CAPITOLO 3

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Sapevo cosa fare.

Me lo ripetevo continuamente. Dopo quella brevve discussione con il ragazzo riccio, avevo girato i tacchi e mi ero diretta verso la mia stanza, senza smettere di far girare per la mia mente quella frase, collegandola a ciò che avrei fatto di lì a poco.

Avevo un'unica possibilità per mettere fine ai maltrattamenti di tutti i ragazzi più grandi, e non volevo sprecarla.

Probabilmente, dopo ciò che avrei fatto, mi avrebbero considerata una persona debole. Una che scappa dai problemi, invece d affrontarli.

Ma io ne avevo abbastanza. Non sarei riuscita a continuare un'altro singolo giorno in quel modo. 

Erano le undici e mezza ed ero in camera da sola.

La finestra era aperta e sentivo il vento soffiare tra le foglie degli alberi. Le lacrime mi inondavano il viso, ma non vi feci molto caso. Non erano importanti.

Presi la mia valigia e la riempii con tutti i miei indumenti e tutti gli oggetti che riempivano la parte della mia stanza.

Posai lo sguardo sulla scrivania e notai una foto. Rappresentava me, Kristen e Jamie. Erano i primi giorni in cui li conobbi ed eravamo tutti e tre stranamente felici.

Io ero al centro, mentre i miei amici, ai miei fianchi, mi abbracciavano. Avevamo un sorriso a trentadue denti. 

Con la loro compagnia, era quasi impossibile rimanere tristi o dispiaciuti per più di cinque minuti. Jamie, aveva uno stranissimo senso dell'umorismo, ma era impossibile resistergli.

Kristen, invece, era sempre stata con me, non mi aveva mai abbandonato.

Nessuno dei due lo aveva mai fatto. Erano stati gli unici a rimanermi accanto durante qualsiasi cosa succedesse. 

Erano gli unici che mi avessero mai amato veramente. 

Mi lasciai scappare un sorriso, accompagnato da una lacrima calda, prima di poggiarla sulla valigia e di chiuderla.

Se mai avessi deciso di tornare indietro sarebbe stato per loro. Ma non poteva succedere.

Controlla l’orologio. Erano le undici e quaranta.

Perfetto, mi dissi. Ho giusto il tempo di scrivere una piccola lettera alla mia compagna di stanza.

Mi sedetti alla scrivania, presi un foglio color panna e iniziai a scrivere.

Cara Kristen,

ti prego di non piangere.  Quello che sto per fare è la scelta migliore per tutti. So già che mi mancherai. Purtroppo, non potrò diventare un tuo angelo custode. Nel paradiso non c’è posto per persone come me. Mi sarebbe piaciuto, però, poter continuare a vederti anche quando non ci sarò più.

Ti sto scrivendo queste semplici righe solamente perché voglio che tu sia l’ultima persona alla quale penserò prima di partire per il mio viaggio.

Come avrai capito dalla valigia sopra al mio letto, sto partendo. Non so ancora bene la meta, so solo che porterà via tutto il dolore che porto dentro.

Sono sicura che capirai la mia scelta.

Non voglio prolungarmi più di tanto, altrimenti tarderò la mia partenza e rischierei di perdere il volo. Ho un biglietto non rimborsabile.

Con questo, ti saluto calorosamente.

Per favore, di a Jamie che mi mancherà molto e che mi sarebbe piaciuto vederlo almeno un ultima volta, ma forse è meglio così.

Non vedere nessuno, per evitare di farmi prendere dai sentimenti. Potrei decidere, STUPIDAMENTE, di rimanere e, come ho detto prima, il mio dolore non passerebbe mai, ma resterebbe mio fedele compagno.

Ti voglio un sacco di bene, Stew. Mi mancherai e ti penserò sempre. Un ultimo abbraccio.

Tua, Taylor.

Ripiegai il foglio in quattro parti e lo posizionai sotto il cuscino del letto della mia migliore amica.

Lei avrebbe capito.

Sentii dei rumori nel corridoio. Non doveva esserci nessuno che mi impedisse la partenza.

Così, aprii leggermente la porta e spiai. Era vuoto, proprio come quando ero entrata per la prima volta.

Di seguito aver chiuso la porta, corsi alla finestra. Mi affacciai per controllare se qualcuno fosse in giro. Ma che stupida! Tutti erano ancora a lezione.

Salii sul davanzale della finestra. Sentivo le mani sudate e le gambe tremare per la paura.

<<Basta, Taylor.>> Dissi, stendendomi in piedi.

Il cielo era coperto di nuvole. Le nuvole di novembre, le chiamavo io. Mi sembravano diverse da quelle di tutti gli altri mesi, come se ottobre fosse l’unico mese in cui il tempo non cambiava mai. Il cielo era continuamente ricoperto da strati e strati di nuvole grigie e spaventose, pronte a gettare, su chiunque non possedesse un ombrello o qualcosa con cui ripararsi, secchiate di acqua ghiacciata.

Scacciai quei pensieri, non era il momento adatto.

Diedi un’occhiata sotto di me: cinque piani dividevano il mio corpo dal suolo freddo e bagnato. Un fortissimo senso di nausea mi invase: soffrivo di vertigini e vedere il suolo da quell’altezza mi fece avere un capogiro. Chiusi gli occhi.

<<Facciamola finita.>>

Misi un piede in avanti, nel momento in cui sentii la porta della camera aprirsi e richiudersi velocemente, sbattendo.

<<Taylor?>> Chiese una voce maschile roca. Non avevo più tempo. Dovevo fare un leggero salto in avanti e tutto avrebbe avuto fine. <<Taylor, ma cos…>>

Sentii di nuovo quella voce e subito dopo un paio di passi avvicinarsi freneticamente verso di me. Ma non potevo aspettare.

Saltai.

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Scusatemi se questo capitolo è molto corto, ma soprattutto se in questi giorni non ho pubblicato molto. Diciamo che sono stata molto impegnata a studiare per l’esame di recupero di francese.
Da questo momento in poi, spero di poter scrivere di più.
Vorrei farvi una piccola domanda. Vi sta piacendo questa storia? Siamo ancora agli inizi, quindi potrebbe farvi schifo, niente in contrario.
Mi farebbe, però, molto piacere se mi diceste come vi sembra, se ha un senso logico (perché a volte, le cose che scrivo, me ne rendo conto, non ne hanno), e se il mio italiano ha qualche problemuccio (non dico errori di digitazione, poiché scrivendo a computer  è possibile che ve ne siano, intendo errori di sintassi, ecco).

Con questo vi lascio. Spero di ricevere almeno un paio di commenti, mi farebbero molto piacere.

YOU DESTROYED ME {Haylor Italian FF}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora