Questa è pazza!

22 2 1
                                    

Strisciavo la suola delle scarpe contro l'asfalto, ero davvero seccato, era l'ennesima notte che mi ritrovavo a vagare per le strade a testa bassa, nessuna svolta, nulla di nuovo.

<Riccardo!>

Un urlo agghiacciante ruppe il silenzio.

Mi girai e vidi Elena in lontananza che mi guardava, mi scappò da ridere.

<Leonardo!> replicai ridacchiando.

Passammo dieci lunghi secondi a fissarci da lontano.

<Vieni qui per favore> urlò di nuovo.

"Questa è pazza!" pensai tra me e me, e mi diressi nuovamente verso di lei.

<Ti chiedo scusa per come mi sono comportata>

<Di nuovo? Non ti devi scusare!>

<Invece si, è stata una serata storta, sai?>

<Non dirlo a me!> la interruppi.

Aveva smesso di piangere, aveva smesso di piovere, vi erano tutte le basi per un nuovo, meraviglioso inizio.

<Siediti qui.> E poggiò la mano affinaco a dov'era seduta.

Questa volta mi sedetti un po' più vicino, era ormai chiaro che non le facessi paura, non so perché ma sembrava che la mia presenza, invece, la tranquillizzasse, ne fui davvero felice.

<Allora dimmi, cosa ci fai a zonzo nel cuore della notte, Riccardo?>

<Potrei farti la stessa domanda.> accennai subito un sorriso per non sembrare troppo serio.

<Te l'ho già detto, è stata una serata storta> guardò il cielo e si asciugò le lacrime che le erano rimaste sul viso.

<Ti va di parlarne?>

<No.> rispose prontamente, come se si fosse aspettata la domanda.

<Va bene, come vuoi tu!>

<E tu invece? Cosa ha reso storta la tua serata?>

<Ho litigato con i miei amici, sono stupidi, ipocriti, superficiali...>

<Già> alzò nuovamente gli occhi al cielo.

<Già, sono tutti così>

<Io no!> risposi quasi seccato.

<Tu no? Sei un'eccezione?>

Mi guardò con uno sguardo che non avrei dimenticato, avrà avuto quasi vent'anni, ma in quel momento dimostrava l'innocenza di una bambina.

<L'eccezione che conferma la regola!> esclamai ad alta voce, ridendo.

<Lo vedremo.> ribattè lei con tono serio.

Come se avessimo avuto tutta la vita per conoscerci, per valutarci.

Piombai nel silenzio più assoluto, quella frase mi aveva davvero spiazzato, sospirai per mantenere la calma e la guardai dritta negl'occhi.

<Lo sai che hai dei bellissimi occhi?>

Penso di aver arrossito, in ogni caso la tensione salì così tanto da rischiare di farmi esplodere la testa.

<Non mi fido più di chi me lo dice> rispose sconsolata.

<Fai bene>

<Quindi non dovrei fidarmi nemmeno di te, o sbaglio?> mi guardò con un'espressione beffarda.

<No, non dovresti> facevo il serio.

<Ma sei tu che hai scelto di farlo!> continuai, e nel frattempo la guardai sorridendo.

Lei mi guardava già da prima, da quando avevo iniziato a parlarle, ma ho spesso il vizio di non guardare le persone negl'occhi mentre parlo, perché mi deconcentra.

Quando i miei occhi s'incrociarono con i suoi, lei mi sorrise: tutto d'un tratto il mondo iniziava a piacermi.


Fu una notte di pioggia.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora