Capitolo 6

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I giorni successivi furono come un sogno.

Stavano insieme prima e dopo le lezioni.

Simone lo portava a scuola e lo riportava a suola in motorino, anche se all'inizio Andrea non era molto sicuro.

Ma alla fine decise che era divertente e poi così poteva passare un quarto d'ora circa abbracciato al suo ragazzo.

Sì, il suo ragazzo.

Lo sapevano solo loro e la madre di Andrea che aveva insistito per invitarlo a pranzo per festeggiare.

-Mia madre è... come dire... eccentrica.- sospirò Andrea quando glielo comunicò.

-Va tutto bene.- rispose Simone con un mezzo sorriso -Sei fortunato ad avere una madre che ti accetta così facilmente.

-Più che altro suppongo che mi veda un personaggio dei suoi fumetti.- borbottò Andrea imbarazzato.

Avrebbe voluto chiacchierare tutto il giorno con lui, ma Simone aveva insistito per non sedersi vicini durante la scuola.

-Quei cessi ambulanti dei nostri compagni sospetterebbero qualcosa di sicuro e io ho paura di non poterti proteggere.

Andrea aveva accettato l'idea beandosi della parole dolci che uscivano dalla sua bocca.

-Razza di pivello.

Ecco, appunto.

Non gli piaceva essere chiamato così, ma se era solo lui a farlo, forse glielo poteva permettere.

-D'accordo, Simo.

Lui storse il naso. Aveva sempre odiato quel soprannome.

Ma entrambi concordarono che una cosa insopportabile detta dalla persona amata rendeva la cosa molto più dolce.

Così passarono i giorni ignorandosi a scuola e sfogandosi da soli.

Quando si chiudevano nella stanza di Andrea (era più sicuro lì che a casa del compagno) la prima cosa che faceva Simone era sbattere Andrea al muro e baciarlo con passione.

-Quanto mi mancava.- sussurrava con dolcezza fremente.

Andrea si aggrappava a lui, nascondendo la faccia sulla sua spalla.

-N-Non dire cose così imbarazzanti.

Il ragazzo un giorno decise che voleva aiutarlo a sbloccarsi.

Lo buttò sul letto e si sedette su di lui.

-M-ma...

-Questo ti potrebbe aiutare.

Simone si abbassò e gli baciò il collo, prima con piccoli baci e poi con morsetti leggeri.

-Simo... smettila... non...- cercava di difendersi Andrea trattenendo a stento i gemiti.

-Posso sentire che stai mentendo, in realtá ti piace.- rispose ammiccando.

Il ragazzo avvampò e si coprì gli occhi con un braccio.

Simone lo spostò dolcemente e posò la sua mano sul suo petto, vicino al cuore.

Il battito era molto veloce.

-Non voglio costringerti a fare cose che non vuoi, ma voglio che tu capisca quando io ti ami... riesci a comprendermi?

Andrea annuì lentamente, abbracciandolo.

Rimasero una attimo in silenzio, poi ci fu una domanda.

-Simo... quando hai capito di amarmi?

Simone ridacchiò.

-Dopo che ti ho recuperaro in bagno... eri così felice quando sei uscito... desideravo proteggerti a tutti i costi... ma poi mi sono accorto che c'era dell'altro.
Qualcosa che non volevo accettare.

Si fermò.

-Tu sai il mio passato... volevo essere sicuro con te.
Così dopo che ti hanno fatto quell'orribile scherzo, dopo aver accettato i miei sentimenti, ho deciso di essere completamente sincero.
Ci avrei provato.
Avrei aspettato un tuo segnale, non volevo rischiare di rompere una creatura così fragile... ma quando ti sei confessato, dio mio, ho creduto che sarei morto di gioia.

Andrea strinse il ragazzo a sè.

-Ti amo Simo.

Simone rimase una attimo sorpreso, ma si riprese dopo poco.

-Anch'io pivello.

Stretti in quell'abbraccio erano sicuri che niente poteva separarli, anche se gli ostacoli non sarebbero tardati ad arrivare.

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