4. La verità

946 39 11
                                    

Il sangue colava ancora candido e rosso e sentivo la lingua di Ayato sopra il mio coll che mi faceva il solletico. Avevo ancora gli occhi chiusi e ne volli approfittare per tirare un forte e potente schiaffo a colui che mi faceva battere il cuore, Ayato. Dovevo farlo e tenere gli occhi chiusi mi sembrava un buon piano. Spalancai gli occhi e con velocità appiattii la mano pronta a sentire la guancia fredda di Ayato sotto il palmo della mia mano, ma pochi centimetri dal suo viso mi fermò la mano prendendola dalle dita e me le strinse. Io ero sulla sinistra del letto a pancia in su mentre Ayato era a sinistra posto sul suo fianco. Riuscivo a sentire il piacere che gli provocavo facendo quei gesti, ma io non volevo arrendermi e mai lo avrei fatto, perché ero una ragazza determinata.

"Vedo che ci siamo svegliate con forza." Sorrise portando la sua mano dietro la mia schiena. Osservai con gli occhi ogni di gesto delicato e facile per poi fissarlo negli occhi. Non riuscivo a staccare il mio sguardo dal suo candido e freddo viso, quei capelli rossi che lo rendevano ancora più bello, quelle labbra rosee e sottili a contatto con quei denti taglienti e sempre in attacco; ma i suoi occhi erano qualcosa di mistico, qualcosa di misterioso e incontenibile, riuscivo quasi a vederci il mio riflesso. Quando Ayato tornò con i suoi occhi sul mio viso non riuscii più a respirare e se ne accorse pure lui.

"Puoi respirare." Affermò serio.

"Oh... scusa. Be' ora devo andare" spiegai mettendo un mano sul braccio intorno alla mia schiena di Ayato.

Si leccò il labbro facendo scatenare in me qualcosa di sensuale e speciale. "Non vorrai andartene adesso, è ancora presto... e io ti voglio qui." Affermò avvicinandosi e non capivo il motivo del perché ebbi cominciato a divincolarmi se volevo che lui si avvicinase. Ogni secondo che passava lo vedevo sempre più vicino, così usai la mia mossa "infallibile". Cominciai a sbattere le gambe verso di lui cercando di allontanarlo e ce la feci, perché lo beccai oltre il ginocchio.

"Non farmi arrabbiare..." sussurrò fermando un altro mio attacco prendendo il ginocchio con le dita e sentii premermi sul nervo. Urlai in preda alla paura per quello che stava per rifare; mi aveva bloccato la gamba, non avevo più alcun controllo su di me, era lui che mi controllava ma non ero sua. La presa di Ayato dietro la mia schiena si fece più possessiva e con una spinta mi attaccò a lui, una cosa che ci piaceva ad entrambi.

"Ayato... basta. Io non sono tua." Affermai innervosita.

"A no?" Chiese ironico.

"No. E non mi piaci neanche feci la testarda. "Delle volte mi chiedo se non sei un vampiro finto." Scossi la testa.

"Sei testarda, Mizuki..." mi avvicinò al mio viso e mi accarezzò la guancia con dolcezza. "Allora dimmi... che cos'è questo tuo battere del cuore più intenso quando faccio questo..." con la sua mano tirò su la mia coscia che non si muoveva più e se la mise intorno al fianco per farmi attaccare di più.

Sorrise e vide le sue zanne. "Ti dispiace...?" Non riuscivo a parlare.

"Ti prego... non farlo..." sussurrai con gli occhi lucidi nascondendo il viso sul cuscino.

"Non fare così... io lo faccio per il tuo bene." Mi guardò con occhi terrei falsi mentre premeva la sua mano sul mio viso e di scatto me lo girò sulla ferita provocata dai suoi canini. Quando ci passò la lingua sentii il dolore ancora più forte della sera prima.

"Ayato... ah... no." Scese un lacrima dal mio occhio e mi rigò la guancia rossa.

"Tu sei mia." Affermò prendendo la mia coscia e mi axlò la minigonna a metà. Subito diventai rossa e appoggiai le mani sul suo petto per allontanarlo, ma invano. Era troppo forte e si sentiva dalla roccia del suo petto.

Diabolik lovers: La seconda sposaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora