Tre

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Zoe

Nella sua stanza c'era il silenzio più totale, l'unico rumore che si sentiva erano i tasti della macchina da scrivere che sua madre le aveva regalato per il suo compleanno.

I vinili erano accuratamente poggiati accanto al giradischi, nello spazio che aveva dedicato alla musica nella sua stanza.

A volte si sentiva così all'antica...

Forse anche gli altri la pensavano così su di lei e questo probabilmente era anche il motivo per cui nessun ragazzo la invitava mai ad uscire.

Comunque a lei non importava, lei trovava sempre un modo di evadere da quella strana società, aveva la sua macchina da scrivere, poteva andare dovunque volesse con la sua testa, in posti che gli altri non potevano nemmeno immaginare.

Aveva sempre vissuto ad Annapolis, la città dove i segreti non esistevano, tutti conoscevano la storia di tutti.
Le persone venivano in America per cercare un posto dove la civiltà fosse evoluta, in realtà non lo era più di tanto, in posti come Annapolis le persone ti guardavano con il dito puntato e storcevano il naso per le cose che a loro non andavano bene.

Lei per esempio, aveva solo un gruppo di amici, ogni tanto usciva con loro, ma la maggior parte del tempo la passava a scrivere o in giro da sola.

Aveva diversi posti che le piaceva vedere ad Annapolis, posti di cui non parlava con nessuno.

Era in quei posti segreti che avrebbe voluto portare Michael, lo strano ragazzo del negozio di musica.

Lui se ne stava lì, dietro il bancone ad osservare il mondo con occhi diversi dagli altri, a pensare cose che le erano all'oscuro, cose che voleva disperatamente sapere.

Michael le sembrava come uno dei personaggi dei suoi libri, era come Mr Darcy ma contemporaneamente era malinconico come Gatsby.

In un modo o nell'altro lui riusciva ad essere il suo eroe letterario senza nemmeno aver formulato una frase di senso compiuto.

Michael le sembrava come una bella canzone di cui non sapeva il titolo, una di quelle che ti lasciano il segno.

Michael la lasciava senza parole di senso compiuto, tanto che in quel foglio, che la macchina da scrivere avrebbe dovuto riempire di parole, c'era solo una cosa scritta.

Michael


Non sapeva perché aveva scritto il suo nome, ma era venuto praticamente naturale.

Era stufa della gente di Annapolis, che non ascoltavano gli altri, ma solo loro stessi, che amavano quello che gli altri amavano solo perché era giusto così, che fai arte solo se dipingi come Picasso, che non considerano il grunge come musica ma solo come la musica dei punk, che non capiscono il senso di quelle canzoni che sono poesia, che si fermano a guardare fuori è mai dentro.

Tutto quello che le rimaneva in quella città era se stessa, la sua musica e i suoi pensieri, i posti dove poteva essere chi veramente desiderava, senza che nessuno la giudicasse.

Lei si era alzata e aveva preso uno dei dischi, lo aveva poggiato accuratamente nel giradischi e aveva iniziato a cantare She Sells Sanctuary.

Tra meno di mezz'ora lo avrebbe visto e non faceva che sentirsi agitata, era il primo ragazzo con cui aveva una specie di appuntamento.

Sapeva che era sbagliato in qualche modo.

Aveva capito che Michael era più grande di lei e dei suoi quattordici anni e questo la faceva sentire un po' strana.

Lei e Michael avrebbero potuto essere soltanto amici, lui poteva essere suo fratello e non era ancora del tutto sicura della sua età.

Dieci minuti prima delle sei, Zoe aveva sistemato il trucco appena appena accennato, aveva passato una mano tra i capelli biondi e aveva sospirato, iniziando a camminare verso il negozio di musica, con le cuffie orecchie.

Michael era seduto davanti alla porta del negozio di musica quando lei arriva.

La targhetta con il suo nome era ancora attaccata alla maglietta dei Green Day che lei un po' gli invidiava.
«Hey» aveva detto lui.

«Hey, ciao, pronto per vedere Annapolis?»

Lui aveva annuito e aveva rinforzato il gesto con uno dei suoi sorrisi.

Avevano cominciato a camminare e Zoe gli aveva fatto una lista dei posti che doveva conoscere per sopravvivere, come per esempio il supermercato più vicino a casa, una libreria è un buon bar dove prendere le ciambelle la domenica mattina.

Lei gli aveva anche fatto una mappa di Annapolis segnando tutto e facendo degli appunti di tanto in tanto.

Michael ascoltava tutto e provava a non dimenticare niente, quelle cose gli sembravano di vitale importanza.

Lui le aveva detto di avere diciotto anni e lei aveva pensato che quattro anni di differenza non erano poi così tanto, andava bene.

Michael non aveva mostrato preoccupazione per la differenza di età, era sempre stato uno di quelli che approvava ogni tipo di amore, purché lo sia.

A lui piaceva il pensiero di essere amato da una persona incondizionatamente, perché lui lo avrebbe fatto, quando si sarebbe innamorato avrebbe amato con tutto se stesso e avrebbe persino provato a ripulire il suo armadio dai fantasmi del passato.

Il passato non era una cosa di cui gli piaceva parlare.

Zoe e Michael si erano seduti sul ponticello di un viale alberato che non tutti gli abitanti di Annapolis conoscevano.

Erano uno di quei posti dove andavano le persone sole, persone come loro due, persone che passeranno la loro vita ad essere amate e capite, persone che hanno degli spazi tra di loro.

Loro non lo sapevano che la loro storia era destinata ed essere intrecciata a quella di altre due persone che in quello stesso momento stavano attraversando la città, anche loro per non rimanere soli, per uccidere quel freddo che voleva entrargli dentro le vene.

«Hey, sai cosa? Penso che dovremmo creare una playlist delle nostre vite» aveva detto lui.

«Credo che sia una buona idea e che tipo di canzoni metteremo?» aveva risposto lei.

«Tutte quelle che vogliamo, quelle che ci fanno piangere, quelle che ci fanno ridere, quelle che raccontano storie che desideriamo vivere, quelle che ti fanno innamorare, vivere, morire»
Zoe lo aveva guardato e aveva sorriso, ringraziando non si sa chi di avere creato quel ragazzo.

Avevano guardato tutti e due davanti a se, accogliendo la sera arrivare, facendo sfiorare le loro mani e attorcigliando le dita, quasi fosse proibito, un segreto di cui non potevano parlare.

Poi si erano alzati, scrivendo i loro numeri sulla mano dell'altro e salutandosi alla punta della casa di lei.

Entrambi, da quella notte in poi, non sarebbero stai mai più soli.

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