<La pioggia ha fatto scendere la temperatura!>
Mentre mi diceva queste parole, notai per la prima volta che stava tremando, senza pensarci mi tolsi la giacca e gliela misi sulle spalle.
Lei mi guardò e non disse una parola, ma sorrise, non potevo pretendere ringraziamento migliore.
<Spero vada meglio!>
<Va un po' meglio, grazie.>
Io non riuscii a non cedere all'impulso e la strinsi tra le mie braccia, non mi andava bene che andasse un po' meglio, doveva andare decisamente meglio!
<E ora? Hai sempre freddo?>
<No, è perfetto.>
Ci eravamo conosciuti da pochi minuti e già ci trovavamo così attacati, era una cosa che mi creava un certo imbarazzo, lo ammetto, e credo che lo creasse anche a lei, ma di notte non c'è spazio per le inibizioni, di notte bisogna lasciarsi andare, lasciarsi trascinare dalle sensazioni.
Era fragile, metre la stringevo, temevo di farle del male, doveva essere molto magra, lo si sentiva anche attraverso quello spesso strato di vestiti.
Mi chiedevo quale fosse stata la sua storia, quali immagini, quali sensazioni si nascondessero dietro quegl'occhi celesti, quali fossero i demoni che albergavano nelle sue ossa.
Le guardavo i capelli, pensavo che cosa potessi essere io per lei, uno straniero? Un viandante? Un ragazzo? Che tipo di ragazzo?
Perchè si era lasciata andare tra le mie braccia? Perchè si fidava di me?
Finii per chiedermi chi fossi realmente.
Furono istanti, ma istanti densi, importanti, istanti nei quali il nostro silenzio si amalgamava con quello cittadino..
Pensai che lei mi stesse leggendo nella mente, perchè non mi interruppe finchè non placai i miei turbamenti, e solo quando riuscii finalmente a reprimerli, a ricacciarli nell'oblio, lei mi parlò:
<Perchè fai tutto questo?>
<Perchè no?> risposi io.
Lei sospirò e si attaccò ancora di più a me.
<Sei di queste parti?> il suo tono iniziava a farsi stanco, evidentemente si era rilassata lasciando via libera alla spossatezza.
<Abito non molto lontano da qui, un chilometro circa, tu invece?>
<Io abito qui, questo è il portone del mio palazzo, sto all'ultimo piano.> La sua voce si faceva sempre più fioca, pensai che avrebbe potuto addormentarsi da un momento all'altro.
Invece si sottrasse alle mie braccia, si stirò e poi, lentamente, in maniera molto pacata, avvolse le sue braccia attorno alle mie spalle e si abbandonò.
La sua bocca sfiorò il mio collo e subito sentì partire un brivido che attraversò tutto il corpo.
<Ora sei tu ad avere freddo, eh?> sentii il suo alito caldo sulla mia pelle e fu una sensazione a dir poco singolare.
<No, tranquilla, non ho freddo.>
<Ma per un attimo hai tramato!>
<Ti sbagli.>
Sospirò nuovamente.
<Direi che si è fatto tardi, io me ne vado a letto.>
Laciò la presa e si alzò frettolosamente, poi tolse la mia giacca dalle sue spalle e me la porse.
<Ti ringrazio di tutto.>
Prese le chiavi nella borsa e aprì il portone.
<Hei!> esclamai d'impulso.
<Quando ti rivedrò?>
Lei si girò lentamente e mi guardò dritto nelle pupille.
<Domani!> esclamò, come se fosse stato ovvio.
<Ah! A domani allora!>
<Se vogliamo essere pignoli: a più tardi.>
Io sorrisi, lei chiuse il portone dietro di sè.
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Fu una notte di pioggia.
RomanceUna notte di pioggia, la solitudine, e poi... Settembre 2015 (scrittura in corso) UN COMMENTO ALLA FINE DI OGNI PARTE SAREBBE UN AIUTO NON DA POCO Questo è il primo libro che scrivo "in live" su Wattpad, e vorrei che non fosse solo mio, ma anche di...