Più di quanto sembra

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 Le lacrime non smettevano di scendere sul volto sorpreso di Magnus, una sottile linea nera sulle guance che poi si sbiadiva man mano.
Remus li osservava, a debita distanza, con stampata in viso un'espressione all'inizio tra l'incredulo e il perplesso, che poi si tramutò piano in un dolce sorriso.
«Alec» mormorò Magnus con tenerezza, sciogliendosi lentamente dal bacio, con gli occhi lucidi e un netto stupore dipinto in viso. Prima che l'altro potesse dirgli qualcosa, lo stregone lo strinse forte al petto, e ricominciò a piangere. «Non andare via» lo pregò tra i singhiozzi; ormai la maglietta di Alec era sporca di un nero glitterato sbiadito dalle lacrime, ma non sembrava importargliene. Gli occhi del Cacciatore erano fissi su Magnus, uno sguardo dolce e pieno d'amore. Dalle labbra quasi serrate gli uscì un sussurro, un suono flebile, appena udibile, che somigliava ad uno: «scusami».
Magnus avrebbe dovuto perdonarlo per tutto il dolore che inconsciamente gli aveva inflitto? Per quel suo comportamento restio, per non essersi ricordato di lui e del suo amore, e soprattutto per Kyle?
C'erano tante cose, ma allo stregone non interessavano più di tanto. Ora Alec era tra le sue braccia, e questa era la cosa più importante.
I loro occhi si incontrarono e rimasero a lungo così, con l'intenzione di non volersi allontanare più. L'azzurro di quelli di Alec si rifletteva nel verde oro degli occhi di Magnus.
Sembravano essersi dimenticati di tutto ciò che li circondava, di tutto ciò che era successo prima e cosa sarebbe successo dopo. Erano insieme avvolti dal silenzio, nel quale l'unico rumore era quello dei loro respiri, e fatta eccezione per quella luce che illuminava tutti i loro tratti, anche quelli più nascosti, i due erano al buio.
Alec avvicinò la mano al viso di Magnus e con un movimento delicato gli pulì il viso dal sangue, che intanto fuoriusciva lento e denso dal graffio provocatogli da Kyle.
Quell'atmosfera quasi magica fu interrotta da un colpo di tosse. Tutto tornò normale: il tempo riprese il suo corso, svanì quel buio che circondava i loro corpi stretti l'uno all'altro e finalmente i due sembrarono essere tornati alla realtà.
Rivolsero i loro sguardi a Remus, che intanto cercava in modo delicato e meno invadente possibile di attirare l'attenzione. Non voleva rovinare quel momento per loro così intimo. Ma avevano una questione ancora più importante, che tra l'altro li riguardava in modo abbastanza diretto. Avevano scoperto da poco che Kyle non era un demone, ed avevano ancora poche informazioni.
«Ricapitolando» disse lo stregone dal colorito pallido, cercando di mettere insieme tutte le informazioni acquisite dal ragazzino, la cui natura era ancora, o almeno per adesso, sconosciuta.
I tre sedevano nell'atrio, Alec e Magnus sul divano colorato, ancora un po' umido per l'acqua che ci era caduta prima, e Remus davanti a loro seduto sulla sedia di velluto, piegato in avanti, che si manteneva il viso tra le mani poggiando i gomiti sulle ginocchia.
«Credevamo fosse un demone, ma non lo è. Voleva qualcosa da te» continuò, alzando lo sguardo verso Magnus, per poi posarlo su Alec. «A te non ha detto niente? Niente che potesse essere sospetto?».
Il ragazzo scosse la testa. «Non sospettavo di nulla, pensavo fosse un mondano, almeno prima che perdessi conoscenza» poi si voltò verso Magnus e prese le mani dello stregone tra le sue, stringendole. «Mi dispiace tantissimo...se non fossi stato così ingenuo, tutto questo non sarebbe successo, mi sono lasciato influenzare ed è riuscito ad entrare in casa, mi dispiace così tanto.» si scusò con aria mortificata.
Magnus gli prese il viso tra le mani e poggiò la sua fronte contro quella di Alec, i loro occhi erano paralleli, le mani perfettamente smaltate e illese dallo scontro dello stregone accarezzarono con dolcezza le guance del Cacciatore. «Non ti devi preoccupare, è tutto okay. L'importante è che tu abbia aperto gli occhi» cercò di tranquillizzare il ragazzo. «e che tu sia con me» aggiunse piano.
I tre si misero a ragionare sulle parole di Kyle. Innanzitutto, cosa è cercava? Cosa gli apparteneva? Magnus pensieroso si guardò le mani. Sulle dita brillavano vari anelli, uno più degli altri.
Lo guardò a lungo, e poi con un lampo di genio venne a capo di quel inspiegabile enigma.
«Una fata!» urlò sollevando di scatto il capo. Gli altri due lo guardarono sgranando gli occhi.
«Come?» dissero all'unisono.
Lo stregone si sfilò l'anello dal dito e lo pose sul palmo della mano aperta, per mostrarlo ai compagni.
«Qualche anno fa, ad una delle mie feste conobbi una ragazza, una fata. Si infatuò subito e iniziò a seguirmi praticamente dappertutto. Provai a conoscerla, ma ciò che vedevo era solo arroganza. Provai a mollarla, ma lei non volle.» fece una pausa, prese fiato, e ricominciò a raccontare. «Pensava che il mio problema fosse il potere. Cioè, pensava che io non volessi stare con lei perché sapevo di non poter tenere il confronto con i suoi poteri»
«Ma come? Tu sei il Sommo stregone di Brooklyn!» fece Alec stupito. Per quanto ricordasse non aveva mai visto nessuno più potente di Magnus, persino Remus aveva poteri limitati rispetto ai suoi.
Magnus fece cenno di sì, chiuse la mano con al centro l'anello, deglutì e riprese. «Si, ma a quanto pare non sembrava importargliene, secondo il suo parere lei era più potente e sinceramente non avevo voglia di fare a gara, così le diedi corda. Dio, quella era fuori come un balcone!» fece una piccola risata «Disse che avrebbe permesso che io fossi alla sua altezza in cambio del mio amore».
A quelle parole Alec si fermò a riflettere. Adesso era lui ad avere il suo amore, ma cosa aveva fatto per meritarlo? Come si erano incontrati e come è nata la loro storia? Era lui ad essersi innamorato per primo? E i suoi lo sapevano? E Isabelle? E Jace?
Gli sembrava di aver perso tanto, questa sarebbe stata la parte più bella della sua vita e lui non ne ricordava le basi.
Una volta riemerso dai suoi pensieri notò che Magnus stava ancora parlando. «Quindi mi diede questo anello» fece aprendo la mano e mostrando l'oggetto in oro. «spiegandomi che aveva un grande potere. Anche se in realtà a me non è servito a niente, è comunque un bell'anello come un altro, me ne ero anche dimenticato, a essere sincero. Ma a quanto pare, la Regina non la pensa così.» fece spallucce.
Alec non poté negare di sentirsi incuriosito e anche un po' geloso nei confronti di quella fata «Come è andata a finire alla fine con la fata?» chiese di getto, così velocemente da non pentirsene. Magnus lo guardò «Non lo so, dopo un po' sparì. Comunque Kyle deve essere uno scagnozzo della Regina.»
«D'accordo, ma come faceva a sapere di me?» commentò Alec.
Infondo nessuno aveva parlato del suo caso.
«Le voci girando nel Mondo Invisibile.» la voce era quella di Remus, che abbozzava un sorriso compiaciuto e soddisfatto, sentendo di essere riuscito ad arrivare a capo di quel mistero. Intanto si era fatto tardi e l'ospite tolse il disturbo, salutando gli altri due con un gesto della mano, e dopo i vari ringraziamenti se ne andò.
Magnus si gettò stremato a peso morto sul divano, chiuse gli occhi per un istante e quando li riaprì Alec era lì, bello come sempre, di fronte a lui che gli tendeva una mano. La afferrò e si diressero verso la porta della camera in cui dormiva lo stregone. Il Cacciatore, preso dall'abitudine cercò di divincolarsi dalla presa per andare in camera sua, ma l'altro non glielo permise, tirandolo a sé per poi buttarlo sul letto e chiudersi la porta alle spalle.
«Magnus, io non-» la voce di Alec era tremante e impaurita. Magnus gli si avvicinò con scatto felino e si sedette sul letto affianco a lui «Dormi con me stasera» gli disse piano con voce suadente ed estremamente persuasiva.
Si stesero sul letto uno vicino all'altro, mantenendo i loro sguardi intrecciati. Magnus gli accarezzava il viso con estrema delicatezza, quasi si trattasse di porcellana. «Mi sei mancato tantissimo» gli disse non smettendo di sfiorargli il volto.
«Ci sono tante cose che non ricordo, che non capisco, come il fatto di starti vicino. Il mio cervello mi dice di non buttarmi, di tenermi alla larga da te, che non ti conosco, ma poi il mio istinto e il mio cuore invece mi dicono di starti vicino sempre di più» disse Alec lentamente, in imbarazzo, arrossendo. Sentendo quelle parole, Magnus non poté fare altro che stringerselo al petto, con la testa sul suo cuore che batteva forte, solo per lui.
«Ti Amo Alexander» disse, mentre giocava con i suoi capelli corvini.
Il ragazzo sollevò il viso, così da ottenere una perfetta visuale del viso dell'altro. Gli occhi felini splendevano di una strana luce, quasi eterna. «era di questa luce che parlava allora la vecchia» pensò il Cacciatore tra sé e sé.
Quegli occhi, quella luce, erano le cose più belle che avesse mai visto. «Ti Amo Magnus Bane» le parole gli uscirono dolcemente dalle labbra, che poco dopo finirono su quelle di Magnus. L'atmosfera mutò completamente, tra di loro prevalse il desiderio, l'attrazione.
Pochi istanti e lo stregone era sopra il ragazzo e bloccandogli, con le mani sui polsi, le braccia sollevate sopra la testa, iniziò a baciarlo, prima con maggiore enfasi poi con dolcezza. Si liberò una mano, con la quale esplorò il corpo però ormai ben conosciuto del Cacciatore, sfiorandogli i marchi e le cicatrici sotto la maglietta.
Anche Alec gli toccava il torace, facendo scivolare le dita sui suoi muscoli, partendo da quelli delle braccia fino ad arrivare a quelli del basso ventre. Entrambi avevano un corpo invidiabile, perfettamente in sincronia tra di loro.
La notte passò così, senza che nessuno li disturbasse.
Solo una volta Chairman Meow entrò in stanza, ma ne uscì scandalizzato pochi secondi dopo.


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