Capitolo 3

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Acqua.

Avevano preparato una tinozza d'acqua da rovesciargli addosso.

Andrea rimase imbambolato, gocciolante, poco fuori dalla porta dello spogliatoio.

Non lo avevano nemmeno fatto cambiare.

-Guardate la checca, si è bagnata!

-Non sai che sei a scuola?? Non si fanno queste cose!

-Ti ecciti così facilmente, femminuccia??

Le risate si fecero più forti.

Andrea rimase immobile.

Le parole gli arrivavano come ovattate.

Perchè ce l'avevano ancora con lui?

Sentì le forze venire meno e strinse i pugni.

Non doveva piangere.

Non doveva...

Le risate si bloccarono di colpo.
Spostò i capelli bagnati dal viso e osservò cos'era successo.

Quello che era sempre stato il "capo" di quelli che lo prendevano in giro era per terra, che si teneva una guancia.

Un rivolo di sangue scorreva dalla narice sinistra.

Simone in piedi di fronte a lui, col pugno chiuso, che lo osservava rabbioso.

Non gli ci volle più di un secondo a capire cos'era successo.

-Fottuti imbecilli.- ringhiò Simone tra i denti.

Prese la sua sacca, quella col cambio di Andrea e prendendolo per il polso lo trascinò via.

Bagnato e sbigottito, si lasciò trasportare fino ai bagni del primo piano.

-Cambiati.- gli ordinò Simone lanciandogli addosso la sua sacca.

Andrea obbedì, ancora scosso.

Mentre si asciugava continuò a pensare a cosa era appena successo.

Lo aveva difeso.

Si era messo in gioco per stare dalla sua parte.

Lui, che si asteneva sempre da ogni litigio.

Voleva dire che... ci teneva a lui?

Si bloccò.

Il cuore gli batteva a una velocitá superiore alla norma.

Era... ammirazione?

Si finì di vestire in fretta e uscì dal bagno.

Lui era lì che lo aspettava, massaggiandosi la mano che aveva colpito il compagno.

Rimasero un paio di secondi con lo sguardo fisso negli occhi dell'altro, cercando le parole.

Finalmente Andrea si decise.

-G-Grazie per... avermi difeso.

Simone incrociò le braccia.

-In quanto a determinazione ci sai fare, ma quando ti devi far rispettare hai sempre bisogno di qualcuno che ti difenda?

Andrea abbassò gli occhi.

-Era una domanda.

-I-Io non sono pratico di queste cose... è normale all'inizio essere insicuri.

-Ma tu lo sei sempre.

Si avvicinò appoggiandosi al muro, tenendolo quasi in ostaggiò.

Il ragazzo si sentì il cuore in gola.

-Vuoi sapere perchè sto mettendo a rischio la mia tranquillitá per un pivello come te?

Rimase immobile, annuendo non senza esitazione.

Simone sospirò.

-Quando ero alle medie... ero preso in giro dai miei compagni, esattamente come stanno facendo con te.
Ho passato due anni di inferno.
Il terzo anno non ce l'ho più fatta e ho rotto un braccio a quello che mi sfotteva di più.
Sono finito in presidenza ma almeno hanno smesso di infastidirmi.

Sospirò.

-Ho promesso che non sarei mai più stato debole... ma vedere la storia che si ripete mi fa incazzare parecchio.

Lo guardò dritto nei suoi occhi limpidi.

-Davvero potresti essere una ragazza, sento continuamente un disperato bisogno di proteggerti.

Il cuore di Andrea si bloccò.

Simone invece si staccò da lui, stiracchiandosi.

-E dopo questa frase così poco etero, direi che possiamo tornare dai nostri decerebrati compagni.

Ridacchiò.

-Ci sará da divertirsi.

Iniziò a incamminarsi verso la loro classe.

-Puoi camminare a testa alta, finchè ci sono io non ti daranno più fastidio.

Sparì per le scale.

Andrea rimase immobile.

Gli sembrava di poter sentire ancora il suo odore.

Questo sentimento che ora gli stringeva il cuore... non poteva essere gratitudine.

O ammirazione.

O altro.

Questo vuol dire...

Soffocò un gemito di paura.

Poteva essere... amore?

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