Il risveglio

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 L'orologio rintoccava le 9, la casa era totalmente buia e si distingueva solo una figura seduta a braccia conserte sul divano di pelle viola. Magnus.
«Che strano» pensò «Alec dovrebbe già essere qui.»
Fece un sospiro, chiuse gli occhi felini e li riaprì dopo qualche secondo.
A rompere il silenzio fu lo sbattere della porta d'ingresso.
«Oh Mon chère» esclamò lo stregone alzandosi. Avvicinandosi al ragazzo, poi però notò che qualcosa non andava e accese la luce.
Il cacciatore si reggeva con una mano allo stipite della porta, l'altra era sulla pancia e sembrava cercasse di contenere un emorragia, che aveva inzuppato tutta la maglietta di sangue. Alec aveva i vestiti tutti stracciati e una bruciatura lungo la gamba.
«Per tutti i demoni, Alexander, che cosa è successo?» chiese lo stregone preoccupato. Dalla bocca del ragazzo non uscì altro che un suono debole, un gemito di dolore e si accasciò lentamente a terra.
A quel punto Magnus si precipitò verso il corpo moribondo, lo sollevo in braccio e senza mai staccargli gli occhi di dosso lo portò in camera da letto. Lo poggiò sulle lenzuola candide che si macchiarono di rosso al contatto col corpo tremante e madido di sudore di Alec.
Sapeva che gli Shadowhunters correvano un pericolo costante facendo il loro mestiere e sapeva che Alec quella sera sarebbe andato in una delle sue folli missioni con Jace e Isabelle. Ma perché toccava sempre a lui il rischio di morte? Proprio come la prima volta che lo curò.
Lo stregone fece tutto ciò che era in suo potere per farlo riprendere, gli stette accanto per tutta la notte, fino a consumare le sue energie.
Il peggio sembrava passato, tutto il veleno demoniaco era stato espulso dal suo corpo e al ragazzo non serviva altro che riposare. Magnus era lì, steso affianco a lui, che lo guardava con dolcezza e gli accarezzava capelli e viso.
«Oh mio dolce Alexander» disse, per poi stampargli un dolce bacio sulla fronte. La stanchezza ebbe la meglio e lo stregone si addormentò con il corpo del ragazzo tra le sue braccia.
I raggi di sole che passava attraverso le tende semichiuse della camera da letto fecero svegliare lo stregone. Magnus aprì lentamente gli occhi. Non sentiva più il calore familiare del corpo di Alec accanto al suo, perché lui non c'era. Si sollevò lentamente, guardò a destra e vide il suo ragazzo che gli puntava una spada angelica verso il cuore.
«Che cosa stai facendo Alexander?» chiese perplesso.
«Chi sei tu e come sai il mio nome?» ribattè di tutta risposta il cacciatore «Non ho paura di te, potrei conficcarti questa spada nel petto con facilità.»
«Oh mio Dio Alec,ma cosa ti prende?» esclamò strofinandosi gli occhi «Vieni torna a letto» aggiunse picchiando con la mano sul materasso accanto a lui facendogli segno di sedersi.
«Mai. Perché dovrei venire in un letto con te? Perché mi trovo qui? Dimmelo e non ti succederà niente.» disse avvicinandogli la punta della lama al petto, squarciandogli la camicia di seta.
«Era firmata.» pensò scocciato lo stregone, ma quello era l'ultimo dei suoi problemi.
«Davvero non ti ricordi di me?» chiese sbalordito Magnus.
«Beh, se mi ricordassi avremmo avuto un risveglio un po' meno movimentato non trovi?» rispose l'altro con una punta di sarcasmo.
Magnus si alzò dal letto e si avvicinò al ragazzo facendogli abbassare la spada. Era chiaramente più alto di lui.
«Io sono Magnus Bane, il Sommo stregone di Brooklyn, ieri sei stato ferito da un Demone Superiore ed io ti ho curato.» spiegò lo stregone.
«Ed io dovrei crederti?» gli occhi di Alec scintillavano di rabbia e paura.
«Se non mi credi guarda sotto la maglietta.»
Il cacciatore si poggiò una mano sopra la pancia e sentì la presenza delle bende «Beh allora dovrei ringraziarti e pagarti stregone.» aggiunse con il tono altezzoso che di solito usavano gli Shadowhunters con quelli come lui.
Magnus scosse la testa «Non ti aiuto per soldi Alexander.»
«E per cosa allora?» replicò il giovane Lightwood.
«Per amore.» rispose franco lo stregone, puntando gli occhi da gatto su quelli azzurri di Alec.


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