1
Arrivarono a scuola pochi minuti dopo senza alcun problema. Parcheggiata la moto, iniziò la giornata di Haven che, sapeva già, si sarebbe conclusa un'ora prima come ogni martedì perché il pomeriggio sarebbe andata al suo allenamento di pallavolo al quale partecipava anche Gwen.
Tutto trascorse normalmente se non per il fatto che la ragazza sembrava in completo stato vegetativo.
Il professore di scienze dovette porle tre volte la medesima domanda per ottenere almeno la sua attenzione. Dopodiché si ripeté ancora per avere una risposta che comunque non arrivò poiché Haven non aveva la minima idea di cosa stesse parlando.
Per fortuna l'insegnante ci passò sopra visto che era solita avere buoni risultati in scienze a differenza che in storia. Infatti durante l'ora di lezione sul Re Sole venne mandata fuori in corridoio accompagnata dagli strilli dell'adorabile professoressa Mengyr che probabilmente le mise anche una nota sul registro.
Ma a Haven non interessava. Tanto ormai la sua vita era rovinata.
Per il resto dell'ora restò immobile a fissare il vuoto di fronte a sé, pensando che una nota era l'ultimo dei suoi problemi. Il sesto, per la precisione. Era preceduto da cinque indesiderati fratelli.
Quando suonata la campanella tornò in classe fece il possibile per essere ignorata da tutti. Anche se qualcuno le parlava lei fingeva di non sentire stando con la testa appoggiata alla mano e sforzandosi di tenere gli occhi aperti.
La notte passata per terra era stata orribile e più stancante che altro.
Magari l'allenamento l'avrebbe distratta, dunque aspettò con ansia la fine delle lezioni.
Quando finalmente l'ora di letteratura terminò Gwen prese a chiamarla e, non ottenendo risposta, si alzò e la prese per un braccio, strattonandola verso l'uscita.
~ Scusa, stavi parlando con me?~ fece Haven afferrato lo zaino.
~ Conosci altre Haven Allowey?~ ribatté l'altra con palese irritazione.
~ Scusami. Oggi sono un po'...~
~ Un po' che? Nemmeno tu sai cos'hai e dunque non lo so io. Cosa che mi preoccupa parecchio.~
~ Tranquilla, passerà. Credo.~
~ È quel "credo" che non mi piace.~ borbottò Gwen lasciandole finalmente il braccio che recava un leggero segno rosso a forma di mano con tanto di solchi delle unghie lunghe.
~ Non pensiamoci ora.~ disse Haven con lo sguardo basso cercando di concludere quel discorso.
~ Certo, finché non ti prenderai una pallonata dritta in faccia, visto quanto sembri rimbambita.~ sbottò l'altra aprendo con uno scatto l'armadietto.
Ne tirò fuori la divisa da pallavolo bianca e verde, l'asciugamano e la borsa con le ginocchiere.
Si fermarono anche all'armadietto di Haven da dove lei estrasse le stesse cose di Gwen per poi richiuderlo e dirigersi in palestra con lei.
Posarono le loro cose tenendosi cellulari e portafogli e, in silenzio, si diressero verso il bar dove mangiarono i sandwich che si erano portate da casa.
Non impiegarono molto tempo. Di solito chiacchieravano un po' ma quel giorno entrambe stettero mute.
Haven non aveva alcuna voglia di parlare e Gwen cercava di non disturbare la sua amica. Sospettava che per quante domande potesse farle non le avrebbe nemmeno risposto e probabilmente si sarebbe solo irritata.
Passata una mezzora i panini erano finiti e le due ragazze erano pronte per giocare.
Svelte, si diressero nella palestra dove un paio delle loro compagne di squadra già si stavano cambiando e si unirono a loro.
~ Ciao Gwen, ciao Haven!~ fece allegramente Karyl già completamente vestita quando, dopo aver bussato, le due fecero il loro ingresso nello spogliatoio.
~ Ciao!~ esclamò anche l'altra, con il sopra della divisa che copriva gli slip azzurri.
Gwen rispose prontamente con il sorriso sulle labbra mentre Haven si limitò ad agitare una mano verso di loro, tentando di sembrare il più normale possibile.
~ Tutto okay, Havy?~ le chiese la brunetta richiudendo la borsa.
Karyl era senza dubbio la ragazza più dolce e premurosa di tutta la squadra e forse dell'intera scuola. Aveva i capelli corti, a caschetto e neri come la pece allo stesso modo degli occhi. Era piena di lentiggini che le davano un'aria molto sbarazzina decisamente gradita dai ragazzo nonostante quel paio di chiletti di troppo.
L'altra ragazza si fermò a guardare Haven, attendendo la risposta perché evidentemente anche lei aveva notato quanto fosse strana quel giorno.
Haven non aveva troppi amici. Ne possedeva abbastanza da ignorare il fatto che senza la scuola e quindi la costante compagnia di Gwen, Heatan, la sua squadra di pallavolo eccetera probabilmente sarebbe stata fortemente depressa.
Tutti loro la conoscevano molto bene. Sapevano cosa dirle e quando dirglielo; ciò che le piaceva e le cose che detestava; e avevano imparato a decifrare le sue emozioni dal suo comportamento. Proprio per quello erano tutti confusi dall'atteggiamento che aveva quel giorno. Non l'avevano mai vista così e dunque non capivano cosa le fosse successo.
~ Certo. Voglio solo colpire in faccia Trisha.~ rispose lei decisa, dando la schiena alle ragazze nascondendosi con la scusa di tirare fuori la roba dalla borsa.
Haven aveva tutte le buone ragioni del mondo per odiare Trisha. Sembrava vivesse per rendere la vita impossibile a tutte le ragazze che rifiutavano di seguirla a mo' di pecore. Come se non bastasse, faceva un'ulteriore selezione e quelle più "pericolose" per la sua notorietà diventavano i bersagli dei suoi sfoghi personali. Almeno secondo lei. Né Haven né una piccola parte delle ragazze "pericolose" la temeva, ed era proprio questo a spaventarla rendendola più sgradevole del solito.
Teneva costantemente d'occhio Haven con i due zaffiri azzurri di cui era dotata, incorniciati dai fluenti boccoli talmente biondi da sembrare tinti. Purtroppo per lei Haven si era accorta di quanto quei capelli sembrassero falsi come le promesse d'amicizia che era solita fare alle sue "amiche" -ovvero le pecore- e faceva leva su quello ogni qualvolta Trisha la provocasse.
Aveva più volte citato le sue "labbra finte da bambola gonfiabile", i suoi "capelli biondi stile parrucca da travestito" e anche i "braccioli sgonfi che si portava sul petto" chiedendole se le avessero messo meno silicone del normale. Questo l'aveva portata irrimediabilmente al primo posto della lista nera di Trisha, ovvero era in costante pericolo di diventare lo zimbello della scuola.
~ Che ti ha fatto sta volta?~ domandò Margot, che finalmente si era infilata i pantaloncini.
~ Vediamo... Vive, respira, parla e soprattutto esiste. Sono stata abbastanza esauriente?~ rispose tirandosi via la cravatta e posandola in malo modo sulla panchina.
~ Al solito...~ borbottò Gwen roteando gli occhi.
~ Perché, a te non dà fastidio, quella gallina?~ ribatté lei con il primo vero sentimento delle ultime sette ore, non esattamente positivo.
~ Certo che mi dà fastidio. Dà fastidio a tutte. Ma non credo dovresti spaccarle la faccia.~
~ Certo, so che romperle una costola farebbe più male, ma mi sentirei più appagata se la vedessi con le fasciature e il tutore sul naso.~
~ ...Non era quello che intendevo...~ mormorò Gwen dopo un secondo di silenzio basito.
Margot e Karyl scoppiarono a ridere come matte, affrettandosi a dare ragione a Haven che ottenne una semplice ma gratificante soddisfazione giornaliera.
Dopo neanche cinque minuti la squadra fu completa e pronta ad affrontare le avversarie. Capitanate da nientemeno che Trisha.
Nella scuola di Haven c'erano due squadre femminili e due maschili per ogni disciplina sportiva che veniva insegnata. Durante l'anno esse si sfidavano l'un l'altra per selezionare quella che sarebbe andata al torneo fuori sede.
Si facevano in media due partite interne al mese ed essendo al termine di maggio Haven aveva disputato tredici partite, otto delle quali vinte.
Per quanto potesse essere stanca, svogliata e desiderosa solo di uno spazietto tranquillo dove sedersi e tentare di ragionare su come dire addio alla sua vita sentiva anche una strana decisione dentro di sé. Era il forte impulso di sconfiggere Trisha. In ogni modo possibile.
Ovviamente contro le componenti della squadra avversaria non aveva niente di personale. Era solo quella smorfiosetta impertinente a darle sui nervi e questo la spingeva ad essere alquanto aggressiva nelle partite, a discapito delle altre ragazze che si ritrovavano a essere gli inconsapevoli oggetti di sfogo di Haven e delle altre.
Entrarono in campo dove il coach le stava aspettando e, insieme alle avversarie, presero a riscaldarsi mentre il signor Carson preparava il campo.
Le lasciò allenare per una ventina di minuti, poi le chiamò per iniziare una partita.Al settimo minuto Trisha segnò ancora un punto. Ancora.
~ Haven si può sapere cosa cavolo ti prende?!~ strillò una delle ragazze -seconda solo a Haven per competitività- in seguito all'ennesimo errore della ragazza che aveva praticamente regalato un punto all'altra squadra.
Lei non si curò di risponderle, concentrata com'era a osservare il ghigno soddisfatto sulla faccia di Trisha.
Ghigno che sperava di cancellare il prima possibile con una bella pallonata.
La palla era alle avversarie.
Si preparavano a battere.
Aveva visto Trisha sussurrare qualcosa alla battitrice ed era quasi certa che le avesse consigliato di mandare la palla verso di lei, che probabilmente non sembrava troppo in forma nemmeno a loro.
La ragazza eseguì gli ordini del capitano e il pallone volò in direzione di Haven che si sentiva ribollire di rabbia per come la stavano considerando.
Era davvero così messa male?
Evidentemente sì se non riusciva a farne una giusta in campo.
Mancava poco che cominciasse a ringhiare. In un momento aveva smesso di voler solo lamentarsi dei casini che le erano successi per desiderare un po' di sana vendetta.
"Riprenditi Allowey. Colpisci quel pallone." si disse un momento prima di passare la palla a una sua compagna che, sfruttato il buon passaggio, schiacciò segnando il quarto punto.
Haven guardò di sfuggita il coach che sospirò sollevato. L'aveva visto imprecare sottovoce un paio di volte in coincidenza dei suoi errori e se ne dispiaceva moltissimo. Si sentiva in colpa anche non avendo nessuna responsabilità del fatto che la sua vita stesse andando a rotoli.
STAI LEGGENDO
Brotherly Love - Cinque fratelli di troppo
Teen FictionHaven, adolescente cresciuta tra gli impegni della madre single, i pregiudizi dei compagni di scuola e difficoltà varie che altro non hanno fatto se non renderla più forte e chiusa che mai, si ritrova di colpo con un padre e cinque fratelli in casa...