CAPITOLO 23

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Dopo quella breve e intensa chiacchierata io ed Harry eravamo tornati dagli altri e la serata era proceduta tranquillamente. Harry aveva persino cercato di fare conversazione con me, dimostrandomi che non si vergognava di me come pensavo, e che non aveva problemi nello stare insieme a me davanti agli altri. Era stata una sera davvero piacevole, una novità per me.

Il giorno dopo era domenica, per cui mi alzai più tardi rispetto al solito. Kristen non era in stanza, aveva lasciato un biglietto dicendo che era con Jamie. Era già da un po' che lui e Stew uscivano insieme e io ero felice per loro. Per lo meno lei aveva smesso di pensare a Zayn.
Avevo sempre pensato che Jamie e Kristen fossero fatti per stare insieme: lei pazza e festaiola, lui pacato e studioso.
Esattamente due poli opposti, perfetti per stare insieme. Un po' come me e Harry. Ancora non potevo credere che mi avesse davvero chiesto di cominciare a frequentarci. Mi sembrava di essere al settimo cielo, e probabilmente lo ero. Avevo solo quella strana sensazione, che ormai mi perseguitava da tempo: ero terrorizzata dall'idea che tutto si sarebbe potuto distruggere in un battito d'occhio.
Non avevo voglia di mettermi in testa strane idee, per una volta volevo essere positiva sulla mia vita.
Feci una doccia per rilassarmi un po'. Sentire l'acqua scorrermi sulla pelle mi tranquillizzava. Quando ero più piccola, ancora nel mondo delle favole, ero addirittura convinta di essere una sirena o una creatura marina e che ben presto al posto delle mie gambe sarebbe comprarsa una coda squamosa: leggevo decisamente troppi libri fantastici.
Quando finii di lavarmi, uscii dalla doccia. Dopo aver asciugato i capelli, tornai in camera e misi una camicietta bianca infilata in una gonna corta celeste. Coprii le gambe con dei collant color pelle. Infilai ai piedi le Clarks Hamble rosa antico, probabilmente il paio di scarpe scarpe più bello che io abbia mai comprato.
Uscii velocemente dall'istituto, portandomi dietro un cappotto color panna e infilando una sciarpa in borsa.
Mi fermai ad un bar per prendere un caffè e subito dopo andai al centro commerciale con la metropolitana. Avevo decisoche avrei fatto un po' di shopping, da sola. Adoravo Kristen, ma l'ultima volta mi aveva costretto a comprare dei vestiti che non avrei mai utilizzato, sicuramente.
Passai gran parte della mattinata in giro tra negozi di abbigliamento e scarpe e alla fine, ne uscii carica di sacchetti e sportine. Erano le undici e mezza e stavo camminando per le strade di londra, indirizzandomi verso la metropolitana, quando ricevetti una chiamata da un numero privato.
"Pronto?" risposi confusa, rallentando il passo.
"Taylor?" era la voce di un ragazzino, vagamente familiare. Sembrava affaticato, aveva il respiro corto e pesante.
"Si, chi parla?" dall'altra parte si sentivano rumori inidentificabili, ma non ricevetti risposta. "Pronto?"
Stavo iniziando a stancarmi, chi era e cosa voleva? Probabilmente era solo uno scherzo telefonico. Stavo per mettere giù quando ecco il ragazzino parlare di nuovo.
"Taylor, vienimi a prendere.>> avvertii qualcosa di strano nel modo in cui disse quelle parole, sembrava qualcuno davvero bisognoso del mio aiuto, eppure non potevo nascondere la paura di quella chiamata.
"Con chi sto parlando?" domandai, fermandomi in mezzo al marciapiedi. Ci fu un'altra lunga pausa prima che il mio interlocutore parlasse nuovamente.
"Taylor, sono Austin." sbarrai gli occhi e aprii la bocca, incredula.
"Austin..." sussurrai, crollando per terra sconvolta.
Austin.

Il rumore dipende dal silenzio che lo precede. Più totale è il silenzio , più sconvolgente è il tuono.

HARRY'S POV
La sveglia suonò presto, troppo presto. Segnava appena le 7.15 e la scuola sarebbe iniziata solo un'ora dopo. Mi alzai lentamente dal letto e andai a sciaquarmi la faccia con dell'acqua fredda.

Avevo passato tutta la domenica a pensare a Taylor. Le avevo davvero proposto di cominciare a frequentarci, non sapevo nemmeno come!
Sapevo però che il sorriso che aveva fatto quando aveva accettato era quello più bello e sincero che io avessi mai visti. Mi aveva letteralmente fatto battere il cuore per la felicità.
Inoltre, sapevo che non vedevo l'ora di rivederla. Era proprio per questo che adesso stavo uscendo da casa e stavo andando verso scuola.
Venti minuti più tardi ero arrivato al college, erano le 8 meno cinque, c'era ancora tempo per raggiungerla al bar dove sapevo che andava la mattina insieme a Kristen. Ma arrivato lì, non la vidi. Forse era semplicemente nel giardino, insieme a tutti gli altri studenti. Ma non era nemmeno lì. Mi rassegnai al fatto di doverla vedere solo a pranzo, sperando di incontrarla, però, tra i corridoio.
Passai il resto della mattinata chino sui banchi di scuola, con la testa tra le nuvole. Avevo pensato tutto il tempo a Taylor. Non la vedevo da quando l'avevo accompagnata a casa dopo la festa. Mi ricordavo bene il momento in cui le avevo lasciato un leggero bacio sulla guancia, e come lei mi aveva sorriso, augurandomi la buonanotte.
Non era da me, pensare a certe cose: cosa mi stava facendo?

Finalmente suonò la campanella: era l'ora di pranzo. Lì l'avrei sicuramente incontrata.

Corsi letteralmente verso la mensa. Arrivai che era ancora praticamente vuota. C'erano però le SVMD sedute al loro solito tavolo.

"Ehi, Harry!" Urlò Selena, alzandosi in piedi e venendomi incontro.
"Ciao." La salutai degnandola a malapena di uno sguardo. Scrutavo chiunque entrasse nella mensa, eppure lei sembrava non arrivare.
"E' un po' che non ti vedevo. Cominciavo a mancarmi." Continuò Selena, poggiando una mano sul mio petto e accarezzandomi come faceva di solito quando voleva qualcosa da me.
"Già." Improvvisamente vidi Kristen e l'amico biondo, ma di Taylor nessuna traccia. "Senti, devo andare, ci si vede in giro, eh?" dissi, allontanandomi da lei velocemente.
Kristen era in fila per prendere da mangiare, così la raggiunsi.
"Kristen!" la chiamai. Aveva un'espressione strana in volto e vedermi la stupì.
"Harry, hai bisogno?" abbozzò ad un sorriso.
"Si, sai dirmi dove sia Taylor?" chiesi, speranzoso. Kristen sussultò visibilmente e si allontanò velocemente dalla fila, dicendo all'amico di non muoversi da lì. Mi portò di nuovo tra i corridoio deserti della scuola. "Che succede?"
"Tieni." Disse, tirando fuori un pezzetto di carta e scrivendo un numero.
"Cos'è?" domandai, dubbioso, mentre me lo consegnava.
"E' il suo numero. Se vuoi puoi chiamarla." Detto ciò, si allontano senza aggiungere altro.
Feci subito come aveva detto. Decisi di uscire dalla scuola e mi diressi verso il parco in cui ero stato con lei la settimana prima, quando avevamo incontrato Joe e Rosemary. Mi sedetti su una panchina vuota e chiamai il numero che Kristen mi aveva dato.
Rispose dopo tre squilli: "Pronto?"
Non si aspettava che qualcuno la chiamasse.
"Taylor?" chiesi, nonostante sapessi che era lei. Taylor rimase in silenzio per un po'.
"Harry..." sentivo male la sua voce, c'erano delle interferenze. Forse non prendeva bene... "Hai bisogno?"
"Dove sei?"
"A casa." Mentì. Sapevo che era una bugia. Lei non aveva una casa, qui a Londra. Stava nel dormitorio scolastico.
"Dimmi la verità." Dissi, alzandomi in piedi, improvvisamente preoccupato.
"E' questa la verità, Harry." Sentivo che c'era qualcosa di strano nella sua voce.
"Lo so che non hai una casa a Londra."
"Infatti." Ero confuso. Come faceva ad essere a casa, se non aveva una casa qui?
"Taylor, ti prego, dimmi dove sei."
Fece un lungo sospiro prima di parlare. Me la immaginai mentre chiudeva gli occhi e il suo petto si alzava per prendere fiato, mentre la bocca di schiudeva leggermente per far fuoriscire l'aria, come sempre bellissima.
"Sono a casa mia, in Italia." Corrugai la fronte. Italia?
"Cosa stai dicendo?"
"La verità. Sono tornata in Italia." Sussurrò, la voce le tremava. Stava per piangere?
"Perché?" non sapevo cosa pensare, tantomeno cosa dire.
"Era la cosa giusta da fare." Sospirò. Piangeva.
Giusto? Per chi? Perché era giusto? Cosa c'era di sbagliato qui? Le sue parole mi confondevano sempre di più.
"Tra quanto torni?" chiesi, intimorito dalla possibile risposta, che non arrivò. "Taylor, tra quanto torni?" ripetei la domanda, alzando il tono di voce.
"Non torno, Harry, non torno più." Le foglie degli alberi intorno a me avevano smesso di muoversi, non sentivo più il vento e il freddo. Non c'erano più le persone in lontananza, non c'era più niente. Solo silenzio. Un silenzio assordante. "Scusami, devo andare."
"No, Taylor, aspetta!"
Bip. Bip. Bip.
Aveva messo giù.
Mi aveva lasciato così?
Tentai di richiamarla più volte, ma la segreteria diceva che era irraggiungibile, doveva aver spento il telefono prevedendo che avrei provato a chiamarla.
Perché lo aveva fatto? Cos'era successo? Perché era giusto che tornasse a casa?
Nella mia mente avevano preso spazio solo le immagini di quella magnifica ragazza bionda, che adesso mi aveva abbandonato.
Lei che mi guardava con quel suo sguardo dolce, le labbra stese in un piccolo sorriso. Un sorriso solo per me, solo mio.
Mi aveva lasciato qui, senza darmi una vera spiegazione.
I suoi capelli ricci, che io chiamavo un nido. Si arrabbiava sempre, tutte le volte in cui glielo dicevo. Ma non capiva che per me un nido è come una casa. Lei è la mia casa.
I suoi occhi blu come il mare, belli come le stelle di notte. Le guance rosee, lisce come la seta. Il suo arrabbiarsi quando le dicevo qualcosa di orribile, e il suo provare a nasconderlo. Amavo il modo in cui mi guardava, i suoi occhi fissi nei miei, come se ci fosse qualcosa di bello in me. Certo che c'era! Era lei, bellissima, entrata dentro di me. Non so come abbia fatto a parmetterle di avvicinarsi così tanto a me, eppure ci era riuscita, nemmeno volendo. E adesso era andata via, lasciando una parte di sé, dentro di me, dalla quale non mi libererò mai.

You told me you loved me, so why did you go away?



YOU DESTROYED ME {Haylor Italian FF}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora