. La apro e scorgo un bagno piccolino, ma con una doccia a dir poco "wow".
Già amo questa stanza. Non vedo l'ora di disfare la valigia per poter riempire lo scaffale e la cabina armadio delle mie cose, per poter finalmente sentirmi a casa.
Mi ricordo solo adesso dell'intenzione di papà e mamma: volevano farsi un bagno tutti insieme in piscina, come "aperitivo di benvenuto" così, apro la valigia, comincio a cercare un costume molto a caso da poter indossare e raggiungo gli altri nel retro, dove c'è un'enorme piscina.
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Un'estate diversa
Fiksi PenggemarJolie, una 16enne rimasta orfana di entrambi i genitori a soli 4 anni, fu affidata ad una famiglia insieme ai suoi tre fratelli. Questa famiglia però, fu costretta a cambiare Nazione poichè il 'padre' di Jolie era stato trasferito, per lavoro, in In...