Capitolo 3°: la professoressa

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I mesi di scuola sono volati e io mi ritrovo a Maggio con tutte le materie al di sopra della sufficienza. Fortunatamente non sono mai stata rimandata o bocciata e questo rende i miei genitori fieri di me. Vedendo che alcuni miei compagni stanno cercando di recuperare e io sono l'unica che non ha più bisogno di essere interrogata, la coordinatrice della mia classe mi ha proposto di aiutare qualcuno di essi. Io non posso che accettare, così mi aumenterà la media e potrò prendere la borsa di studio.
Il primo che si candida come mio alunno, ovviamente, è quell'idiota del mio compagno Davis. Ha più della metà delle materie da recuperare e io non ho altra scelta. In fondo io sono buona e ho molta compassione per le persone che hanno bisogno di aiuto.
-Professoressa Reese, quando possiamo incontrarci per studiare?- mi dice Davis con il suo fare arrogante alla fine di tutte le lezioni. -non chiamarmi per cognome- lo fulmino con lo sguardo prima di indossare i miei occhiali da sole -mi scusi, prof- dice alzando un sopracciglio -già partiamo male, Davis- dico acida iniziando a camminare verso l'uscita. Sento dei passi dietro di me e a un tratto mi ritrovo a dover camminare accanto al mio 'studente'. -che c'è adesso?- rompo il silenzio
-non mi hai detto quando dobbiamo incontrarci- mi dice alzando le spalle -quando vuoi- dico sbuffando
-mh.. Oggi pomeriggio?- mi dice grattandosi il mento -per me va bene. Basta che finiamo subito con queste lezioni- dico alzando gli occhi al cielo -facciamo a casa mia?- mi si para una grande figura davanti e io non riesco a passare -fammi passare- ringhio -non hai risposto alla mia domanda- mi dice bloccandomi -fammi.passare.- scandisco bene le parole. Evidentemente mi esce il fumo dalle orecchie perché si è spostato di lato e mi ha lasciato passare -quindi?- mi dice dietro di me -fa come vuoi, basta che ci vediamo prima della fine dell'anno- rispondo iniziando a gesticolare -é un appuntamento?- mi dice con superiorità -vai al diavolo- dico spingendolo. -e non provare a fermarmi dinuovo- continuo acida e diretta. Sento sbuffare qualcuno e poi dei passi allontanarsi. Arrivo a casa e mi butto a peso morto sul letto. Passo tutto il pomeriggio ad ascoltare la musica. Mi estraneo dal mondo e viaggio nel mio. Dopo cena, decido di prendere il telefono e vedere se ci sono nuovi messaggi.
*un nuovo messaggio*
~ancora non mi hai detto quando possiamo incontrarci per studiare insieme. Tuo Davis~
Ma mio Davis cosa?!
Decido di rispondergli ma vedo che me lo aveva inviato a ora di pranzo ed essendo già pomeriggio inoltrato, ripongo il cellulare nella tasca del jeans e mi dirigo in cucina.
-Jo, finalmente ti sei decisa ad uscire da quella stanza! Tutto bene?- mi dice mio fratello Cris circondandomi dalla schiena -si, perché non dovrei stare bene? Ero solo un po' affaticata, adesso mi sono ricaricata - dico abbracciandolo -non hai fame?- mi dice staccandosi da me per dirigersi verso l'armadietto delle golosità in cucina -uhm.... Effettivamente ne ho un po'- rispondo sentendo lo stomaco brontolare.
Vedo Cris che armeggia nel piccolo spazio della cucina e dopo un paio di minuti sbuca con due pezzi di toast ripieni di nutella e zucchero a velo. Mi avvicino a grandi falcate verso il tavolo e mi siedo, preparandomi a gustare quelle bontà.
Finito di mangiare, Cris esce di casa e io rimango con gli altri due miei fratelli in casa. I miei genitori sono sempre fuori per lavoro e pochissime volte mangiamo tutti insieme. Da un paio di settimane sembriamo in un hotel: c'è chi arriva per ora di pranzo, chi se ne va nel pomeriggio, chi torna la mattina, chi torna dopo cena e cose del genere.
Dopo essermi cambiata e aver cenato, come sempre, solo con George e Tom, mi richiudo nella mia stanza. Prima di addormentarmi dò una veloce occhiata al cellulare e, dopo aver visto di non avere nessun messaggio, mi lasciò trasportare da Morfeo.

Un'estate diversaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora