Cinque

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Ash

Quando Ashton era tornato a casa, Lauren stava piangendo, stringendo Harry a se.

Sua madre tirava la giacca di suo padre, pregandolo di restare.

Lui aveva una busta in mano, probabilmente dentro c'erano i vestiti che erano rimasta a casa dopo che se n'era andato.

«Anne Marie basta! Ci sono i bambini!»

Anche lei piangeva, accesa dal desiderio di riavere la famiglia perfetta che aveva prima.

Il padre di Ashton invece, sperava soltanto che quella scenata finisse il prima possibile, il suo matrimonio era peggiorato anni prima che lui incontrasse Abigail e che si mettesse con lei.

Era come se lui e la sua ex moglie non fossero più complici, lui lo sapeva che dopo anni di matrimonio, la relazione poteva cambiare, ma aveva sperato che lui è Anne Marie fosserò più forti di questo.

Adesso non gli sembrava nemmeno lei, la donna che lo stava supplicando non era la stessa donna che aveva sposato.
La donna che aveva sposato non avrebbe mai supplicato un uomo, era troppo orgogliosa per farlo.

Non era andato via per abbandonare i suoi figli, ma solo per respirare di nuovo.

Ma Anne Marie continuava a tirarlo e non gli lasciava spazio, continuava ad opprimerlo come gli ultimi mesi del loro matrimonio.

E fu come se una scarica di adrenalina gli attraversasse il corpo e la sua mano entrò in contatto con la guancia della moglie, che finiva a terra, appoggiandosi contro la parete.

Ashton era rimasto immobile, a fissare con gli occhi di un bambino a cui hanno appena tolto un regalo.

Si sentiva tanto piccolo, messo da parte è dimenticato, con gli occhi lucidi, imbronciato.

Si rese conto solo due secondi più tardi di ciò che suo padre aveva appena fatto.

Era lì col fiatone e che guardava sua madre, con i lacrimoni sulle guance e lo sguardo triste.

Ashton non era riuscito a trattenersi, si era lanciato contro suo padre e gli aveva tirato un pugno.

Lo aveva fatto per sua madre, appoggiata contro la parete, per Lauren e Harry, i suoi fratellini sconvolti, lo aveva fatto per la famiglia che avevano perso, lo aveva fatto perché lo aveva abbandonato quando aveva bisogno di lui.

Lauren si era aggrappata al braccio di Ashton e lo aveva allontanato dal padre, con naso sanguinante e gli occhi fuori dalle orbite.

Anne Marie si era alzata e aveva guardato con disgusto.

Ashton aveva pensato che ce l'avesse con lui, aveva appena colpito uno dei suoi genitori e inizialmente disgustò anche lui.

«Fuori da questa casa» aveva detto al marito.

Ashton aveva abbassato lo sguardo mentre Lauren si stringeva a lui per cercare protezione.

Il padre di Ashton era andato via, uscendo dalla casa guardando un'ultima volta Ashton.

Era sconvolto di suo figlio, non era mai stato aggressivo e anche se sapeva che picchiare Anne Marie era stato un comportamento sbagliato, non si sarebbe mai aspettato questo da Ash.

Harry aveva corso velocemente verso Ashton arrampicandosi in braccio a lui, nascondendo il viso nel suo collo e piangendo senza tregua.

Sua mamma lo aveva guardato e gli aveva accarezzato la spalla.

«Grazie di avermi difesa»

Ad Ashton veniva da piangere, ma aveva imparato che un uomo non piange mai, così aveva annuito e basta e si era dedicato a confortare i suoi fratelli.

Dopo cena aveva rimboccato le coperte ad Harry e aveva accesso la sua luce da notte preferita, quella che gli accedeva la ,dare quando era più piccolo.

«Pensi che se accendo la luce da notte non sono più grande?» gli aveva chiesto.

Ashton lo aveva guardato con un sorriso, scompigliandogli i capelli.

«Nah, anche i guerrieri ogni tanto hanno bisogno di qualcosa che non gli fa avere paura»

«Tu hai mai paura, Ash?»
Si erano guardati negli occhi.

«In continuazione» gli aveva sorriso « ma la sconfiggo sempre, un giorno poi ti insegno»

Il pomeriggio sembrava lontano anni luce, la tranquillità era sparita con niente, spazzata via dall'angoscia e dalle responsabilità.

Quando stava per andare da Lauren, sua madre era seduta nel letto della sorella e stavano parlando, ridendo, come doveva essere.

Ashton si sentì un po' meglio e andò in camera sua.

Si lasciò andare sul letto e fissò il soffitto, mise le cuffie e ascoltò una bella canzone degli Smiths.

Aveva preso il telefono, ancora dentro la tasca dei suoi jeans e aveva visto il messaggio di Anna.

Si sentiva in colpa per non averle risposto subito, ma comunque il dramma che aveva vissuto era più importante in quel momento.

Le aveva scritto che gli aveva fatto piacere accompagnarla a casa e che non era un grosso problema.

Ashton sapeva che adesso lui e Anna avrebbero iniziato a conoscersi e poi ad uscire insieme, era così che andava.

Aveva preso un libro dal suo comodino e aveva cominciato a leggere quella nuova storia.

Gli piaceva leggere, gli ricordava che era lui a decidere come vivere la sua storia e cosa fare della sua vita.

Si era addormentato immaginando di fare uno di quei viaggi che sognava sempre.

La mattina, i sogni aveva fatto la notte prima scomparivano, così lui si alzava, lavava e faceva colazione, preparandosi per il lavoro.

Lauren si guardava allo specchio e sorrideva legandosi i capelli, pronta per una nuova giornata alla sua merdosa scuola di figli di papà.

Le aveva sorriso rassicurandola su qualcosa che nemmeno lui sapeva e poi era uscito dalla porta.

E mentre camminava speditamente per la strada del suo aranceto, una voce lo aveva chiamato dall'altra parte della strada.

Aveva la divisa della scuola superiore di Annapolis e sorrideva, sorrideva raggiante verso di lui.

Ashton lo sapeva che ci aveva azzeccato, quando aveva pensato che lui e Anna prima o poi sarebbero usciti insieme.

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