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Mike venne a casa dopo tre mesi dove non si era fatto vedere. Le sue occhiaie erano la cosa più brutta del mondo. Era ubriaco e gridava il tuo nome disperato. Urlava che ti aveva tradito, aveva scopato con un'altra e questo lo stava mangiando dentro.
Chiedeva di perdonarlo, che non era sua intenzione. Scoppiò a piangere e lo portai dentro, mi presi cura di lui, come se fosse un bambino.

Si addormentò dopo poco, mormorando il tuo nome.

Avevo una foto nostra come segnalibro e la guardavo sempre prima di addormentarmi. Volevo sperare che tu fossi esistita sul serio e che quel dolore fosse reale.
Mi dispiace, quante altre volte dovrei dirlo per far sì che qualcuno ci creda?
La mattina dopo mi alzai e vidi Mike sulla scrivania, il cassetto aperto, il tuo diario nelle sue mani. Cercai di toglierglielo, però mi spinse e lo lesse tutto. Era così arrabbiato con me.
Era una rabbia cieca e pesante che voleva scagliarla su di me nel peggior modo possibile e lo fece, lo disse. Era la prima volta che una persona, oltre me, aveva detto «è tutta colpa tua».

E mi ferirono quelle quattro parole, non pensavo che la realtà mi potesse colpire così bruscamente.
Cercai di negarmi, le lacrime scendevano sulle guance e accompagnavano il mio sorriso rotto e quello dispiaciuto di Michael che se ne andò con lui dalla porta, sbattendola e facendomi saltare sul mio posto. L'immagine riflessa nello specchio mostrava un me stesso distrutto e non mi scorderò mai quando mi inginocchiai senza proferire parola, le mani per terra che stringevano la moquette sporca e l'ansia che si impossessò di me. Mi venne un attacco di panico, come quello che ti venne nella tua ottava pagina del tuo diario, oramai quasi distrutto. Come eri riuscita a calmarti? Pensavo che stessi per morire senza neanche aver detto addio a mia madre. Come se l'avessi chiamata entrò in camera e mi aiutò. Forse l'unica che c'è sempre stata era lei.

Replay↻ a.f.i. (italiano)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora