What if it's over only in our minds?

59 5 0
                                    

ZAYN

Di tutte le esperienze che pensavo di vivere, quella di entrare in un'aula di tribunale non era di certo nella lista.
Oggi ci sarebbe stata la prima udienza per il processo contro il padre di Niall (o dovrei dire di Harry?), e la sua situazione, a quanto avevo capito, era parecchio grave.
Sarebbe stato sicuramente condannato a parecchi anni, con l'accusa di tentato omicidio e violenza su minori, e non sapevo bene, io che non centravo nulla, come comportarmi, con Louis soprattutto, che aveva ovviamente voluto presenziare, per supporto al suo ragazzo e al suo migliore amico.
Certo, avreste dovuto vedere la sua reazione quando si vide apparire davanti suo padre che, almeno, non l'aveva fatta del tutto sporca e aveva accettato di essere l'avvocato della famiglia Styles contro quell'uomo.
Penso che, se avesse potuto, Louis avrebbe preso una panca di quell'aula e gliel'avrebbe lanciata in testa, ma penso non l'abbia fatto anche perché sapeva benissimo che suo padre poteva avere tutti i difetti di questo mondo, ma era un ottimo avvocato, forse quello che lui non sarebbe mai diventato.

"Louis, vuoi che andiamo fuori a prendere aria?" gli chiesi, notando il colorito leggermente arrossato del suo viso, dovuto alla rabbia che stava contenendo a stento.
"Sì, Zayn, forse è meglio, e ho bisogno anche di fumare, hai qualcosa con te, vero?"
Avevo annuito, solo io potevo portare dell'erba in un tribunale!

Ce ne stavamo nella via all'angolo a fumare, cercando di trovare le parole adatte per dare un senso a quella giornata, ma senza successo, almeno per un po'.
"Harry dov'è?" avevo chiesto, stupendomi del fatto che Louis non avesse battuto ciglio nel seguirmi in strada mentre, magari, il suo ragazzo, aveva decisamente bisogno di lui.
"E' con Niall... e sua madre. Ho pensato fosse meglio così, per il momento" mi aveva risposto, facendo un tiro a quella canna rollata male. Sapevo che mentiva perché guardava a terra e tremava, ma preferii assecondarlo, tanto prima o poi avrebbe dovuto rientrare in quell'aula.
"Senti, Louis... se non te la senti... voglio dire... sono sicuro che Harry capirà" gli avevo detto, col reale intento di spronarlo, invece, a fare l'esatto contrario di quello che gli stavo dicendo.
Era il mio migliore amico, senza di lui io e Liam non ci saremmo mai messi insieme, era il nostro punto fermo, non potevamo permettere che crollasse, anche se, ormai, era a terra da parecchio tempo. Ed era strano, in fondo stava con l'amore della sua vita.

"No, Zayn, assolutamente no, non è il processo a spaventarmi, nemmeno quel che può passare nella testa di Harry in questo momento. E' mio padre... lo capisci, vero, che era proprio l'ultima persona che pensavo di incontrare? E mi toccherà anche ringraziarlo, semmai la sentenza dovesse essere quella che tutti ci auguriamo!"
"Ma non è vero, Lou, non sei obbligato a fare proprio niente, lascialo stare, fai finta che non ci sia! So bene cosa stai passando, credimi, lo vedo in Liam ogni giorno ma, per quanto ti possa sentire ancora legato a lui (è pur sempre tuo padre), sono sicuro che non ne hai più alcun bisogno, sei pù forte e lui è questo che deve vedere, nient'altro."
"Quante volte hai detto queste parole a Liam, Malik?" mi aveva chiesto, abbozzando un sorriso fiero.
"Troppe volte, in effetti." E ci eravamo abbracciati. Buttammo il mozzicone in una grata lì affianco, e tornammo in tribunale.

**

LOUIS

Zayn aveva ragione: non dovevo proprio niente a mio padre. Il problema è che lo conoscevo abbastanza bene da immaginare perché fosse lì: sapeva sicuramente che tra me e Harry non era mai finita e, probabilmente, voleva vincere quella causa per dimostrare che non era poi così omofobo come pensavo.
Come se sbattere in prigione il padre del fidanzato del proprio figlio gay potesse essere un modo per fare ammenda.

Avevo lasciato Zayn libero di dirigersi da Liam che, fino a quel momento, era rimasto con Harry, e mi ero diretto proprio da lui, che aveva lo sguardo spento ma allo stesso tempo convinto di ciò che stava per affrontare.
"Te la senti?" gli avevo chiesto, prendendogli una mano, e lui mi aveva guardato negli occhi con uno sguardo talmente terrorizzato che mi spezzò il cuore, tanto che lo abbracciai e lo baciai teneramente, noncurante delle persone estranee che potessero vederci. Noncurante nemmeno di mio padre che apparve alle sue spalle e ci interruppe fingendo un colpo di tosse.

And This Is How It EndsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora