Capitolo 1°: La solita routine

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I raggi del sole entrano perfettamente dalle fessure della serranda e iniziano a darmi fastidio. Mi giro e mi rigiro ma niente. A svegliarmi è mio fratello George. Ormai è il suo compito perché ho rotto la sveglia e ancora non ne ho comprata una. E non ne ho intenzione.
< sveglia Jo> mi dice alzando la serranda e scostando le tende <altri cinque minuti>
rispondo tirandomi su la coperta <la mamma ha fatto le frittelle>
dice uscendo dalla stanza. Salto in aria e mi dirigo in cucina, con gli occhi ancora impastati. Mi gusto con calma le frittelle e dopo essermi fatta una doccia veloce, entro nella mia stanza e apro l'armadio. Decido di mettermi dei jeans strappati leggermente nelle ginocchia, anche perchè fa ancora freddo; le mie amate vans bordeaux, una maglietta bianca e la felpa di mio fratello Cris dello stesso colore delle scarpe. Mi faccio uno chignon disordinato, metto un po di mascara per 'eliminare' le occhiaie della notte precedente e mi dirigo verso l'uscita. <io vado mà! ciao pà >
dico salutandoli col bacio entrando in cucina< buona giornata tesoro> mi dice mia madre <ciao cucciolotto>
mi dice mio padre. Per i miei gusti sono troppo sdolcinati, ma sono pur sempre teneri.<oggi non saremo a casa prima di stasera!>
urla mia madre dalla cucina, affaccia la testa dalla porta e dice <fate i bravi!> conclude ritornando a sedersi <okaaay> dico.
Esco dalla porta e un leggero venticello mi percorre tutto il corpo. Esco i miei auricolari, li indosso, faccio partire la playlist casuale e mi dirigo verso la scuola.
Dopo circa 10 minuti sono arrivata a scuola ed, essendo in anticipo di 10 minuti poichè la campanella suona alle 8:20,decido di sedermi nella panchina difronte il cancello principale e aspettare l'entrata. Di fronte a me si alza una struttura abbastanza grande, non è molto macabre d'aspetto, ma i colori spenti ti riportano a un ospedale abbandonato. Continuo a guardare intorno a me e 'finalmente' suona la campanella. Tutti i ragazzi si incamminano lentamente verso il grande cancello. Mi alzo sempre lentamente dalla panchina e mi 'affretto' ad entrare prima di essere travolta dalla massa di ragazzi che cerca di entrare nelle proprie classi. Spintoni a destra, spintoni a sinistra e dopo un po il mio corpo non regge più. Inciampo sui lacci delle scarpe di un ragazzo e cado nel bel mezzo dell'atrio. Fortunatamente nessuno si è preoccupato di ridere di me, poichè devono entrare in classe. Così mi alzo con nonchalance da terra, prendo il mio zaino e mi avvio verso la mia aula.
Le cinque ore passano in fretta per fortuna, peró, quando suona la campana, sono ancora ancorata al banco. Tutta colpa degli appunti della professoressa di storia. Devo finire di riscriverli sennò a casa non capirò niente.
<bella la caduta di stamattina eh?> sento dire alle mie spalle. Mi giro di scatto e vedo Davis, il mio compagno di classe che mi squadra dall'alto verso il basso con aria divertita. Davis è il ragazzo più popolare della scuola, ha migliaia di ragazze ai suoi piedi, e non solo lì ed è amato e stimato da tutta la scuola. È il più fastidioso della mia classe e non passa giornata che viene buttato fuori dalla classe. <ti è piaciuto lo show?> rispondo acida. Amo questa parte di me<fin troppo, hai fatto veramente una bella scivolata> mi risponde iniziando a ridere, ammiccando. Lo fulmino con lo sguardo e comincio a sistemare le penne nell'astuccio per potermene andare immediatamente da lì.

Un'estate diversaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora