9. I miei padroni

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Non sapevo dire né il motivo né spiegare la sua espressione dispiaciuta disegnata sul suo volto per quale motivo poteva essere. Ma ora che mi stavo svegliando lentamente svegliando sentendo qualche parte dei muscoli rigidi gemetti dal dolore cercando di massaggiarmi. Sbattei le palpebre due o tre volte e per ogni volta che le chiedevo le tenevo chiuse per almeno due secondi, perché ogni movimento facciale che provavo a fare mi arrivava una scossa breve alla testa che mi faceva andare in coma per quei secondi. Tenni più di qualche secondo gli occhi chiusi per l'ottava volta che ripeterò il gesto continuo e provai a riflettere; con la memoria che mi rimaneva in quel momento di quello che era successo ieri sera alla lezione di educazione fisica mi fece scattare all'improvviso la scena luminosa di quando conobbi Alice, di quando mi parlò il ragazzo dagli occhi color terra, quando Ayato mi rinchiuse, mi baciò e si nutrì; come se avessi messi in pausa una parte del film e l'avessi rimandata indietro fino a un punto per poi farla ricominciare con qualche ritocco di luminosità e le urla chiassose dei miei compagni dall'altra parte dello spogliatoio come fondo musicale basso. Non avevo idea di cosa mi stette accadendo in quel minuto on cui tennetti gli occhi chiusi, ma quella scena fu così veloce a comparire e scomparire che mi sembrò che fosse passato un secondo.

"Mizuki... riesci a sentirmi?" La voce melodiosa e preoccupata di Yui fu la prima che riuscii a sentire tramite le orecchie nella realtà.

Non riuscivo a scandire una sillaba, ad aprire la bocca, a scindere le labbra, mi sentivo la gola secca peggio di una persona che non aveva bevuto da quando si era perso nel deserto isolato. Mi sforzai per un millesimo di secondo di fare gesto a Yui e a tutti i fratelli se erano presenti intorno a me, che ero riuscita a sentirla, così feci il semplice verso di quando un'adolescente si svegliava per andare a scuola.

"Menomale." Smetti il suo caldo respiro arrivarmi sulla guancia e intuii che si era inginocchiata all'altezza dell'oggetto su cui ero distesa. "È tutta colpa tua, Ayato." Osservò seria.

"Eh? Avevo sete..." spiegò lamentandosi.

"Tutti voi sapevate che nessuno doveva provare a sfiorare Mizuki." Gli ricordò Reiji sentendo il rumore dei guanti messi apposto.

"Solo adesso ne sei venuto a conoscenza?" Chiese freddo e con voce in espressiva Shu. "Dopo una settimana..?"

"Tutti voi l'avete assaggiata e senza dubbio, Shu, nessuno sarebbe mai venuto a affermarmi quello che avete fatto. Non avresti mai dovuto rimanere con quello stupido cane, avresti dovuto studiare, perché a quest'ora non saresti stato così muto." Si capiva anche lentamente che il primo e il secondo genito della famiglia non andavano d'accordo.

"Smettetela!" Gridò Yui trattenendo la voce. "È colpa di tutti. Tutti voi che avevate me, mi avete solo usata in questi giorni e farei prima ad andarmene da questa villa. Nessuno aveva il diritto di toccarla." Non l'avevo ai sentita così protettiva nei miei confronti.

"È inutile che ti arrabbi troppo, Bich-chan. Oramai è fatta." La sua prima frase pronta a essere sentita mi dava quasi la forza di tirargli uno schiaffo.

"Fai sempre l'indifferente in casi come questi, Ayato, che non ci spieghi mai il perché delle conseguenze." Replicò Yui sentendo che si era alzata.

"Non sono affari tuoi, tavoletta." Corrucciai la fronte sentendomi diventare calda sul collo e il dolore della ferita che mi aveva provocato Ayato stava bruciando leggermente. "Che cos'ha?" Chiese preoccupato sentendo il dolore della ferita che cominciava a bruciare più intensamente.

"Adesso ti interessa..." Yui si rigirò verso di me e nel momento esatto che si inginocchiò alla mia altezza mi sussurrò all'orecchio con un tono che emetteva tranquillità. "Non ti preoccupare." Mi rassicurò.

Diabolik lovers: La seconda sposaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora