Capitolo 6

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Suona la sveglia. Le 7:58.
Cazzo! È tardissimo.
Mi alzo velocemente dal letto vestendomi e lavandomi esco immediatamente da casa.
Ormai l'autobus è già passato, dovrò farmela a piedi.
Incomincio a camminare a passo veloce, sento rumore di foglie alla mia sinistra e mi volto per vedere cosa sia.
Solo un cespuglio che si è mosso.
Forse per via del vento.

Aspetta. Ma non c'è vento...

Continuo a camminare e di nuovo lo stesso rumore, mi giro ma niente.
Arrivando al semaforo rosso mi fermo e aspetto il mio turno.
Noto difronte a me un cartellone pubblicitario con su scritto 'Niente è come sembra'. Sussulto appena lo leggo e attraverso la strada non vedendo l'ora di arrivare finalmente dentro le mura della scuola.
Il rumore di foglie che si muovono sempre dietro di me, io quasi con il fiatone continuo ad accelerare il passo.
Mi rigiro un'altra volta quando il rumore si fa più pesante.

Due occhi rossi.
Due enormi occhi rossi mi fissano.

Comincio a correre non appena si stanno muovendo per uscire.

Un qualcosa di pesante mi sta seguendo, lo capisco dal terreno che trema ad ogni passo che fa.

Finalmente vedo all'orizzonte la scuola.
Ormai sfinita, faccio un ultimo sforzo per poter entrare a scuola.

Spalanco le porte dell'ingresso con forza mentre ancora sto correndo.

Ma che?
Non sono a scuola.
Mi trovo in una strada buia piena di alberi ai lati.
Che succede?

Cerco il cellulare nella borsa ma niente, non lo trovo.

Un ringhio mi fa alzare subito la testa.

"-C'è qualcuno?-" urlo.

Niente.

Continuo a cercare il cellulare e finalmente lo trovo.
Faccio il numero di Damon ma non risponde.

Un ringhio e lo stesso rumore di foglie mi fanno cadere la borsa.

Con il telefono ancora in mano la raccolgo e un'aria calda mi smuove i capelli.
Alzo lo sguardo difronte a me.

Di nuovo quegli occhi rossi.

Incomincio a correre il più veloce che posso.

Il fiato caldo ancora sul collo mi terrorizza, vuol dire che è vicino. Troppo vicino.

Mi giro per vedere cosa sia.
Una massa enorme a quattro zampe ricoperta di peli con occhi rossi e grossi denti uscenti dalle mascelle possenti.

Dallo spavento inciampo sui miei stessi passi e cado per terra, vedendo come ultima cosa la sua carcassa che si lancia su di me.

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Mi sveglio urlando.

Mio padre che sale di fretta le scale ed entra in camera mia con il cuore in gola.

Corre verso di me abbracciandomi e stringendomi a se.
Sento le lacrime rigare le guance. Riesco malapena a respirare, anche se volessi non riuscirei a parlare.
E anche se, cosa direi?
Ho sognato tutto quasi come fosse reale, sento il fiatone proprio come aver fatto una lunga corsa, gli occhi fissi sulle stesse immagini che mi inchiodano la testa.

Ancora tra le braccia di mio padre, mi accarezza i capelli per rassicurarmi, ma con un grosso fallimento.

"-Papà. Sto bene adesso, grazie.-" mento staccandomi da lui.

"-Sicura?-" domanda e io rispondo annuendo fingendo invano un sorriso.

L'ha capito che non va bene, ma non insiste nel chiedere. Esce dalla stanza socchiudendo la porta e scende di sotto.

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