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Paige iniziò con le nausee mattutine e mia madre le stava sempre dietro. La trattava come una figlia e io non sapevo cosa fare oltre andare a lavorare.
Un negozio di dischi mi aveva assunto e pagavano bene, non mi ero fatto scappare l'opportunità.
Agosto volò e con sé si portò via i tre mesi di gravidanza. A settembre la scuola iniziava e Paige aveva paura di tutto. Cercavo di rincuorarla, di non perdere la pazienza dietro le sue sciocchezze. Ma un giorno si sentì male, prima di iniziare la scuola, e trovò delle macchie grandi di sangue sulle sue mutandine. La portammo all'ospedale e posso ancora ricordare il pianto isterico e le sue urla alla notizia che lo aveva perso.
Lei si era affezionata e anch'io. Sentivo che una parte di me se ne andava piano piano sentendo quella notizia devastante.
Paige ne rimase così traumatizzata che entrò ad ottobre a scuola e stavamo ancora insieme. Più per pena che per altro.

La notte a volte la sentivo piangere nel mio letto e cercavo di consolarla, ma nulla sembrava riuscire nell'intento.
I suoi genitori quando seppero che lo perse la riaccolsero a casa e mi facevano così tanta rabbia che continuavo a stare con lei solo per andare a casa loro e incazzarmi ogni volta contro quelle facce toste.

Mia madre si era abituata al suo nipotino e vidi il suo sguardo rotto dalle lacrime una sera. Mi sentivo così colpevole. Sei stata tu a farglielo perdere, vero? Volevi farmi soffrire tanto quanto io ti avevo fatto soffrire e ce l'avevi fatta. Mi sentii una merda.

Replay↻ a.f.i. (italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora