13. Non solo con lui

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Non mi ricordavo quasi nulla fisicamente di quello che era accaduto con i fratelli, non sapevo neppure in che luogo era successo. Mentalmente, nei ricordi, invece, sentivo che la gioia, il piacere, la capacità che qualcuno mi piacesse stava svanendo così piano che speravo solo se ne andasse. Per mia fortuna non mi trovavo distesa nel letto a percepire il dolore al collo o da qualche altra parte del corpo, no. In questo preciso istante mi trovavo insieme ad uno dei fratelli che non era Yuma ma Azusa. Lui era l'unico che non avevo ancora visto dopo che ero scesa dalla limousine e forse, stare un po' di tempo con lui mi avrebbe fatto un effetto differente, perché volevo che fosse così. Se non ci sarebbe stato questo effetto ero fregata. Volevo spegnere quella parte di me che sapeva amare, sapeva di un pizzico di felicità... volevo spegnerla così che non avrei più potuto soffrire. Ero consapevole della scelta che avevo preso e dove stavo aspettando solo di metterla in atto, ma sapevo anche che Yui o Ayato non avrebbero accettato e che mi avrebbero fermato in tutti i modi e se uno di quello fosse stato con il terzo figlio vampiro dei Sakamaki non avrei resistito un'istante pur di pietrificare un pezzo del mio cuore innocente. Ma la domanda era: ci sarei mai riuscita?
Non solo con lui avrei voluto chiacchierare tranquillamente senza discussioni o che mi bloccava e poi mi stringeva come se fossi un pupazzo; non solo con lui avrei voluto fare una partita a biliardo senza che il suo gioco avesse avuto sempre l'effetto uguale. Anzi, non avrei proprio voluto avere un'esperienza del genere con lui... anche se era già capitato. Non pretendevo di proseguire una vita perfetta, cioè che il cibo non me lo dovevano fare e lo davano, non di andare nella stessa scuola in cui andavo prima o che potessi fare ciò che volevo dentro o al di fuori della casa, no. Che intenzioni dovevo avere con lui? Dovevo essere sempre d'accordo fino a quando non mi aveva accolto? Forse sì. Ma con lui... il ragazzo che mi fissava e mi controllava per i suoi motivi, qualsiasi fossero stati, avrei detto "no". Ero tranquilla con il fratello più piccolo, anche se era inquietante con le bende che indossava non gli davi importanza perché in quel momento volevo solo stare con una persona che potevo odiare, certo... ma non quanto odiavo Yuma.

"Dove mi stai portando?" Azusa mi stava facendo strada attraverso l'unico corridoio del secondo piano. "Azusa..." ripetere il suo nome era come vivere lo stesso sogno due volte.

Si girò verso di me. "Ecco... entra qui." Ci ritrovammo davanti a una porta dello stesso legno della stanza dei fratelli.

All'inizio pensai che fosse una cattiva idea entrare nella stanza che mi aveva proposto, anche se aveva quel pizzico di luce del tramonto. "Che stanza è questa?" Chiesi guardando il suo cappello.

"È la mia stanza preferita..." la maniglia scattò verso sinistra e poi la spinse. "Entra." Azusa entrò per primo, poi entrai io ammirandomi attorno. Mi accorsi della grande uguaglianza fra la mia e la sua altezza, quasi identiche. La stanza era di grandezza media, i muri erano di un colore sul celeste scuro ma la luce arancione sfumata del tramonto rifletteva su uno specchio che si trovava esattamente alla nostra sinistra. Una grossa e lunga finestra orizzontale di vetro si trovava tra un comodino alto quanto un quarto del muro e un quadro, in cui erano disegnati due linee oblique e spesse di colore differente: una blu come quello del profondo dell'oceano, mentre l'altra era rosa, su un fucsia attonito. A tutti e due i lati della stanza mancavano gli oggetti che servivono per rendere una stanza, realmente un luogo in cui si poteva stare, invece, qui, l'unica cosa che dominava era al centro, su un tavolo di marmo color argento.

Avanzai di qualche metro e quando fui abbastanza vicina al tavolo, feci scorrere l'indice sulla sua superficie. "Questo tavolo è ricoperto da uno strato d'argento, Azusa?" Spostai lo sguardo velocemente: da lui, dal tavolo... alla valigia su cui era appoggiato. Una valigia non di media e dimensioni fatta di cuoio ruvido color cacao, cucite due strisce verticali nere ai lati sempre dello stesso materiale che tenevano le due metà attaccate l'una all'altra e una maniglia di pelle nera nel punto più esterno.

Diabolik lovers: La seconda sposaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora