Life seems beautiful

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ZAYN

In tutto questo turbinio di situazioni confuse tra Louis, Harry e Niall paciere dei popoli, qua sembrano essersi tutti dimenticati dei guai di casa Malik.
Da quel giorno in cui ci fu quella strana rissa a scuola, Josh venne a trovarmi una sola volta, ma decisiva, perché ad aprirgli la porta e farlo entrare fu Liam.
Mi sorprese che non gli sia venuto alcun istinto violento nei suoi confronti ma che, anzi, non solo l'abbia fatto entrare, ma gli abbia addirittura offerto il caffè.
"Si può sapere che cosa ci fai a casa mia?" chiedo io, per nulla contento.
"Zayn, stai calmo, ti prego.." mi supplica il mio ragazzo tenendomi per le braccia.
Ha lo sguardo triste misto a preoccupato e fa bene, perché sento che basterebbe una parola fuori posto del mio ex per mettergli le mani addosso e fargli desiderare di non essere mai uscito di casa questa mattina.
"State tranquilli, piccioncini, sono solo venuto a salutarvi. Questa sera torno a Boston."
Non so cosa sia esattamente successo dentro di me quando ho sentito queste parole: ho avuto un deja-vù di quando, circa un anno prima, in quella stessa stanza, Josh mi informò che aveva accettato un lavoro a Boston. Era entusiasta, perché gli avrebbe aperto la strada verso la realizzazione del suo sogno, fotografare i cieli del mondo.
Era per questo che avevo sviluppato la passione per il disegno, perché speravo di avere la stessa fortuna e, magari, raggiungerlo, visto che non aveva avuto abbastanza palle per portarmi con lui.
Ho passato mesi orrendi, per colpa sua, di totale incoscienza, dalla quale solo Louis era stato capace di tirarmi un po' fuori, e solo Liam era riuscito a liberarmi.
Probabilmente, se non fosse stato per lui, mi avrebbero trovato morto per overdose sul retro del Babylon.
Era grazie a lui se adesso, a sentire quella notizia da Josh, tutto quello che sentii dentro di me fu profondo sollievo.
Quando il mio ex posò la tazza del suo caffè bevuto a metà e si alzò dirigendosi alla porta, sorrisi: finalmente il mio passato stava svanendo insieme a lui.

"Cos'hai, Zayn?" mi chiede Liam mettendomi una mano sulla spalla. Doveva essersi accorto che ero rimasto a fissare la porta come un cretino.
E io non gli rispondo, lo cingo per i fianchi e, attirandolo a me, lo bacio.
Mi sembravano passati secoli dall'ultima volta, e non vedevo l'ora di potergli togliere di dosso quella tuta larga e poter sentire la sua pelle aderire alla mia.
"Vuoi... sul pavimento?" mi chiede. Lo adoro quando tenta di fare il timido impacciato.
Come se fosse la prima volta che lo facciamo lì, credo non esista un punto della casa in cui non abbiamo fatto sesso, e se esiste lo troverò e lo battezzerò.
"Perché fai sempre domande fuori luogo, Payne?" gli chiedo, senza volere ovviamente una risposta, e gli tappo la bocca, quasi chiedendo il permesso per poterci introdurre la lingua. Lui me lo concede e, in men che non si dica, sta giocando con la sua.
E' una tortura a chi morde di più il labbro dell'altro, e quindi, per liberarmene, altrimenti probabilmente sarei venuto lì, coi vestiti ancora addosso, scendo verso il suo collo, che comincio a mordicchiare. La sua pelle non ha più segreti per me da molto tempo, ormai, ma sentirlo ancora ansimare sotto il mio tocco è una gioia per le orecchie, tanto che liberarlo di quella larga t-shirt è un gioco da ragazzi.
Quando gliela sfilo, i nostri occhi si incontrano e io riesco a leggere nei suoi un desiderio che forse, per quanto possa sembrare impossibile, sembra molto più forte del mio.
"Prendimi" gli dico, e lui capisce al volo.
Si piega davanti a me, che intanto mi sono sfilato la mia canotta, e mi slaccia piano i pantaloni, mentre accarezza la mia erezione prigioniera attraverso il tessuto.
Vedo che esita nel liberarla e alza lo sguardo verso di me sorridendo, come a voler godere della tortura che mi sta infliggendo, continuando ad accarezzare il mio membro ormai del tutto eretto.
"Ho detto prendimi, Payne" gli ripeto ansimando.
Finalmente lo fa respirare e, in poco tempo, lo sento nella sua bocca. Mi stringe le natiche mentre affonda per la mia lunghezza, e lo sento che, non contento, mi infila un dito nella mia apertura.
Non ce la faccio più, gli sto letteralmente strappando i capelli per contenere l'orgasmo, ed è in quel momento che lui si stacca da me, si alza e mi inonda le labbra del mio sapore.
Non posso accettare che sia ancora vestito per metà, così, con la foga che ormai aveva preso possesso di me, gli tiro giù tutto e, quando sto per farlo voltare ed entrare in lui, mi blocca.
"Se non sbaglio ero io che dovevo prendere te" mi dice piano, quasi con un filo di voce "quindi stai fermo" e io obbedisco.
Mi tiene per i fianchi e mi gira intorno. Quando è alle mie spalle "adesso sdraiati" mi dice.
E' vero che il pavimento non è sicuramente il posto più comodo del mondo, ma in quel momento non mi importava.
Liam entrò in me mentre tentavo di dare pace alla mia eccitazione con una mano, e lo fece senza prepararmi, senza avvertirmi, graffiando la mia schiena ad ogni affondo, e facendomi comunque desiderare che non finisse mai.
"Scusa" disse infine, cominciando a ricoprire di piccoli baci lì dove mi aveva lasciato i segni, ma io non replicai altro che con un "ti amo, Payne."
Lui si letteralmente sdraiò su di me, facendo aderire quasi tutto se stesso al mio corpo, rise come non lo sentivo ridere da tempo e, infine, mi diede una sculacciata dopo esser uscito da me e prima di alzarsi.
"Lo so" rispose lui, dirigendosi verso il bagno.

**
HARRY

"Tutto questo non mi sembra affatto una buona idea."
Ma cosa pensavano di fare Louis e Niall presentandosi in ospedale?
Davide non era ancora arrivato, ma non mi pareva proprio che si fosse improvvisamente smaterializzato e che quindi avrei potuto evitare di tornare a casa sua.
Certo, probabilmente, una volta fatto, gli avrei detto che me ne sarei andato, ma dovevo pur sempre tornarci a prendere le mie poche cose.
Quindi la presenza di quei due non mi stava per niente aiutando, soprattutto col loro modo di fare da crocerossine mancate.
Potevo capire Niall, ma Louis... cos'era, il senso di colpa a farlo stare lì? Non avevamo mai parlato, ancora, di quello che era successo, di quella notte, e di tutto il resto, che cosa pensava? Che accudirmi sul letto di (quasi) morte avrebbe risolto qualcosa? Beh, si sbagliava.
Avevo fatto l'amore con lui perché ero disperato, ma soprattutto perché lo volevo, e sapere che lui, ancora una volta, mi aveva trattato come un giocattolo, mi distruggeva dentro.
Non so se avrei mai avuto il coraggio di dirgli apertamente che il motivo per cui avevo tentato di uccidermi era lui.

And This Is How It EndsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora