Capitolo 10: La fuga e le nuove informazioni

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Uscì dall'ambasciata e si diresse verso una delle auto ferme al

cancello, che quasi sbarrava la strada. «Posso andare a piedi,

grazie lo stesso», comunicò Becky all'autista.

L'uomo scese e aprì la portiera dietro: «Devo insistere

signorina, altrimenti rischio il licenziamento».

Dal momento che non aveva voglia di fare questioni,

supplicò: «Posso almeno sedermi davanti?».

«Mi spiace, ci sarà Oliver, verrà con noi. Avrei dovuto

avvertirlo non appena si fosse presentata.»

Becky salì dietro e, mettendosi comoda, iniziò a lavorare sul

tablet. Era contenta, lo trovò semplice e maneggevole, stava alla

perfezione anche nella sua borsa di tutti i giorni.

Leggendo le e-mail fu interrotta dall'arrivo di Oliver. Il

ragazzo di colore, alto e ben piazzato, che era rimasto

imperturbabile davanti alle sue lacrime. Aveva un taglio di

capelli militare, due occhi neri come la pece e un sorriso radioso,

con denti di un bianco splendente. Grace lo aveva descritto alla

perfezione.

La ferita vicino il sopracciglio e i graffi sul collo gli davano

un'aria ribelle.

«Signorina Town, è un piacere rivederla, questa volta mi

presento: faccio parte del servizio di sicurezza e oggi devo

seguirla nei suoi spostamenti. Le chiedo di rispettare il mio

ruolo, anche se so che non è lieta di avermi tra i piedi. Cercherò

di essere discreto e di starle a una ragionevole distanza; si

dimentichi di me e non si accorgerà della mia presenza.»

«Quanti anni hai, Oliver?», volle sapere Becky.

«Ventisette.»

«Sei più giovane di me: diamoci del tu e chiamami

semplicemente Rebecca. La prima tappa sarà uno Starbucks, ho

bisogno di un vero caffè americano, per favore; non saprei

dove, il più vicino che conosci. Poi andremo al Louvre.»

«Bene, vedo che ci siamo capiti, grazie Rebecca.»

La macchina partì e poco dopo si fermarono di fronte alla

sua catena di caffè preferita. Fin da piccola suo padre, nelle

giornate di pioggia, la portava nello Starbucks vicino casa, a

Londra, mangiavano insieme il muffin ai mirtilli e, appena

smetteva di piovere, uscivano di corsa per andare a Holland

Park a offrire arachidi agli scoiattoli. Sembrava un ricordo così

vivo, invece erano passati circa vent'anni.

«Puoi aspettarmi qui Oliver, sarò un fulmine.»

«Preferisco entrare.»

Le spalancò la porta e Becky domandò se voleva bere

qualcosa, ma lui rifiutò.

Prese l'abituale caffè nero con panna e un muffin ai mirtilli,

Rebecca Town seriesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora