Sembrava un freddo e cupo pomeriggio di metà gennaio a Parigi, in tutto e per tutto uguale agli altri. Dalla finestra del suo appartamento, Mika osservava i pesanti nuvoloni, grigi e minacciosi, incombere sulle strade parigine e sui passanti, tutti premurosamente muniti di ombrello.
Era solo.
In quel momento a fargli compagnia c'era solo l'accogliente e rassicurante calore del fuoco nel camino, che gli permetteva di sfuggire al clima pungente della capitale francese.
Il cantante aggiunse un pezzo di legna e mosse un po' i ceppi, per mantenere viva la fiamma; fece correre i suoi occhi dal fuoco al cielo, riflettendo sul contrasto che si era creato tra l'esterno della casa e l'interno.
Il grigio cupo e il rosso acceso.
La staticità del cielo in quel momento, immobile come se stesse osservando attentamente quello che accadeva sotto di lui, e la dinamicità delle fiamme.
La minaccia di una tempesta e la certezza di un posto al riparo.
Un po' come il giorno e la notte, come il sole e la luna, come il nero e il bianco: in quel momento una via di mezzo non c'era e Mika aveva scelto il rosso acceso, il continuo saltellare delle fiamme e la certezza di trovarsi in un posto sicuro in previsione della tempesta.
Era seduto a gambe incrociate sul pavimento: teneva le mani l'una nell'altra, vicine al fuoco, e la schiena appoggiata al divano. Chiuse gli occhi, in modo da percepire la realtà solo con gli altri sensi.
Il calore del fuoco accarezzava il suo volto e le sue mani, mentre alle sue orecchie giunsero i rumori della città: il chiasso delle auto, il suono fastidioso di un clacson.
Il campanello di casa.
Mika riaprì gli occhi e illuminò lo schermo del sue cellulare: le cinque, Doriand era arrivato.
Il libanese aveva deciso di trascorrere qualche giorno a Parigi per poter lavorare insieme al suo collaboratore: avevano già scritto una canzone in francese, in quei giorni, e Mika ne era entusiasta. Il cantante voleva però continuare questo esperimento.
Aprì la porta di casa e invitò l'uomo ad entrare, andando poi a prendere il suo computer.
Si sedettero entrambi sul tappeto davanti al divano e di fronte al camino, su suggerimento di Mika: quel contrasto di colori e di situazioni aveva attivato in lui un fiume di pensieri che forse lo avrebbero condotto sulla giusta via per comporre.
-Di cosa parliamo oggi, Mika?-
Il libanese non rispose subito, ma tornò a fissare prima il fuoco, poi il gelido cielo di Parigi.
I suoi pensieri tornarono immediatamente ad un tardo pomeriggio di qualche settimana prima, in cui Mika si era ritrovato di nuovo a vivere e sentire su di sé gli stessi contrasti di quella giornata parigina ma.
Avevano sempre avuto questo problema loro due: uno amava il mare, l'altro la montagna. Scegliere un posto in cui andare in vacanza, quindi, era tutt'altro che un'impresa semplice.
Per quelle vacanze di Natale aveva avuto la meglio Mika, così era riuscito a trascinare un borbottante e lamentoso Andy a scalare le cime più alte delle Alpi italiane.
Quel pomeriggio però il clima rilassante e di evasione dal mondo che avrebbe dovuto accompagnare quei giorni che si erano ritagliati solo per loro sembrava averli abbandonati, lasciandoli cadere in un'atmosfera di reciproca freddezza.
Erano seduti ai lati opposti della sala della piccola casa che avevano affittato, interamente costruita in legno.
Così come Mika amava la montagna e Andy il mare, il primo aveva scelto di puntare gli occhi sulla rigida tempesta di neve che si stava abbattendo all'esterno, mentre il secondo manteneva lo sguardo fisso sulle fiamme che danzavano nel camino.
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The only one that ever turns a grey sky blue
RomantikRACCOLTA DI ONE SHOT Ho scritto per il momento sei storie brevi, sempre con protagonisti Mika e Andy, ispirate ad alcune canzoni di Mika. Ho deciso di pubblicarle anche qui e di fare una raccolta. E' una raccolta che rimarrà sempre aperta, sono stor...