«Alec, Alec...ti prego riprenditi» la voce preoccupata di Magnus rimbombò nel salone vuoto.
Nel pentagramma non c'era più nulla, se non si contavano alcuni granelli di cenere infernale provenienti da Edom e del fumo che poco a poco sembrava star svanendo.
Alec diventava sempre più pallido, terribilmente pallido; la sua temperatura corporea scese notevolmente ed iniziò a tremare. Però era vivo, Magnus poteva sentire il suo cuore pulsare piano, ma ciò non alleviò la sua preoccupazione. Si inginocchiò accanto a lui, gli sollevò la testa con un braccio e se la mise in grembo, accarezzandogli capelli e viso delicatamente. «Dai Alec, riprenditi. E' finita. Ci siamo riusciti... Dobbiamo festeggiare.» lo supplicò quasi cullandolo. Lo strinse a sé e gli diede un bacio sulla fronte. Era gelido.
Lo sollevò da terra e, tenendolo tra le braccia, si avviò verso la camera da letto. Spalancò la porta con un calcio e molto piano poggiò Alec, privo di sensi, sul letto, quello che nell'ultimo periodo aveva ospitato tante volte i loro corpi. Magnus lo spogliò di tutti i vestiti e lo infilò sotto le coperte gettando gli abiti a terra; uscì dalla camera quasi correndo per poi tornare pochi secondi dopo con una pezza bagnata tra le mani – da cui usciva del fumo –passandosela da una mano all'altra per evitare di ustionarsi.
Alla fine gli si sedette affianco e gli posò la stoffa calda sulla fronte. Riempì la stanza di candele accese, posizionandole a un centimetro di distanza l'una dall'altra lungo tutto il perimetro delle pareti verdi. L'effetto ottenuto era da togliere il fiato: sembrava molto romantico, avrebbe dovuto rifarlo una volta che Alec si fosse svegliato. Perché lui si sarebbe svegliato, stava solo riposando, doveva per forza essere così.
Con estrema rapidità prese altre coperte e le avvolse attorno al ragazzo. Rimase per ore sdraiato accanto al corpo freddo del cacciatore accarezzandogli una mano. «Spero che almeno tu stia facendo bei sogni, perché io qui sto vivendo un incubo» fece Magnus rivolgendosi al suo ragazzo, con un sorriso amaro. Poco dopo iniziò a fare caldo: le candele stavano dando l'effetto sperato, visto che la temperatura della camera stava salendo notevolmente, infatti lo stregone iniziò a sudare. «Sai tesoro, ho desiderato a lungo una persona come te. E adesso guardami: ti ho nudo nel mio letto. So che dovrei chiamare i tuoi, ma non ora, voglio stare ancora un po' da solo con te. Forse è meglio che torni all'Istituto, sai, una volta finita tutta questa storia. Ti ho praticamente imprigionato qui per una questione di egoismo, avevo paura di perderti per davvero, ma mi hai dimostrato tante volte quanto io sia fortunato ad essere amato da una persona come te. So che ti manca casa tua, ed è giusto che tu ci torni, anche se mancherai molto a Charmain Meow. Si è davvero legato a te, soprattutto nell'ultimo periodo. Ti amo. Grazie per esserti innamorato di me. Ancora una volta.» sussurrò, come se gli stesse confidando un segreto.
In effetti, il loro amore era il loro segreto più grande, troppo grande e potente per essere confessato al mondo. Tutti avrebbero voluto appropriarsene o distruggerlo. Perché l'uomo è così, si appropria delle cose belle e poi le distrugge. Come quando strappa un fiore da un prato: la sua bellezza è incommensurabile, ma una volta strappato dalla sua terra soffre, e lentamente si spegne, appassisce, così come la sua bellezza.
Si portò la mano di Alec vicino alla bocca e sfiorò il dorso con le labbra, mentre con lo sguardo felino percorreva le linee del suo volto. La pelle era ancora bianca e intorno agli occhi si erano creati degli aloni violacei, dello stesso colore delle palpebre e delle labbra. I suoi respiri erano lenti e costanti e il petto si alzava regolarmente, non esattamente come avrebbe dovuto, ma quanto bastava per capire che era vivo.
Le palpebre dello stregone calarono lentamente e prima che se ne accorgesse era sprofondato in un sonno leggero.
Tutto sembrò tornare normale: erano loro due da soli nel letto, dormendo abbracciati. Da lì a poco Alec si sarebbe svegliato ed avrebbero fatto colazione insieme. E Alec non aveva mai combattuto con quel demone, non aveva mai avuto a che fare con suo padre, non aveva mai conosciuto Kyle. Niente di tutto ciò era successo, continuava la loro vita felice insieme, senza interferenze o problemi.
Questa fantasia gli si frantumò davanti gli occhi quando sentì bussare forte alla porta di casa. Magnus si alzò subito per andare ad aprire, ma i pugni non cessarono, anzi, continuarono sempre più forti, cosa che infastidì non poco lo Stregone. Non fece nemmeno in tempo a girare del tutto la maniglia, che all'interno si scaraventò un ragazzo biondo armato fino ai denti. «Dov'è?» gli urlò lui.
«Jace che ci fai qui?» rispose lo stregone spostasi dall'uscio della porta, dopo una spallata da parte del Nephilim.
«So che gli è successo qualcosa» rispose agitato il ragazzo. «L'ho sentito, l'ho sentito qui» aggiunse, indicando la sua runa parabatai, che fino a poco tempo prima era del tutto sbiadita. Jace iniziò a vagare senza meta fino a spalancare la porta della camera in cui riposava Alec.
«Cosa gli è successo, Magnus?» chiese allora, indicando il fratello nel letto, pallido come un fantasma. Si guardò intorno e notò tutte quelle luci messe lì sistematicamente e ne rimase abbastanza disgustato. «E questo? ...» Indicò le candele tutto intorno. «...che razza di gioco sadomaso è?»
Magnus lo afferrò per il braccio e lo trascinò fuori dalla stanza. Ora fu lui ad alzare la voce. «Senti, mio caro angioletto, amo Alec più di quanto tu possa immaginare, e, anche se volessi, non potrei fare nulla, nulla, che lo facesse soffrire.» Si calmò. «Deve aver perso i sensi»
«Come è accaduto?» domandò Jace con aria di sfida.
«Abbiamo scoperto chi è stato a privarlo dei ricordi: un demone molto potente, stanotte l'ho invocato. Siamo giunti ad un accordo grazie ad un... piccolo aiuto. Prevedo una guerra tra demoni e fate, ma la cosa più importante è che ci siamo riusciti. Quando Alec si sveglierà ricorderà tutto!» gli spiegò Magnus eccitato, omettendo ovviamente che il demone di cui parlava era suo padre.
«E se non lo farà? Se non si svegliasse più? Porteresti sulle spalle il peso della morte di uno Shadowhunter!» gli intimò Jace, lasciandolo paralizzato dalla paura che questa eventualità potesse realizzarsi, o peggio, che si fosse già realizzata.
«Non è un semplice Shadowhunter! Non per me, almeno. E non starò qui a non fare niente se il mio ragazzo rischia la vita.» terminò fiero Magnus, dando una spallata al suo ospite, per poi tornare nella camera.
Jace lo fermò trattenendolo per il braccio. «Avresti dovuto avvisarci, siamo la sua famiglia» il suo sguardo sembrò addolcirsi. Sapeva quanto Magnus tenesse al suoparabatai, ma come poteva non preoccuparsi? Suo fratello era in quel letto e non dava segni di vita.
«Lo stavo per fare, avevo intenzione di farlo rinvenire, non volevo darvi una preoccupazione inutile» rispose Magnus, dandogli poco conto.
Qualcuno batté forte il pugno contro la porta attirando l'attenzione dei due. Magnus aprì e subito si infilò all'interno del loft una piccoletta dai capelli rossi.
«Clary? Che ci fai qui?» chiese subito Jace, sorpreso, del tutto ignaro riguardo le sue intenzioni.
«Volevo sapere come stava Alec. Non avrai mica pensato che sarei rimasta con le mani in mano?» rispose.
Jace sollevò gli occhi al cielo, ma in cuor suo sapeva che la presenza di Clary l'avrebbe solamente tranquillizzato.
Magnus fece per chiudere la porta, ma una mano la bloccò: un ragazzo dai capelli ricci e castani era piegato in due e affannava.
«Oh, smettila, Shelly. Sei un vampiro, non puoi avere il fiatone» commentò quasi infastidito lo stregone.
«Si chiama Simon» si intromise Clary.
«Oh, giusto. La forza dell'abitudine.» si giustificò il neo-vampiro ridacchiando, portandosi un braccio dietro la testa riccioluta.
«Quando devi fare il cretino, ricordi benissimo cosa sei» notò Magnus.
Finalmente poté chiudere la porta.
Stanco di quella situazione, si lasciò cadere sulla poltrona di velluto, passandosi una mano sul volto. Quella situazione lo stava uccidendo: era stato un periodo difficile e strano, più di quanto potesse immaginare.
Alec ferito, Alec che perdeva i ricordi, Alec che sembrava essersi avvicinato, Alec che baciava Kyle, la Regina, suo padre, ed ora questo.
Però finalmente sembravano essere giunti alla fine di quella "avventura": Alec si sarebbe svegliato e avrebbe ricordato. Tutti quegli sforzi avrebbero dato il loro frutto e sarebbero stati felici insieme.
Bussarono forte alla porta e Magnus sbuffò. «Che nessuno si muova, se nessuno fiata penseranno che non siamo in casa».
Invece, colpi alla porta divennero ancora più forti.
«Brutto farabutto, credi che non ti abbia sentito?» urlò istericamente una ragazza all'altro capo della porta. Lo stregone fece cenno a Simon di aprire la porta. Isabelle si scaraventò dentro spingendo violentemente il ragazzo.
«Dov'è mio fratello?» chiese aggressiva a Magnus, che le indicò la camera, poi Isabelle se la prese con Simon che ancora barcollava.
«E tu...» gli intimò puntandogli il dito contro «Cosa pensavi di fare lasciandomi lì fuori?».
Simon tentennò, cercò di dire qualcosa, ma tutto ciò che la sua gola produsse furono dei mugolii insicuri e parole senza senso. La ragazza lanciò un'ultima occhiata furtiva a tutti i presenti e si infilò nella camera in cui riposava il fratello.
«Bene, deve arrivare ancora qualche vostro invitato?» domandò Magnus decisamente irritato. I ragazzi si guardarono l'un l'altro con aria interrogativa, ma tutti scuotevano la testa, fino a quando dalla camera Isabelle parlò: «Io ho chiamato Maia, sarà qui a momenti»
«Oh perfetto» rispose Magnus, poi fece segno agli altri di andare in camera, averli tutti in soggiorno non faceva altro che innervosirlo. Una volta che tutti furono fuori dai piedi, si lasciò sprofondare ancor di più nella poltrona. «Guarda un po' se devo fare il portiere in casa mia» sbuffò tra sé e sé stremato. Aveva bisogno di dormire, ma non poteva lasciare Alec così...e se ci fossero state delle complicazioni? C'erano cose – parecchie cose – che i suoi amichetti Nephilim non avrebbero potuto fare.
Scosse la testa per togliersi dalla mente quel pensiero, l'idea di Alec ferito lo faceva impazzire. Finalmente si udirono dei passi sul pianerottolo, passi un po' troppo pesanti per una ragazza della statura di Maia.
Magnus si alzò per aprire la porta e si trovò davanti niente di meno che l'intero branco. Si spostò dall'uscio e lasciò entrare i lupi. E non solo: insieme a loro c'erano vampiri e Nephilim, tanto che iniziò a sentirsi in minoranza, fino a quando, alla fine di quella lunga fila, non trovò il suo amico Remus.
«Vecchio furfante. Dovrai spiegarmi prima o poi come fai a scoprire tutto.» disse Magnus rivolto all'amico, afferrandogli la mano e attirandolo verso di sé in un abbraccio rapido, mentre l'altro rideva. Avere un amico al suo fianco lo faceva sentire meglio, meno solo nella sua casa invasa da figli di Raziel, Licantropi e Figli della Notte. Remus chiuse la porta con un movimento della gamba. Magnus ricominciò a sorridere.
«Sai» fece lo stregone Lupin «Sembra quasi una delle tue feste, mancano solo le fate. Ho saputo che hai avuto un incontro con la Regina. E' davvero così bella come dicono?» gli punzecchiò il braccio con i proprio gomito.
Magnus guardò a terra ridendo «Tanto bella quanto meschina» rispose guardandolo in viso.
«Tanto si sa che ha un debole per te, è sempre stato così. Una sua visita non sarebbe tanto strana. Potrebbe offendersi, soprattutto perché hai un gran quantitativo di Nascosti in casa, ed è come se non l'avessi invitata ad una tua festa» osservò diplomaticamente Remus, gesticolando di tanto in tanto.
«Può anche essere, ma questa non è una festa e io non ho invitato nessuno. Se venisse in questo momento penso che la lascerei fuori la porta.» rispose infine Magnus.
Qualcuno bussò alla porta lasciando di stucco i due.
«E' arrivata davvero!» esclamò sorpreso lo stregone dai capelli rossi dando una botta alla spalla dell'amico, facendolo così avanzare in direzione della porta e lo esortò ad aprire. Le loro aspettative però vennero del tutto deluse: sul viso dello stregone scomparve quel sorriso che lo aveva accompagnato fino alla porta, e apparve una smorfia irritata, disgustata. I suoi occhi si fecero sempre più piccoli fino a sembrare due fessure, con le pupille che brillavano di rabbia.
«Dammi solo un motivo per non ucciderti.» ringhiò Magnus trattenuto soltanto dalla presa dell'amico sul suo braccio.
«Devo parlarti» rispose con tono deciso Kyle.
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Amnesia
FanfictionE se Alec avesse perso la memoria in battaglia? E se tutti i suoi ricordi di Magnus fossero ormai perduti?